“Da Ginetto”, la tradizionale cucina di Vera fa casa e ti invita a tornare a Cotrebbia Nuova di Calendasco

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NELLA FOTO VERA E GINETTO

La prima volta che ho messo piede “Da Ginetto” era inverno, faceva particolarmente freddo. Da Piacenza, diretto a Calendasco, attraversato il ponte sul Trebbia, sono sceso sulla strada Malpaga: ogni volta il vecchio campanile della chiesa di San Pietro, ora restaurato, cattura la mia attenzione e sembra invitarmi ad una visita mai concessa. Quel giorno invece, il desiderio di un caldo ristoro è stata la calamita che mi ha invitato a parcheggiare qualche metro più avanti davanti al Bar Trattoria Tabacchi “Da Ginetto”. Tepore e profumi della cucina per un abbraccio di presentazione insospettabile: arredo minimale, pulizia specchiata e le torte di giornata in bellavista sul banco bar. Avevo fatto colazione da poco, ma non ho resistito, al caffè ho aggiunto una fetta di crostata con le amarene: così buona, la crostata la faceva mia madre!

0gni volta che mi è capitato di passare di lì, o nei paraggi, al caffè con la torta di giornata non ho mai rinunciato. Finché una mattina mi è capitato di essere nei paraggi all’ora di pranzo: pensare a Ginetto è stato automatico. Almeno una decina di auto erano posteggiate davanti al locale insinuando il sospetto del tutto esaurito. Fortuna volle che, mentre raggiungevo l’ingresso, quattro persone dall’aspetto satollo, uscivano per avviarsi alle auto. Se due più due fa quattro, quattro persone che escono da una trattoria liberano almeno un tavolo… E così è stato, di libero c’era solo quel tavolo nella seconda saletta.

Entro e Ginetto, come mi vede, si avvicina e con un tono squillante mi invita a prendere posto: “Un attimo e libero il tavolo”. Dopo pochi minuti, si ripresenta per declamare il menù del giorno: “Pisarei, tagliatelle al ragù ed è rimasta ancora una porzione di lasagne alla bolognese…Di secondo coppa arrosto, scaloppine di pollo ai funghi porcini e costine al vino rosso. Patate al forno, insalata mista, con cipolla se vuole, e spinaci al burro”. Opto per i pisarei, le scaloppine ai funghi porcini e l’insalata con la cipolla. Bevo un bicchiere di Gutturnio frizzante della Cantina Valtidone e acqua naturale.

Il servizio è veloce e molto cordiale. A Vera, che sta in cucina, Ginetto passa le comande alla voce ed altrettanto fa Vera: “Pronte le tagliatelle…”. Un ambiente davvero famigliare. Naturalmente sono tornato altre volte ed ho ampliato la conoscenza della cucina di Vera: fatta di buone materie prime, piatti semplici della tradizione ed una tecnica collaudata. Il menù è stagionale, nel tempo ho avuto modo di apprezzare le lasagne alla bolognese, i cannelloni ricotta e spinaci, il roastbeef, il cinghiale in umido e la trippa da non perdere. Poi i dolci davvero superlativi: delle crostate ho già detto, ricordo la torta di mele, pere e cioccolato, tiramisù e la panna cotta.

Prezzi molto onesti, pranzo di lavoro: primo piatto, secondo con contorno, bicchiere di vino e caffè 15 euro. Aumentando le portate il costo sale restando comunque molto economico.

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