Nella società del benessere
la povertà dà fastidio

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di Bernardo Carli – I dati ufficiali sull’incidenza della povertà aprono uno scenario a dir poco sconcertante. Bankitalia parla di una media del 23% della popolazione a rischio di indigenza, con un reddito inferiore a 800 euro la mese; il picco più alto nel mezzogiorno, e diffusamente tra i giovani . Quando con difficoltà trovano una occupazione, questi, pur possessori di un diploma, ricevono spesso compensi mortificanti inferiori a 4 Euro per ora (un Euro per i lavoratori irregolari nelle campagne del Sud). Da qui il fenomeno diffuso degli arresi all’inattività, che non cercano nemmeno più un’occupazione.
E’ povero chi non ha lavoro, chi l’ha perduto, chi, travolto dalla crisi, non ha più risparmi e legami affettivi, perché l’indigenza mette a dura prova la coesione della famiglia e crea esclusione sociale.
Contemporaneamente all’impoverimento della fascia storicamente a reddito più basso, si arricchiscono altre, a significare che la crisi non colpisce tutti, ma alimenta la diseguaglianza. Il “povero” da fastidio perché indirettamente testimonia una ingiustizia. Trovare un amico o un conoscente caduto in disgrazia genera imbarazzo perché evoca la consapevolezza del pericolo di finire nelle sue stesse condizioni; chi lo incontra teme che gli venga chiesta attenzione o peggio ancora aiuto. Nel mondo “da bere” abitato da uomini “che non devono chiedere mai”, da famiglie belle e felici, da auto di lusso, cresce lo stigma nei confronti degli indigenti; il povero è nel gergo “uno sfigato”, termine che non definisce un perseguitato dalla cattiva sorte, ma un inetto incapace di riscattarsi dal proprio destino vuoi per stupidità e per incapacità di perseguire il successo.
La povertà di oggi non ha dignità né poesia, non è “artistica”, è solo squallida. In passato era egualmente tragica, ma la letteratura borghese ne riscattava i valori, rendendola pittoresca o poetica. Il povero era sfortunato, ma onesto, mite, umile, coerente con il suo stesso stato: chi lo aiutava provava compassione e un po’ di vanità. Oggi l’indigente è emarginato e ne viene temuto il contagio.
Più volte ho parlato di immigrati e povertà, dello squilibrio nella distribuzione della ricchezza nel pianeta, ma il fastidio per i poveri supera ogni distinzione culturale. La società del benessere e del superfluo, globalizza tutto e, come nasconde la morte e il dolore, è turbata dalla povertà di fronte alla quale fa finta di non vedere.
Mentre la politica tenta di mettere sulle diseguaglianze qualche “pezza” (reddito di cittadinanza, di inclusione, anticrisi ecc.), si scacciano i mendicanti dai centri storici con provvedimenti che hanno dell’assurdo: multe fino a 500 Euro e interdizione a circolare nel territorio dove sono stati sorpresi a mendicare ( ODA, Ordine di allontanamento). Sortisce qualche risultato? Assolutamente nessuno, solo per qualche giorno il vantaggio di non trovarsi davanti tanta miseria e non essere infastiditi da meni tese e volti contriti. Dove i senza tetto hanno trovato un misero rifugio notturno, si interviene con la forza pubblica per chiudere, disperdere, allontanare, bonificare, costringendo i derelitti ad andare altrove, come se questi violassero edifici fatiscenti per il puro piacere di godere una vita da clochard.
La pratica di interdire spazi, allontanare, disperdere è sancita nei regolamenti che molti comuni hanno attuato in ossequio alle disposizioni inaugurate recentemente dal Ministero degli Interni che, impossibilitato a dare una risposta ad un problema tanto diffuso, ha delegato i Sindaci ad “arrangiarsi”, come se un problema epocale potesse essere risolto localmente. Piacenza, con solerzia, è stata una delle prime città ad adottare provvedimenti in tal senso.
Grazie a questa licenza, ovunque la fantasia delle amministrazioni si è sbizzarrita, in nome di un decoro stupido e classista. C’è chi installa occhiute telecamere sopra i cassonetti dei rifiuti, per sanzionare chi vi rovista dentro per procurarsi qualcosa da mangiare. Il design italiano si è espresso al meglio nella progettazione di arredi urbani inventando nuove panchine dotate di divisori tra seduta e seduta, rendendo impossibile farne un uso diverso da quello di stare composti in piccoli stalli. Chissà cose ne avrebbe pensato il disegnatore Peynet, padre di Valentino e Valentina, mielosi innamorati frequentatori assidui di parchi e giardini. Si sanziona anche chi, affetto da impellenti e patologiche necessità urinarie, in mancanza di servizi igienici o di pannolone geriatrico, come estrema ratio fa pipì contro un muro. In altri luoghi, un sindaco, stanco dei bivacchi dei troppi e, in questo caso “paganti” turisti, irrora le gradinate con ripetuti interventi di idranti.
A Piacenza di sera, bonificate le vie da indecorosi straccioni, fastidiosi questuanti, rovistatori di pattumiere, incontinenti di ogni età e colore, i giovani agiati possono riappropriarsi della piazza più bella raggiungendo la soglia del locale preferito per un drink con il proprio suv che sosta tra palazzi antichi e glorie storiche.

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