Cintura di parchi attrezzati e riforestazione massiccia per una Piacenza green: ecco come

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GIUSEPPE CASTELNUOVO

I temi su cui Legambiente chiede un confronto con l’amministrazione comunale. Castelnuovo: “Positivo il ripristino dell’ufficio per il verde. Ora,  in vista della nuova programmazione urbanistica, serve un Piano Strategico del verde

Giardini e aree pubbliche, parchi urbani, nuovo massiccio intervento di riforestazione: una grande quantità di alberi da disseminare ovunque nelle aree libere, in zone demaniali o zone interstiziali che si incontrano sul sistema stradale. Tre strade da percorrere parallelamente per dare una svolta verde alla gestione del territorio urbano. E su alberi, verde esistente e nuovo verde Legambiente ha in serbo di sviluppare un confronto con la nuova amministrazione comunale con la quale ha già avuto un primo contatto e che spera possa proseguire.

Ne è convinto Giuseppe Castelnuovo di Legambiente che dice: “Il verde, gli alberi non sono più un orpello estetico, sono di vitale importanza per affrontare e fronteggiare l’inquinamento e cambiamenti climatici, ma anche una questione di salute per i cittadini. Non si tratta solo di proteggere i polmoni aggrediti dall’aria che respiriamo, riguarda anche il miglioramento del benessere psicologico e naturalmente della qualità urbana. Gli alberi in questo contesto sono una priorità. E’ per questa ragione che le risorse per avviare questo percorso diventano indispensabili, essenziali e quindi occorre assolutamente trovarle”.

Accanto alla manutenzione e alla pianificazione del verde esistente e futuro si affianca anche la pianificazione urbanistica. Il terreno di prova più stringente per programmare il futuro. “E’ la nostra proposta aggiuntiva che riguarda il Piano strategico del verde. Ha ragione il botanico Stefano Mancuso – aggiunge Castelnuovo  – quando dice: ‘si possono adottare tutti i provvedimenti che vogliamo per ridurre le emissioni, ma se non cerchiamo di contrastare nel breve periodo il cambiamento climatico con le piante (propone mille miliardi di piante in tutto il pianeta) il risultato non si può ottenere’. Tra l’altro il momento è senza dubbio favorevole. Anche tra i cittadini c’è grande attenzione rispetto a questo problema  – rimarca l’esponente di Legambiente – e lo abbiamo toccato con mano nella campagna elettorale conclusa da poco.

Quindi si incontrano due fattori positivi: una necessità oggettiva di verde e il favore dell’opinione pubblica. Che volere di più?

La manutenzione, la cura della città – è stato ricordato già tantissime volte – sarà uno dei punti cruciali su cui la giunta Tarasconi concentrerà la propria attenzione. Lo stesso assessore alla manutenzione Matteo Bongiorni ha sottolineato come negli incontri con i cittadini anche nella prima fase di avvio dell’attività dell’amministrazione tra le tantissime segnalazioni spiccano quelle riguardanti il verde e viabilità.

Ed è anche un fatto che nella fase elettorale tra gli impegni assunti vi era quello di una cintura verde per Piacenza che, si sa, nelle classifiche europee ha un primato negativo (portando con sé tutta la pianura padana) per la pessima qualità dell’aria e per cementificazione. Una situazione che si fa urgente.

Utile ricordare qualche dato a questo proposito. Secondo il monitoraggio di Arpae nel 2017 si sono rilevati 83 superamenti della soglia di concentrazioni di PM10 – rispetto ai 35 consentiti dalla legge – nella centralina di via Giordani, 59 in Stradone Farnese, 82 in via Ceno (area produttiva e logistica), 90 a Gerbido (svincoli autostradali).
Per l’inquinamento da ozono il numero di giorni di superamento del valore obiettivo per la protezione della salute (120 μg/m3 media mobile 8 ore) è stato di 75 giorni a Parco di Montecucco. Anche nel 2019, caratterizzato dalla riduzione di traffico a causa del lockdown, i superamenti di PM10 sono stati 48 in Stradone Farnese, 42 in via Ceno e 51 a Gerbido. I superamenti per ozono sono addirittura peggiorati: 80 giorni a Parco di Montecucco. Alcuni recentissime ricerche condotte dall’Università di Utrecht, dal Global Health Institute di Barcellona e dal Tropical and public health Institute svizzero hanno prodotto una classifica delle città europee per tasso di mortalità da polveri sottili, in cui purtroppo Piacenza risulta prima fra tutte le città della regione emiliana. Proprio per questa grave situazione la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha pronunciato la sentenza del 10/11/2020 contro l’Italia (procedura di infrazione) per la violazione degli articoli della Direttiva 2008/50/CE in materia di qualità dell’aria con riferimento specifico al particolato PM10.

