Berra: “Sarà congresso vero,
auspico un segretario forte”

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Carlo Berra

Carlo Berra, storico esponente della sinistra piacentina, ha da tempo aderito alla svolta renziana del Pd. In vista del congresso provinciale del partito (fine ottobre) delinea – sollecitato dall’emittente on line Zerocinque23 – l’auspicabile futuro della formazione che sostiene e alla quale continua ad offrire il suo contributo ideale.
Per Berra, già consigliere regionale nelle file del Pci e vicesindaco di Piacenza nell’amministrazione Benaglia, il Partito democratico dovrà sostenere un congresso (“ruvido, se necessario”) in grado finalmente di esprimere una netta linea politica. Per questo, pur non escludendo a priori legittimità e successo di opzioni diverse, Berra auspica che a guidare il partito, consumatosi il congresso, sia un renziano (“una dirigenza in linea con la guida nazionale”). Quanto ai contenuti, si augura che il suo partito comprenda la necessità di considerare centrale la questione ambientale (“oggi è considerata uno dei problemi, viceversa dovrà acquisire una centralità inedita nelle nostre politiche”).
Sulla figura del segretario e della segreteria, Berra torna a sottolineare la necessità di un politico conforme alla linea nazionale, in grado di proseguire sulla strada di “un riformismo nuovo, moderno, d’avanguardia” dal quale – nonostante qualche battuta d’arresto – non si può recedere.
Battaglia interna, dunque, tra una maggioranza renziana e minoranze a vario titolo critiche nei confronti del segretario nazionale. E il resto? Ovvero la destra trionfante a Piacenza? L’esponente pidino considera prematuro il giudizio e tuttavia, dai primi passi e dalle enunciazioni della giunta Barbieri, inferisce una probabile stagione di stagnazione, quando non di regresso tout-court. Dai grandi progetti in cantiere da anni (Terre Padane, piazza Cittadella, la piscina) alla tutela dell’ambiente e all’incoraggiamento di comportamenti virtuosi nei confronti della cittadinanza (ad esempio il ricorso alla bici come mezzo di locomozione urbana). Ebbene, per Berra i primi passi della nuova amministrazione autorizzano il timore di un regresso.
Lo abbiamo raggiunto al telefono per approfondire alcuni passaggi.
Dottor Berra, lei auspica dunque un segretario renziano. Non si accorge della crisi del renzismo?
“La partita riguarda un nuovo riformismo di sinistra. O ti dai un profilo più avanzato o sei destinato all’irrilevanza: Renzi, pur con i suoi limiti, rappresenta un avanzamento rispetto a un passato che non può tornare”.
Ma lei, per riformismo d’avanguardia, che cosa intende? “Intendo ricerca di un nuovo equilibrio tra libertà e uguaglianza, tra pari opportunità ed egualitarismo. E’ il tema dei temi e assume priorità assoluta nell’ambito delle tematiche delle politiche di governo”.

Silvio Bisotti

Tornando al livello locale, cosa pensa della probabile candidatura di Silvio Bisotti – pare tirato per la giacchetta a furor di popolo (Pd, ovviamente) – a segretario provinciale del Partito democratico?
“Il Pd ha diverse anime. L’opzione Bisotti può essere interpretata come una scelta d’equilibrio, credo che potrà essere una gestione rivolta alla preparazione di una nuova fase. Bisotti può rappresentare una soluzione ponte, tra il prima e il dopo”.
Ma lei, lo sosterrebbe?
“Non avrei problemi a votarlo, altri nomi, al momento, non ne conosco”.
In questi primi mesi di amministrazione di centrodestra, come vede e valuta il ruolo dell’opposizione?
“Tenga conto che l’opposizione, in generale, ha poca risonanza esterna. La nostra minoranza si sta esprimendo su singole questioni oggetto d’esame dall’amministrazione in carica: quasi sempre si tratta di provvedimenti ereditati dalla precedente amministrazione. Si tratta più che altro di scambi di battute, non si sta ancora profilando una questione di merito complessiva. E’ vero che l’attuale giunta sembra voglia ridefinire quasi tutti i provvedimenti adottati dai suoi predecessori: oscillano fra il desiderio di ritoccare, cambiare o addirittura rimuovere ciò che è stato messo in cantiere in precedenza. Amministrare, però, significa considerare anche i vincoli amministrativi, contratti che una volta disattesi comportano spese ingenti. Questo discorso mi fa venire in mente il luogo comune che addita l’amministrazione Dosi come una amministrrazione che non ha fatto nulla. Luogo comune smentito dall’impeto destruens di questi primissimi mesi di amministrazione Barbieri. Naturalmente si aspetta la pars construens”.

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