L’ufficio stampa-fantasma
del Comune di Piacenza

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L’ufficio stampa del Comune di Piacenza non esiste. O meglio: qualcuno ne svolge di fatto le funzioni di comunicazione, ma c’è un ampio spread tra la realtà effettiva e quanto è previsto dalla legge numero 150 del giugno 2000 che regola la “Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni”, le cui disposizioni “disciplinano le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni”.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le amministrazioni pubbliche – come Comune e Provincia – non sono obbligate a dotarsi di un ufficio stampa vero e proprio: “possono dotarsi, anche in forma associata, di un ufficio stampa, la cui attività è in via prioritaria indirizzata ai mezzi di informazione di massa”. Allo stesso articolo si legge che “gli uffici stampa sono costituiti da personale iscritto all’albo nazionale dei giornalisti”, il cui coordinatore, che assume la qualifica di capo ufficio stampa, “cura i collegamenti con gli organi di informazione, assicurando il massimo grado di trasparenza, chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse dell’amministrazione”. Non solo: per la legge, coordinatori e componenti dell’ufficio stampa “non possono esercitare, per tutta la durata dei relativi incarichi, attività professionali nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche”, se non in caso di speciali deroghe.
La realtà effettiva è quindi l’ufficio stampa-fantasma, nel quale – quasi sempre – chi svolge le funzioni di comunicazione lo fa come componente dello staff del sindaco, con ciò che ne consegue: ciò consente risparmi per l’ente pubblico, perchè il contratto giornalistico ha paletti (anche economici) ben precisi, ma anche vantaggi per chi fa parte dell’ufficio stampa “sui generis”, che può così spendere la sua firma anche altrove e magari nella stessa città.
Il tutto però ha un prezzo: l’ente pubblico sgattaiola – benchè con il permesso della legge – dalla ratio delle norme stesse, i giornalisti rinunciano ad una fetta della propria indipendenza e la trasparenza può anche aspettare, al pari del diritto alla più limpida informazione possibile per tutti i cittadini.

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