Piacenza racconta al Vinitaly i suoi due gioielli bianchi

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Martedì 17 aprile a Verona – dalle 14:00 alle 16:00 – nella sala degustazioni del Padiglione 1 (Emilia Romagna), vetrina sulle uve bianche tradizionali del territorio piacentino. A fare gli onori di casa sarà Giuseppe Sidoli, Presidente del Consorzio Tutela Vini DOC Colli Piacentini. Si partirà da un excursus storico sulla Malvasia di Candia aromatica (e sulle Malvasie in genere) a cura di un esperto dello staff di Andrea Grignaffini. I Colli Piacentini hanno avuto la fortuna di ricevere in dono dalla natura e dai bizzarri percorsi storici ed economici dell’uomo la più ricca e peculiare tra le diciassette varietà di Malvasia esistenti, la Malvasia di Candia aromatica, per giunta incredibilmente versatile, potendo dare buoni e personali vini sia frizzanti, sia fermi secchi (o quasi), sia dolci passiti. Un’uva dotata di un corredo aromatico particolarmente ricco e complesso, tutto da annusare nel vino: ampio spettro di terpeni (responsabili degli aromi di arancio, cedro, limone, mandarino, rosa; simili ma non uguali agli omologhi presenti nel Moscato), frutta a profusione (pesca, albicocca più o meno matura, frutti tropicali, pompelmo), fiori (acacia, fresia, lavanda), note erbacee (le pirazine, presenti specie in alcuni biotipi e in alcuni terreni), salvia, note mielate, suggestioni speziate; minerale e idrocarburi quasi da Riesling.
Riflettori quindi sui Castelli del Ducato di Parma e Piacenza con la presentazione dell’Associazione e del programma delle attività per il 2018 e degustazione di vini prodotti con Malvasia di Candia aromatica e Ortrugo che “sposeranno” piatti studiati e preparati per l’occasione dallo chef Alessandro Folli, da due anni a capo della cucina della Taverna Medievale del Castello di Gropparello.
Folli è stato allievo di Silvano Vanzulli, ha fatto diverse esperienze in ristoranti stellati, tra cui quello di Fulvio Pierangelini. Il secondo atto dell’evento sposterà l’attenzione sull’altro “figlio naturale” delle colline piacentine con un racconto storico dell’Ortrugo e della sua coltivazione a Piacenza. La presentazione del libro “Intrecci di Vite nei racconti di Luigi Mossi”, 13° volume della collana “Gente della terra piacentina” curata da Rosa Pagani (Associazione per la valorizzazione della civiltà contadina della provincia di Piacenza e Museo della Civiltà contadina di Piacenza) porterà alla ribalta quello che deve essere considerato il protagonista assoluto del rilancio dell’Ortrugo a Piacenza, Luigi Mossi, che verrà presentato da Marco Profumo e Silvia Mandini (eredi del suo sapere nella guida dell’azienda Mossi). L’Ortrugo è un vigoroso vitigno da sempre presente nel territorio piacentino ma utilizzato prevalentemente come uva da taglio. Con l’affermarsi della Malvasia di Candia aromatica molti vigneti sono stati estirpati e per anni il valore di questa varietà non è stato riconosciuto cosicché il vino è finito nel dimenticatoio. Ma all’inizio degli anni ‘70 alcuni viticoltori piacentini – guidati da Luigi Mossi – riportarono in vita l’Ortrugo come vitigno degno di dare vita a un vino tutto suo. Con il suo colore paglierino chiaro tendente al verdognolo ed il sapore secco o abboccato con un retrogusto amarognolo.
Tornando all’evento veronese ci sarà spazio anche per il progetto di valorizzazione del Metodo Martinotti, promosso dal “Comitato Casale Monferrato Capitale della DOC” e dalla l’Associazione Nazionale “Le Donne del Vino – Delegazione Emilia Romagna” (presentano Andrea Desana e Silvia Mandini) e chiusura con brindisi a base di Ortrugo spumante.

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