Alberi in città, gli agronomi:
“Servono programmazione e professionalità”

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agronomiIn città sempre più congestionate ed inquinate, spesso gli alberi ed il verde urbano in generale sono un “rifugio” dal caos e dallo smog. Ma quali sono gli alberi che meglio si adattano alla vita cittadina? La risposta non è così banale, come spiega la vicepresidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Piacenza Emanuela Torrigiani: “prima di piantare un albero è necessario uno studio accurato dell’assetto climatico della zona e del sito di impianto”. Importante valutare il clima, dunque, ma fondamentale sono anche il luogo e le specie da usare: “sono necessarie attente analisi del luogo di dimora per scegliere la specie arborea più performante;  si deve tener conto dello spazio di dimora e dell’adattamento dell’albero al sito dove dovrà vivere  per decenni” in base a questa visione non esiste un albero “migliore” o “peggiore” per la città, ma sarà necessaria una valutazione caso per caso; spiega Torrigiani: “si potranno piantare in spazi piccoli per esempio varietà ornamentali di alberi da frutto ma anche alberi come querce se lo spazio e le condizioni lo permettono”.
Ma questa concezione non è stata sempre seguita, come ricorda il presidente dell’Ordine Claudio Piva: “spesso succede che ci siano alberi troppo grandi in spazi troppo piccoli” uno degli esempi, secondo Piva, è il tiglio. “Negli anni cinquanta il tiglio veniva usato spesso in città, è un albero bellissimo, profumato, di grande valore ornamentale, ma diventa molto grande e spesso lo spazio non è sufficiente, con conseguenti danni  a marciapiedi e, talvolta, problemi di stabilità legati a potature di contenimento chioma troppo drastiche”.
Ciò che veramente è mancato e ancora oggi manca per Piva è “la programmazione: gli alberi in ambiente urbano, in particolare i viali alberati, hanno un ciclo di vita di alcune decine di anni, perciò sarebbe sempre necessario programmarne il rinnovo con soggetti giovani e chi va ad operare e a gestire deve essere preparato a livello professionale”. Dello stesso avviso è la vicepresidente Torrigiani: “L’albero non deve essere un oggetto di arredo per la città, prima di piantarlo è necessario valutare se si può mantenere in salute e sicurezza e se il sito è idoneo ad accoglierlo”. Per Torrigiani è necessario “uno studio tecnico preliminare e approfondito che permetta di valutare con attenzione i pro e i contro”.
L’abbattimento di un albero inoltre non deve essere visto in maniera necessariamente negativa, come spiega Piva: “non si deve demonizzare il taglio delle piante, esse hanno un loro ciclo di vita e il costo e i rischi del mantenimento in città di alberi con seri problemi, talvolta, non sono più controbilanciati dai benefici”. Sotto questo punto di vista, inoltre, il tecnico “deve avere un occhio distaccato, in molti casi l’affezione prende il sopravvento e nascono battaglie irrazionali ed emotive che alimentano una non cultura del verde, mentre invece si dovrebbero verificare se esistono i requisiti tecnici per mantenere o meno gli alberi”.
Se queste sono le linee guida dei Dottori Agronomi e Forestali, spesso tra i privati la gestione e le potature delle piante seguono dinamiche diverse: “E’ diffusa tra i privati la tendenza ad affidarsi a ditte non professionali, che spesso garantiscono delle vere e proprie potature-attaccapanni, senza applicare le corrette tecniche arboricolturali” spiega Piva.
Il problema, tuttavia, non riguarda soltanto i privati: spesso, infatti, anche la gestione pubblica manca di figure tecniche in grado di dirigere i lavori di manutenzione al verde urbano. Secondo Piva “manca il ruolo-guida del pubblico, non si sono messe in campo le migliori pratiche, favorendo anche tra i privati l’impressione che una gestione non professionale fosse quella corretta”.
La situazione sta comunque migliorando con tre strumenti di cui i Comuni si possono dotare: il censimento del patrimonio arboreo, il piano del verde e il regolamento comunale del verde pubblico e privato. “Stiamo collaborando con il Comune di Piacenza su censimento, piano e regolamento” ad oggi, aggiunge la vicepresidente Torrigiani “il censimento è arrivato a determinare la quantità, posizione e specie delle piante in città; il prossimo passo è inserire lo stato fitosanitario e meccanico di ogni pianta, tappa fondamentale per pianificare al meglio la gestione e gli interventi sul verde pubblico”.

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