Una storia lunga centotrent’anni quella del quotidiano Libertà, una storia di quasi tredici anni quella della “nuova Libertà” nata l’indomani dell’asta aggiudicata al tandem Ronconi – Espresso in seguito alla disputa societaria tra gli eredi dei fratelli Prati, Ernesto e Marcello. “Nuova”, proprio così l’aveva presentata Donatella Ronconi quando nell’immediatezza dei giorni successivi era palpabile la curiosità circa il nuovo corso che avrebbe interessato il giornale. Dopo un tentativo sfortunato di riportare in via Benedettine Luigi Bacialli protagonista di una vivace parentesi giornalistica-editoriale-politica ancora presente nella memoria di migliaia di lettori, fu scelto Gaetano Rizzuto già direttore della Provincia Pavese, del Secolo XIX di Genova e provvisoriamente in standby presso un consorzio di giornali regionali come consulente. Era l’estate 2000 quando Rizzuto prese posto alla direzione della potente macchina informativa, una struttura che si articolava oltre che sullo storico giornale anche su Telelibertà e Libertà On Line che muoveva i primi passi. Tutto sotto una unica direzione. Fin da allora risultava chiaro agli editori che i mezzi avrebbero dovuto interagire e ciò fece parte della mission affidata al nuovo direttore. Tentativi ne furono fatti, ma senza risultati apprezzabili. I corpi redazionali della televisione e del sito non riuscirono ad accreditarsi presso la “redazione primaria”, quella del quotidiano naturalmente. Nel frattempo nuovi scenari si presentavano con prepotenza nel mondo dei media e la preoccupazione degli editori cresceva nel vedere Libertà perdere inesorabilmente copie vendute ( 36.000 nel 2000, 25.000 oggi) e non decollare ne la tv ne il sito. La proprietà intervenne frazionando la responsabilità dei mezzi, affidando quindi Telelibertà a Nicoletta Bracchi e Libertà On LIne alla stessa Enrica Prati editore di maggioranza. Una limitazione a cui Gaetano Rizzuto non è riuscito a fare buon viso. Il suo disagio è divenuto ormai palpabile e a volte anche imbarazzante. Alla festa dei 130 anni risultava evidentissimo ai più.
Dati relativi alla diffusione mensile di 65 quotidiani italiani
