Ordine degli Architetti,
“rivoluzione” in vista?

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dodiL’Ordine degli Architetti di Piacenza è in fermento dopo l’esito delle votazioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine, tenutesi nelle giornate del 5, 6, 8 e 9 luglio scorsi, che hanno rimescolato le carte e – probabilmente – rovesciato equilibri da tempo consolidati.
Sono soprattutto due gli elementi più significativi che emergono dalla lettura dei dati, che potrebbero anche essere la premessa ad un clamoroso cambio di presidenza dopo i tanti anni di leadership di Benito Dodi (nella foto). Il primo è la notevole partecipazione (247 votanti rispetto ad un quorum di 138) alla consultazione, decisamente superiore alle recenti abitudini piacentine, l’altro è il segnale di una netta volontà di cambiamento che traspare dalla formazione dell’organo che si insedierà a settembre e che, come primo atto importante, eleggerà il nuovo vertice dell’Ordine stesso.
A giudicare dalla composizione del Consiglio, appare evidente come – dopo parecchi anni di stabilità – la rielezione del presidente uscente Benito Dodi (che sarebbe al quarto mandato) non sia affatto scontata, e la ragione è nel fatto che degli 11 eletti (Filippo Armani, il più votato con 108 preferenze, Giuseppe Baracchi, Laura Gazzola, Benito Dodi, Mario Curtoni, Adriana Fantini, Matteo Faroldi, Roberto Pagani, Enrico De Benedetti e Silvia Cipelli per la sezione A, Francesco Ravera per la  sezione B) la maggioranza assoluta (6: Armani, Baracchi, Gazzola, Fantini, Faroldi e Ravera) appartiene alla lista “Se-non-ora-quando?”, il cui programma è apparso da subito incentrato su una forte volontà di rinnovamento che difficilmente potrebbe conciliarsi con una riconferma dei vertici uscenti.
Avremmo voluto completare questo articolo di servizio presentando ai lettori tutti i profili “in pillole” dei componenti del nuovo Consiglio, ma proprio il presidente uscente dell’Ordine ha “stoppato” l’invio di curriculum e foto (che – è bene precisarlo – avevano già iniziato ad affluire in redazione, liberamente forniti dagli stessi professionisti) da parte dei componenti dell’organo appena eletto, accusando inspiegabilmente chi se ne stava occupando di scorrettezza e adducendo come ragione il fatto che il nuovo Consiglio si sarebbe insediato solo a settembre.
Un po’ come se ai quotidiani si pensasse di poter imporre di non scrivere quale sarà la composizione del Parlamento o del Consiglio comunale subito dopo le rispettive elezioni, il cui esito è – ovviamente – pubblico: il segnale di un evidente nervosismo, comprensibile per l’andamento del voto ma non fino al punto di tracimare nell’ingerenza nel lavoro di una redazione, piccola ma sempre “sul pezzo”, la cui volontà di fornire una buona completezza informativa (anche sulle tante attività di cui proprio l’Ordine è stato protagonista) e la cui trasparenza professionale sono da sempre apprezzate.
Giuseppe De Petro

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