Salivamo di nascosto sul campanile della chiesa. Il parroco non gradiva, e molti adulti ne appoggiavano le posizioni. La prima volta che aprii la botola di accesso alle campane, fu sensazionale. Era il punto più alto del paese. L’orizzonte si allargava. Anche la spolverata presa, dopo essere tornato a terra, fu sensazionale. Il fratello di un compagno di scalata aveva la macchina. E anche l’abbonamento al Piacenza. Sotto sera del 22 giugno 1975 (verificato, mica ricordo tutto). La sigla di coda del 90° minuto era già passata. Quelli che andavano alla partita, non erano ancora passati al bar. Arriva il fratello con macchina e abbonamento. Si fruga in tasca. Sfila un irregolare fazzoletto rosso. Lo butta sul tavolo, dichiara: “E’ la maglia di Zanolla”.
Bruno mi tolga una curiosità: ho conosciuto almeno dieci persone che hanno un pezzo di sua maglia nel cassetto. Quella domenica indossava una mongolfiera?
Era Piacenza Belluno 6 a 2, segnai una tripletta. A fine partita mi diedero un premio. Mentre lo ritiravo, ci fu l’invasione. Tolsi la maglia, l’abbandonai sopra una seggiola e andai a godermi la festa. Deve essere successo qualcosa di poco salomonico nella disputa. Di quel giorno ho la foto incorniciata nel ristorante.
Quindi è passato dal pallone ai palati. Se mi dice il nome del locale, vengo a trovarla. Per cibo e calcio ho lo stesso trasporto. Cosa si mangia di buono?
Ho smesso di giocare dopo vent’anni di carriera. Mi sono iscritto a Coverciano, ma poi ho deciso di dedicarmi ad altro. Soddisfatto di quanto combinato, ho chiuso. Se vuoi venire mi fa molto piacere. Sono a Monfalcone al circolo velico “La Vela”. Non organizzarci gite, è un circolo privato, ristoriamo solo i soci.
Dopo l’anno super a Piacenza, va alla Ternana per spiccare il salto. In alto ci arriva, ma non alla cima. Ci racconta com’è andata? L’unico dato che conosco, è il goal che ha segnato a Candussi alla prima del campionato ‘76.
E’ una storia lunga. Ero d’accordo con Fabbri che sarei venuto a Piacenza. Anconetani mi aveva promesso al Giulianova. Fui irremovibile. Allora il Romeo non era presidente del Pisa. Lui e Cruciani gestivano praticamente tutto il calcio mercato. Dopo il rifiuto, disse che me ne sarei pentito. Pentito mai, una buona carriera l’ho fatta. Però ogni volta che si affacciava la società importante, non si concretizzava. C’era sempre qualcuno che nel curriculum infilava: è rotto, oppure, è un piantagrane. Anni dopo l’uscita dal calcio, incontrai Mascalaito. Faceva l’allenatore. Dopo un paio di convenevoli chiese: “Ma cosa facesti ad Anconetani?” Il calcio è cambiato in campo. Dietro le quinte i magheggi son sempre gli stessi.
In editoria c’è la regola delle “tre esse”. Per vendere serve parlare di: Sangue, Sesso, Soldi. Il sangue mi fa impressione. Il sesso lo censurano. Possiamo palare di soldi. Ricorda quanto pagarono il cartellino a Terni? All’epoca si parlò di cifre mostruose. Serviva giustificare l’averla venduta?
Il presidente mi portò a Piacenza per centoventi milioni, e mi cedette dopo un anno a trecentocinquanta. Credimi, fu un grosso affare a livello economico. Per le dinamiche di squadra le cose non andarono altrettanto bene. E lo dico senza nulla togliere a chi mi sostituì. Ci conoscevamo a memoria. Eravamo legati al Mister. Ed eravamo un gruppo vero, tanto che ci si sente ancora oggi. Ti lascio carta bianca, ma una cosa devi scriverla: non ho mai più trovato un compagno come Gottardo. Eravamo nati per giocare insieme, eravamo fratelli fuori.
Un amico di Cagliari abita nella stessa via di Gigi Riva. Dice che il campione sardo esce sempre con gli occhiali da sole, per non essere riconosciuto. A parte che Riva lo riconoscerebbe chiunque anche vestito da clown, lei passeggiava sul Corso senza camuffarsi?
Abitavo vicino al centro, ci andavo spesso a piedi e senza assilli. La passione la sentivo al campo, fosse quello dello stadio, o quello d’allenamento. A Piacenza sarei rimasto volentieri. Avrei voluto giocarla quella serie B guadagnata.
Quando leggo formazioni odierne, e trovo cognomi che ritornano, mi chiedo: “Sarà il figlio di quello che giocava?” Di Zanolla non ne ho più visti. Peccato.
Mio figlio ha 45 anni, gioca anche adesso nel campionato amatori. Gli piace, si diverte, va benissimo così.
Sabato i biancorossi sono impegnati con il Cuneo. Se chiedo un pronostico, la metto in difficoltà?
No, per niente. Vinciamo e continuiamo l’inseguimento.
Usa in modo splendido la prima persona plurale, è rimasto tifoso?
Una simpatia nata tanti anni fa. Inoltre il mio più grande sostenitore è piacentino. Si chiama Fabrizio Fumagalli. Lo conobbi che era un bimbo, mi ha seguito fino a fine carriera. Ad essere precisi, anche oltre. Lui è venuto a mangiare da noi.
Verrò anch’io Bruno. A patto che ci sia ancora un brandello di maglia biancorossa. E mi perdoni se per la “Squadra del Centenario”, alla voce centravanti, ho votato Fiorini.