Gregori: “L’informazione a Piacenza? Mai nata.
Chi si alza a cercare una vera notizia?”

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“L’informazione, a Piacenza, non è mai nata”. La sentenza è di Roberto Gregori, profondo conoscitore della città e molto noto per i suoi trascorsi giornalistici come sagace inviato della carta stampata a seguito del Piacenza Calcio e come caustico mattatore del provocatorio programma tv “Tema-Riflessioni di un perdente di successo” andato in onda con grande audience su TeleDucato Piacenza nel 2005.
I motivi?
“Abbiamo – chiosa Gregori – un’informazione morta, che assomiglia di più ad un ufficio stampa della notizia di cronaca: dalla rapina all’incidente alla rissa in via Roma. Il massimo dei fondi che leggeremo sarà sull’adunata degli alpini: il problema è che nessuno si alza per andare a cercare le notizie vere e a sviscerare i perchè delle vere problematiche di una città passiva ed ormai abituata ad esserlo”.
Possibilità di invertire la rotta?
“Si è cercato – ricorda Gregori – di fare qualcosa, negli anni passati, e in alcuni casi (penso per esempio ai resoconti del calcio dilettanti  e del calcio giovanile già pubblicati per intero al lunedì da Cronaca, mossa che portò ad identica scelta da parte di Libertà che prima pubblicava tutto tra martedì e giovedì) questo è servito da stimolo all’adesso unico quotidiano locale, ma oggi si è tornati ad una situazione in cui lo stile prevalente è quello di essere amici di tutti… il che equivale a dire che un giornalista dovrebbe cambiare mestiere!”.
Rivedremo più qualcosa di simile a “Tema-Riflessioni di un perdente di successo”?
“Per me doveva essere un programma di rottura su Piacenza, però dopo aver “alzato il coperchio” ci sarebbe voluto uno spazio di approfondimento… Ma mi segarono le gambe. Ricevetti pressioni pesanti, anche da parte della politica, e l’avvicinarsi della campagna elettorale (poi accesissima, ndr) Reggi-Squeri mi portò nella situazione di essere posto nelle condizioni di poter proseguire solo con certi paletti. Impensabile, visto che lo scopo del programma – pur senza parteggiare per alcuno, visto che ne avrei avute per tutti – era proprio non tacere…”.
Oggi di cosa parleresti?
“Potremmo cominciare dal sindaco definito “del fare”, Roberto Reggi, che voleva però fare quello che voleva lui, o tornare sulle tante scelte discutibili prese per ridurre il centro storico alla morte, potremmo parlare dello Stradone Farnese aperto e chiuso tre volte, dei guai di Piazzale Marconi e dei “muro contro muro” sull’area di via Morigi… Il tutto in una città dove magari tra chi si lamenta della situazione di via Roma c’è anche chi ha affittato a dieci persone una casa adatta per due. Una Piacenza che ha perso i centri direzionali e si è trovata solo gli svantaggi della logistica senza averne i vantaggi, una città dove chi ha il denaro lo tiene fermo, e non perchè c’è la crisi – visto che era tenuto fermo anche quando le cose andavano bene – ma per una enorme paura di “saltar fuori” qui. Qui, perchè poi altrove i piacentini fanno carriere eccellenti. Più che un’intervista, ci sarebbe da scrivere un libro!”.
Probabilmente ci vorrà qualche altra chiacchierata.

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