Cugini: “Ospedale chiave di volta
Pd: imparare a comunicare”

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La cifra originale di Stefano Cugini è la formazione di sinistra in un partito – il Pd – da tempo avviato a quella che i critici definiscono “deriva centrista”. Cugini proviene dal mondo del volontariato ed esordisce in politica con Gianluigi Boiardi, all’epoca esponente diessino entrato in Provincia da presidente al canto di Bella Ciao. Stimato da Paolo Dosi (il sindaco gentile), e divenuto assessore al Welfare, realizza che “la politica è la sua passione” e oggi afferma che l’esperienza di giunta “è stata l’esperienza che mi ha cambiato la vita”. Relegato all’opposizione da un vento decisamente contrario ai suoi e alla sua parte, sottolinea convintamente di non credere “all’uomo solo al comando” (copyright Pierluigi Bersani) e di coltivare il sogno – in politica – di fare il sindaco di Piacenza, “la mia città”.
Cugini, torniamo indietro di un anno: se fosse stato lei il candidato sindaco del centrosinistra, il risultato sarebbe cambiato?
“Mah, nessuno ha la sfera di cristallo. Anche per rispetto nei confronti del percorso che è stato scelto, credo che siamo fuori tempo massimo per porci questa domanda. Comunque forse no, il risultato non sarebbe stato diverso: in questa fase storica c’è un vento che spira in una determinata direzione. Sarebbe stata, probabilmente e comunque, una lotta impari”.
E’ vero, come ha dichiarato Rizzi, che il centrosinistra diviso è destinato alla sconfitta?
“Guardi, io lo sostengo da sempre, da tempi non sospetti. Che il centrosinistra debba essere unito l’ho detto e ripetuto, anche dopo l’ultima, cocente, sconfitta alle politiche. Ma il centrosinistra, purtroppo, brilla da sempre per la sua capacità di polverizzazione. Un masochismo che fa il gioco di altre forze che sono più divise del centrosinistra ma che viceversa hanno capito come, strategicamente, stare insieme sia un atteggiamento pagante, politicamente remunerativo. E’ un vizio che ci accompagna da tempo ma spero che questa infilata di batoste convinca coloro che credono in un percorso politico all’insegna del riformismo, e non si lasciano andare a ragionamenti personalistici. Ebbene, spero che queste persone si mettano a ragionare intorno a un tavolo”.
E’ ottimista?
“A livello locale vedo i primi segnali. Anche in consiglio comunale rilevo una bella collaborazione con Rabuffi, e naturalmente con Rizzi. A livello nazionale invece siamo ancora lontanissimi. Ma io penso positivo: sono convinto che la sconfitta sia una pausa tra una vittoria e l’altra”.
Come giudica l’operato della giunta Barbieri? Riesce a individuare qualcosa di buono?
“No, faccio davvero fatica. E lo dico da cittadino, non da avversario politico. E da cittadino informato non ho ancora capito dove vogliono andare a parare. Non c’è una visione e l’impressione che ne ricavo è quella di una giunta ammalata di spottite (pubblicità, da spot, ndr), continua a ripetere che sta cambiando ma non vedo una linea”.
Ritiene che pensino solo a smantellare ciò che hanno ricevuto in eredità da voi?
“Intanto voglio dire questo: una grande differenza intercorre tra sindaco e giunta. C’è un sindaco che ha una sua consistenza, una buona capacità di tenuta e poi c’è una giunta allo sbando, composta di assessori in alcuni casi viziati da pregiudizi ideologici, in altri casi distratti, tutti legati gli uni agli altri da deleghe che si intrecciano, con la conseguente notevole fatica a potersi muovere in autonomia. Capisco la legittima volontà di cambiare, ma per ripristinare lo status quo ante è indispensabile studiare e comprendere ciò che è stato fatto in precedenza. Poi è necessario capire ciò che si vuole cambiare e in che modo lo si vuole cambiare. E fare in modo che il cambiamento produca un valore aggiunto. In questo momento, invece, nemmeno si scorge una visione, non c’è nessun valore aggiunto e vedo molta confusione”.
Qualcuno sostiene che il Pd dovrebbe essere più propositivo, assumere posizioni più nette. Soprattutto sui grandi temi, come l’ospedale.
“E’ una critica che io ho sempre mosso al mio partito. Il problema è che il Pd, nel tempo divenuto una grande forza di governo, ha perso la capacità di dare al cittadino un’idea netta di quale fosse la posizione sostenuta, di volta in volta e caso per caso. Quello stare in mezzo, in realtà, scontenta un po’ tutti. In consiglio comunale, comunque, abbiamo sempre proposto temi sostenuti da intenti propositivi. La questione dell’ospedale, per esempio, costituisce il grande tema del prossimo futuro: su di esso abbiamo una posizione molto chiara ma contestualmente rispettiamo i passaggi che sta facendo la commissione ad hoc creata dal sindaco. Abbiamo detto da subito che è giusto che la decisione finale la prendano i cittadini, davanti a proposte però già validate dal punto di vista tecnico, sanitario ed urbanistico. C’è tutta un’area politica, trasversale, che identifica il Pd come il cementificatore della Pertite: niente di più falso, poiché in realtà è esattamente il contrario. Quindi ci stiamo attrezzando per portare, anche nelle piazze, una serie di elementi oggettivi pro e contro le varie ipotesi che saranno sul tavolo, in modo molto laico, per dire a ogni cittadino come stanno le cose. Ma il Pd di sicuro non vuole cementificare la Pertite. Guardi, le due aree di cui si parla in questi giorni, quella della Verza dietro alla Caserma dei Pompieri e quella dell’Opera Pia, comporterebbero l’edificazione di 150mila metri quadri di terreno verde, eppure nessuno lo sottolinea con la dovuta intensità. Non solo, se si scegliesse quella della Verza (che sembra la soluzione preferita dall’amministrazione), che è agricola, sarebbero 150mila metri di nuovo cemento e rimarrebbe ancora l’area dell’Opera Pia, già edificabile, prima o poi da mettere a reddito: e sarebbero altri 150mila metri di cemento. Quanto vogliamo costruire? Ma questo discorso non sta uscendo”.

