Risorse  per la Galleria Ricci Oddi, è in gioco la reputazione della città

0

Una sfida nella sfida: tradurre al plurale l’iniziativa di Ricci Oddi che ha voluto sì legare il proprio nome alla città, ma anche lasciare un patrimonio di bellezza e arte fruibile per tutti. 

La Ricci Oddi. Servirebbe uno scatto di orgoglio per ridare linfa e attività alla Galleria che in questi giorni ha svelato una vulnerabilità reale anche se sottotraccia. La necessità di sostegno concreto si presenta come una sfida alla società piacentina nel suo complesso. È rivolta soprattutto a quella città ricca, danarosa che potrebbe contribuire al progetto più generale di far compiere il salto di qualità al patrimonio artistico comune. Come? Traducendo in concreto e sul campo le numerose attestazioni di impegno per arte e cultura tese ad elevare la qualità della nostra comunità. Concetti tante volte sentiti. L’occasione per farlo in concreto ora è pronta, servita su un piatto d’argento, non si potrà dire “non sapevamo”. È una sfida e una sollecitazione anche ad affermare la reputazione di questa città mostrando quanto è disposta a fare nel concreto per dare slancio all’arte. Una sfida nella sfida.

A questo punto, visto il racconto che si è snocciolato dopo le dimissioni a sorpresa del presidente Jacopo Veneziani (nominato solo un anno e mezzo fa) il problema del futuro della Galleria non può non investire tutta la società piacentina che, non va dimenticato – quanto a depositi bancari – è ancora collocata ai vertici delle classifiche nazionali. 

Se il problema sono i soldi che mancano alla Ricci Oddi, anche i privati sono chiamati in causa per la causa. Non c’è altra soluzione che metterne a disposizione per tenere vivo un valore collettivo che deve non solo conservarsi ma proseguire e aprire nuovi fronti. Del resto, si ricalcherebbero le stesse origini della Galleria, nata dall’iniziativa di un singolo che ha voluto sì legare il proprio nome a questa città e quindi restare nella sua storia, ma anche lasciare un patrimonio di bellezza e arte fruibile per tutti. A meno che… l’attaccamento alla Ricci Oddi sia meno radicato di quanto si pensi. Fa riflettere a questo proposito un’affermazione di Jacopo Veneziani riportata da Libertà secondo cui “l’istituzione sia poco considerata da gran parte dei piacentini e rappresenti un terreno fertile di scontro politico”.

Il dibattito di questi giorni ha rispettato il copione e proposto la consueta conflittualità politica innescando ipotesi e retroscena su conflitti interni riguardanti scelte e indirizzi poi smentiti sia dall’amministrazione sia dallo stesso ex presidente. Il confronto però ha anche tolto il velo a quello che già si sapeva ma non era diventato così evidente, scritto nero su bianco.

Per la Ricci Oddi servono fondi.

Servono progetti che possano essere finanziati grazie anche alla nuova natura di Fondazione data alla Galleria considerata – a quanto si è letto in questi giorni – un possibile trampolino di lancio per poter camminare in futuro.

Ma con quali gambe dovrebbe camminare in mancanza di fondi e risorse proprie? È questo il punto di fondo, lo scoglio che al momento attuale sembra insormontabile. Considerato – per citare le parole dello stesso ex presidente Veneziani – che “un colpo di fortuna come il ritrovamento di un Ritratto di Signora non si può ripetere tutti i giorni”. Fu quello effettivamente un exploit per la Galleria e per Piacenza che hanno beneficiato di questo evento. Non un caso come si evince dalle stesse dichiarazioni dell’ex presidente a Libertà che riguardo al colpo di fortuna cita anche il “cospicuo finanziamento privato da parte di chi ha giustamente intuito il potenziale di una mostra come quella che è stata organizzata”. Indicazione per tracciare la strada da percorrere?

Conclusa quella fase di euforia intorno alla Galleria la situazione reale si è posta all’attenzione con esplicita drammaticità. A cominciare dalla situazione del personale. Due dipendenti, hanno segnalato in questi giorni i sindacati, per tenere a bada tutto: dalla sicurezza alle aperture straordinarie, con frequenti annullamenti dei riposi per tenere botta alle iniziative straordinarie che vengono programmate; c’è poi la necessità di interventi sulla struttura e ancora i progetti da mettere in campo perché lo scrigno di opere d’arte voluto da Ricci Oddi possano mostrarsi sempre di più oltre le mura di Piacenza. Ingredienti di una realtà svelata che conduce sempre nella stessa direzione l’assoluta necessità di fondi.

Nel sito della Galleria si ricordano i contenuti dello statuto che risale al 30 aprile del 1931 in cui si esprime la missione dell’istituzione: “La Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi è destinata in perpetuo ad uso pubblico ed ha scopi artistici e culturali; è intesa particolarmente ad alimentare la cultura e la educazione artistica de popolo”. E si prosegue con gli impegni nuovi: “Oggi la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi interpreta questa missione – si legge nella descrizione – adoperandosi per la conservazione e l’accrescimento del proprio patrimonio, per studiarlo, divulgarlo, comunicarlo e renderlo accessibile nel rispetto dei diversi pubblici e agisce in costante dialogo con il proprio territorio e con la comunità museale”. Accanto a questo si segnalano le date significative. “È il 27 dicembre del 1924 quando Giuseppe Ricci Oddi dona la propria collezione d’arte moderna al Comune di Piacenza con l’intento di creare una Galleria aperta al pubblico. Facendo questo si impegna a costruire a proprie spese la sede di questa istituzione su un’area appositamente acquistata dal Comune. È l’11 ottobre del 1931 quando s’inaugura la Galleria Moderna Ricci Oddi costruita su progetto dell’architetto Giulio Ulisse Arata nel 1932 il Comune di Piacenza trasferisce nella Galleria i beni (le opere d’arte) ricevute dal Ricci Oddi. Si arriva poi al 2024 quando il 16 gennaio la Galleria diventa una Fondazione del terzo settore (ETS)”. La Galleria Ricci Oddi è guidata dalla direttrice Lucia Pini nominata nel 2021 con un incarico di 4 anni, la funzione direttiva è vacante da una decina d’anni dalla scomparsa di Stefano Fugazza. L’organismo di gestione della Galleria è un consiglio di amministrazione composto da sette membri (nominati da vari enti) tra cui il presidente (fino a qualche giorno fa era Jacopo Veneziani nominato dal Comune), il vicepresidente Eugenio Gazzola (Prefettura di Piacenza) e cinque consiglieri Alessandro Casali (famiglia Ricci Oddi), Alberto Dosi (Fondazione di Piacenza e Vigevano), Franca Franchi (Associazione Amici dell’arte), Gottardo Pallastrelli (Accademia di San Luca di Roma) e Valeria Poli (Comune di Piacenza). Ora al Consiglio di amministrazione manca un presidente. Sarà compito del Comune di Piacenza trovarlo.

Antonella Lenti

LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.