Il verde urbano: manutenzione e progettazione

Entriamo nel dettaglio dei suggerimenti e delle proposte che intendete avanzare? Su questi temi – spiega Castelnuovo – durante gli approfondimenti tematici della campagna elettorale abbiamo messo a punti alcune linee d’intervento che sintetizzerei su tre questioni centrali.

Quali sono? “Da un lato c’è il verde urbano inteso come viali, giardinetti ecc.. su quelle bisogna fare un grosso investimento. Fino ad oggi nell’equilibrio finanziario comunale altri settori hanno sempre avuto la preminenza e per il verde le risorse sono sempre diminuite. Non è un elemento secondario il fatto che sia scomparso l’ufficio del verde che ora è stato ripristinato.

Non serve solo per la manutenzione, dalla potatura ad altri interventi, ma è fondamentale anche per redigere un censimento del verde che è sicuramente preliminare per fare una buona progettazione. Questo aspetto negli ultimi anni è stato completamente dimenticato riducendo l’attività alla sola manutenzione e delegandola alle ditte private. Naturalmente la manutenzione sarà ancora esterna (non ci saranno i giardinieri pubblici) ma credo che nella nuova organizzazione che sta prendendo forma ci sia l’intenzione di riprendere la progettazione, la forestazione e il monitoraggio sul patrimonio verde.

La ricchezza dei parchi

Un altro aspetto importante per declinare a verde la città è rappresentata dai parchi. “Un tema su cui Piacenza avrebbe grandi opportunità – spiega Castelnuovo – con la cintura dei parchi compreso anche quello della Pertite che gradiremmo naturalmente fosse presto istituito. Per quanto riguarda poi la Galleana (si allarga verso via Lanza e il canale della fame) è chiaro che è necessaria la manutenzione. Fino ad ora è mancata del tutto se si esclude l’apertura e la chiusura dei cancelli e lo sfalcio dell’erba.

Polmoni verdi che vanno ripensati, è l’idea. “Alla Galleana ci sarebbe l’occasione per farlo – sottolinea Castelnuovo – bisognerebbe riaprire l’acqua, i canali, introdurre un laghetto eccetera. Insomma per accrescerne la fruibilità è necessario attrezzarli e se così fosse non sarebbero utilizzati solo per fare jogging. Qualcosa c’è ma è necessario fare molto di più. Personalmente sarei favorevole anche a un luogo di ristoro all’interno del parco della Galleana. E mi frulla in testa un’idea molto bella…”

Quale? “E’ chiaro che ci vorrebbe un concorso di forze per realizzarla. All’interno del parco però esiste una struttura bellissima con una cupola ottagonale diventata fatiscente negli anni e ora sommersa da arbusti e rampicanti. Sarebbe però bellissima da ripristinare e utilizzare come ristorante che accogliesse le persone nell’ora di pranzo o a cena che volessero utilizzare il parco non solo per correre, ma per rilassarsi e godere del patrimonio arboreo che è presente nel parco. Su questa struttura all’incirca 25 anni fa fu redatto un progetto in cui si ipotizzava questo utilizzo. Altro elemento presente nel parco sono le mura austriache: dovrebbero essere valorizzate. Credo che pochi sappiano dalla loro esistenza”.

Migliaia di alberi per Piacenza

Il terzo elemento propositivo in campo è il tema della riforestazione. “Non si tratta – spiega Castelnuovo – di localizzare qualche migliaio di alberi (Katia Tarasconi nel suo programma prevedeva la collocazione di 25mila alberi). Noi parliamo di riforestazione, un intervento molto più incisivo”. Significa? “Parlo della piantumazione in zone attualmente libere quasi in disuso inutilizzate e quasi un peso per le società proprietarie e che invece potrebbero rappresentare una difesa dall’inquinamento dell’aria. Lì si che si potrebbero davvero mettere a dimora migliaia di piante. Penso ad esempio alle aree demaniali dei fiumi (Trebbia e Nure) ma anche nelle aree interstiziali di rotonde, svincoli autostradali… E’ un po’ quello che è stato fatto a Parma con il Kilometro verde che ha trovato anche il contributo di alcune società industriali. Non so se a Piacenza potrà essere trovata questa disponibilità”.