Stefano Cugini con il sindaco Barbieri

L’alto livello del welfare piacentino è in pericolo con questa giunta? E’ preoccupato?
“Terrorizzato. Noi abbiamo perso le elezioni anche sulla scelta di mantenere i servizi e chiudere qualche buca in meno sulle strade. Le buche e i giardini all’inglese si vedono, i servizi, se non hai in casa un disabile, no. Questa amministrazione pare invece voglia puntare su cose più visibili e stia tagliando in modo impressionante, già ora ci sono quasi tre milioni di tagli sul sociale, basta leggere il bilancio preventivo 2018-20. Stanno guidando a fari spenti nella notte, come cantava il buon Battisti”.
Torniamo al Pd: come si può ricostruire il partito? La logica dell’uomo solo al comando è finita?
“Io, culturalmente, sono convinto che l’uomo solo al comando faccia dei danni sempre e comunque: è solo questione di tempo. Ma è anche vero che siamo in una fase storica in cui all’opinione pubblica piace avere l’uomo solo al comando, l’uomo forte che ti dice qual è la strada e non ti invita a progettarla e costruirla insieme. Tuttavia, io credo che il Pd abbia il merito di essere un partito, che oggi non è cosa da poco, poiché sappiamo di rappresentare una comunità che condivide valori e visione del mondo. Detto questo, le potenzialità del Pd sono enormi ma in questo momento il malato è grave e bisogna decidere, una volta per tutte, se si vuole continuamente dar voce ai caminetti e ai maggiorenti o se ci si vuole aprire verso l’esterno e dire: c’è questo appuntamento, vorremmo arrivarci con questa idea, voi cosa ne dite? Fatto il programma, che racchiude di volta in volta idee e valori della maggioranza, poi si può cominciare a parlare di nomi”.
Lei è molto attivo sui social, nel volontariato, nella società civile, la politica è la sua passione: sta preparando il terreno a una sua candidatura nelle prossime elezioni, regionali o europee che siano?
“Per ora non ci sto pensando, ma so dove mi piacerebbe vedermi: non ho mai fatto mistero che poter guidare la propria città costituisce per un politico l’onore più grande. Beninteso, lungi da me l’idea di propormi senza avere alle spalle un percorso umano e politico condiviso.
Comunque, per sgombrare il campo da equivoci, posso dire che amo la mia città ma non per questo mi sto preparando per le prossime amministrative. Sto cercando di fare bene il compito che tanti cittadini mi hanno chiesto di svolgere, in rappresentanza anche di quelli che in Consiglio non sono entrati”.
E la sua esperienza di assessore? In che modo la sta tuttora influenzando?
“Fare l’assessore mi ha cambiato la vita, è stata un’esperienza bellissima, mi svegliavo felice ogni mattina, anche nelle difficoltà. Ho trovato persone eccezionali, il sindaco in primis e i miei colleghi di giunta. Siamo stati una squadra. Inaugurare l’asilo di via Sbolli è stato il momento più bello da amministratore e mi spiace, ad esempio, non poter tagliare il nastro del nuovo emporio solidale che aprirà a breve. Come mi spiace non poter lavorare più con il presidente della Fondazione Toscani, un presidente davvero illuminato”.
Un giorno verrà rivalutata anche l’amministrazione Dosi?
“Sono convinto che un giorno verrà riconosciuto il grande valore del sindaco Dosi, una persona per bene, volutamente di basso profilo ma che ha saputo tenere le redini della città in un momento difficile. Nonostante i problemi di salute non ha mai fatto un passo indietro, si è dimostrato molto forte, senza alzare la voce come avrebbero fatto altri, mantenendo a un tempo le sue prerogative di forza e gentilezza”.

 

 

 

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