Domenica ciascuno è chiamato
ad essere giudice e artefice del futuro

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di Bernardo Carli – L’intenzione era quella di fare un ragionamento sulla cultura, prendendo spunto dalla vicenda della mancata affermazione di Piacenza capitale. Lo faremo in seguito perché il tempo stringe verso un appuntamento di dignità e responsabilità nei confronti del destino del nostro paese, quello di partecipare al governo del paese.
Utile rammentare che si tratta di un diritto conquistato a duro prezzo da uomini e donne dopo un ventennio di un regime che, se non bastasse la negazione di ogni libertà, si macchiò di persecuzioni, delitti ed infine provocò una guerra che fece ben 470.000 vittime nel nostro paese e 68 milioni in tutto il mondo. Tutto questo accadde per mancanza di democrazia , quella che ogni cittadino può “agire” tra qualche giorno nella cabina elettorale.
L’abbiamo già scritto: questa volta più che altre, il compito di ogni elettore è oltremodo oneroso. Il pericolo è quello di operare scelte che non corrispondano ai personali valori ; gli errori sono facili in una campagna elettorale nella quale non si lesina scorrettezze. Sembra che le notizie false, le cosiddette fake news che albergano nella rete, abbiano intaccato l’intero modo dei media, costringendo le fonti storicamente più attendibili ad un lavoro di smentite, critiche e precisazioni destinate ad una attenzione che non sta al pari con l’enormità delle bugie. Gli aspiranti al governo spesso si esprimono risolutamente con per brevissime affermazioni, non per ossequio alla sintesi, ma per colpire il lato emotivo dello spettatore. I messaggi non sono distanti da quelli di tipo commerciale, ma se l’acquisto errato di un detersivo o di un’auto tutto sommato provoca un danno limitato, la scelta di un governo può comportare enormi ripercussioni. Come abbiamo già scritto ogni affermazione e promessa, ogni convinzione espressa, ogni decisione annunciata dai politici deve essere valutata con realismo. Ridurre il carico fiscale in un paese dove si soffre per l’eccesso di imposta è sicuramente auspicabile, ma deve essere possibile e non arrecare danno ad alcuni per favorire altri.
E’ importante che i dati di crescita economica del nostro paese stiano progressivamente migliorando rispetto alle previsioni, ma pensare d’essere usciti da una pericolosa crisi è una enorme sciocchezza giacché il nostro paese, se pur in ripresa, resta il fanalino di coda dell’Europa. Chi promette soluzioni salvifiche e spicce, se non dice bugie, dichiara mezze verità, poco rispettose per chi aspira alla dignità di cittadino. Vi sono poi due grandi temi sui quali chiunque governi dovrà confrontarsi. Il primo è l’Europa, quella disegnata come grande federazione già dal 1941 nel “Manifesto di Ventotene”. L’incompletezza del progetto evidenza oggi squilibri e debolezze, ciò che è stato attuato tuttavia ha il merito di garantire pace e sicurezza ai numerosi Stati aderenti. Il momento storico è cruciale perché il progetto di unità richiede un forte rilancio che influenzerà la vita dell’intera umanità per un lungo periodo. Come la vita insegna, tornare indietro sulla strada percorsa è folle e pericoloso. Ogni revival del passato costituisce l’aspetto più puerile di una utopia priva di progettualità e di speranza: vale per l’Europa, ma anche per quei fenomeni di rigurgito delle peggiori ideologie. Chi governerà l’Italia dovrà farsi carico di posare ancora solidi mattoni nella costruzione europea. Ci sono infine i numerosi problemi derivanti dai flussi migratori. Si tratta di un fenomeno che non si arresterà e sarà destinato a mutare i presupposti culturali di buona parte dell’umanità. Il motore che spinge i migranti è la loro stessa sopravvivenza minata dalla fame, dalle carestie e da conflitti dei quali pur in misura diversa l’intero occidente è responsabile. Come poter frenare la migrazione quando è determinata dal fatto che le risorse della terra siano ingiustamente ripartite tra popoli privilegiati (e noi checché se ne dica lo siamo) ed altri che versano nella più assoluta povertà. Chi guiderà il nostro paese dovrà governare il processo migratorio, ma è fuori discussione che lo possa frenare. Di fronte a così’ complesse ragioni e situazioni geopolitiche non ci sono formule vincenti, peggio ancora se proclamate a squarciagola facendo leva sui bassi sentimenti delle fasce di popolazione più deboli per istruzione e stato sociale.
Si può ben comprendere che di fronte a problemi di tale portata la preparazione della classe dirigente è condizione indispensabile. Certo che si deve pretendere che chi governa lo faccia in modo onesto e disinteressato, questa tuttavia è condizione scontatamente da pretendere, ma da sola non esaurisce il bagaglio delle qualità del buon governante .
Ci fermiamo qui, ponendo solo qualche interrogativo: è ammissibile che, astenendosi dal voto, ci si possa chiamar fuori dalle responsabilità che ciascuno di noi ha nei confronti di figli e nipoti? Si può pensare che non partecipando al gioco si possa in qualche modo evitare la sconfitta? E in ultimo: cosa dobbiamo a amici e peranti, a chi amiamo ma anche a chi detestiamo se non il nostro giudizio? Ecco, domenica 4 Marzo, ciascuno è chiamato ad essere giudice e artefice del futuro e, mi si creda, essere soltanto uno su 47 milioni e rotti di elettori, è tutt’altro che insignificante perché onora il valore più alto della compagine sociale, l’eguaglianza.

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