La sfida del nuovo Piano urbanistico

C’è poi un altro tavolo su cui la crescita del verde deve avere una parte importante. E’ quello urbanistico. Sempre di più la pianificazione urbanistica deve comprendere anche agronomi, paesaggisti e architetti del verde. Quindi un’ottica completamente diversa rispetto ai precedenti strumenti urbanistici. Ed anche la legge regionale va in questa direzione.

“A Piacenza l’occasione c’è perché si sta avviando il Piano urbanistico – spiega Castelnuovo – e quindi a nostro modo di vedere, lo proporremo all’amministrazione, è indispensabile che venga creato un Piano strategico del verde: fondamentale per conservare la maggior parte di suolo possibile. Di Piano strategico del verde si parlò già una ventina di anni fa e vi aveva contribuito il Forum dell’urbanistica partecipata (ne facevano parte l’architetto Lorenzo Spagnoli, Mino Politi ecc). In sostanza l’idea era quella di creare un dialogo tra la città, la campagna in cui l’area agricola, almeno quella più vicina alla città, avrebbe dovuto essere diversa da quella intensiva che invece si è sviluppata. Credo inoltre che a noi servirebbe moltissimo un parco agricolo di cintura e per una semplice ragione: evitare il famoso “bollone”, vale a dire l’espansione della logistica.

La legge regionale – prosegue Castelnuovo – non usa il termine di Piano strategico del verde ma spiega che il piano urbanistico deve partire preventivamente dalla valutazione ambientale strategica. Questo significa che il primo passo non è quello di indicare dove si costruisce, ma il contrario. Bisogna fare una valutazione per studiare in modo preventivo le caratteristiche del territorio per escludere a priori le zone dove non si può costruire e che non possono essere impegnate come zone produttive. E’ dopo questo passaggio che inizia l’esame sui bisogni produttivi e residenziali della città. Ecco tutto questo percorso individuato non si chiama Piano strategico del verde però l’obiettivo è il medesimo: indicare dove non si può costruire e le aree agricole che devono essere salvaguardate e ben conservate. Che significa? Beh vuol dire non solo mantenere il verde dove esiste ma anche qualificarlo mantenendo i canali, i filari, più siepi, boschetti ecc.  è un progetto più complesso”.

Antonella Lenti

La campagna regionale “Mettiamo radici per il futuro”: Piacenza ultima nell’assegnazione degli alberi

Risale al 2020 l’avvio della campagna regionale “Mettiamo radici per il futuro” rivolta a tutti gli enti locali del territorio per incentivare la messa a dimora degli alberi. In quattro anni l’obiettivo è quello di arrivare a 4milioni e mezzo di nuovi alberi tanti quanti sono gli abitanti dell’Emilia Romagna. Quali i risvolti di questa campagna a Piacenza?

Gli alberi consegnati in totale fino ad ora sono stati 587.220 tra alberi e gli arbusti. Sono stati consegnati a Comuni, scuole, associazioni, privati o imprese a partire dall’ottobre 2020 (dati aggiornati al 15 aprile 2021).

A livello territoriale la provincia più virtuosa è stata quella di Reggio Emilia, con 117.900 “adozioni”. Seguono Modena(109.389), Bologna (93.047), Parma(85.183, ForlìCesena(78.621), Ravenna (33.411), Rimini (26.137), Ferrara(26.575) e Piacenza (16.957). La specie arborea più gettonata è stata l’alloro: ne sono stati distribuiti 101.724 esemplari. A seguire, secondo e terzo in classifica per gradimento, si sono piazzati il ligustro selvatico (44.845) e il carpino bianco (30.240). Quindi il nocciolo (30.066), il sanguinello (18.860), la rosa canina (18.555) e il prugnolo (17632), il pallon di maggio (15.975), l’acero campestre (15.539) e il carpino nero (13.845), il corniolo (13.120), il leccio (12.170), il ciliegio (11445) e il tiglio (10657).

I risultati della campagna “Mettiamo radici” ora sono anche a portata di click. https://mappa.radiciperilfuturoer.it si può infatti consultare on line la distribuzione di alberi e arbusti sul territorio regionale, da Piacenza a Rimini, nella prima fase del progetto, dall’ottobre 2020 al 15 aprile 2021. A disposizione una mappa (georeferenziata) che consente di visualizzare la “fotografia” aggiornata di ciascun territorio. Per assicurare una lettura facilitata, sono immediatamente disponibili i dati relativi ad ogni provincia o singolo comune, distinti tra specie autoctone, alloctone e arbustive.

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