Vegana e antispecista, Martina Chiodaroli:
“Abolire e riconvertire gli allevamenti”

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Martina Chiodaroli

di Thomas Trenchi – Vegana convinta e inamovibile. Martina Chiodaroli ha sposato integralmente questa filosofia di vita, dalla tavola al tempo libero. Infatti, oltre a cogestire il ristorante vegano “Food Love” di Piacenza, è la presidente di “Veg&Joy”, «un’associazione che propone svariate attività su etica, uguaglianza e antispecismo, spiegando quali sono i benefici della nutrizione a base vegetale e gli svantaggi dell’alimentazione industrializzata». Il prossimo appuntamento pubblico in agenda è fissato per il 23 aprile alle ore 21 in via Calciati 4: un medico nutrizionista illustrerà pro e contro del consumo di latte. Tre giorni fa, invece, “Veg&Joy” ha organizzato un partecipato incontro sulla «modulazione del microbiota intestinale».
Martina, puoi tradurre per gli analfabeti della materia?
«Il nostro secondo cervello risiede nell’intestino. Il microbiota è un sistema batterico da cui si innescano diverse reazioni chimiche. Dal suo equilibrio, penso che dipenda il nostro benessere».
Facciamo un passo indietro. Com’è nata l’associazione “Veg&Joy”?
«L’ho fondata quattro anni fa insieme ad altri amici per diffondere la cultura legata al mondo vegano. Ci opponiamo allo specismo, cioè all’importanza di un essere vivente in base alla sua specie di appartenenza. Un uomo, un cane e un gallina hanno egual diritto alla vita. Il veganesimo è anche una scelta a tutela dell’ambiente. L’impatto inquinante della produzione di carne sul pianeta è enorme. Gli animali, prima di finire mostruosamente macellati, vengono nutriti in modo intensivo togliendo energie e ossigeno alla terra. La causa dello smog non è solo la circolazione delle autovetture, ma l’industria della carne».
Quale dovrebbe essere, secondo te, il destino degli allevamenti?
«Dovrebbero essere aboliti e riconvertiti in orti sinergici, agricolture biologiche o permacoltura. Non dobbiamo arrogarci il permesso di togliere la vita a un altro essere vivente: è un’attività non lecita e immorale».
Come consideri i consumatori di carne?
«Sono persone attaccate alla tradizione, intrappolate in una forma di incoscienza. È difficile aprire gli occhi e sviluppare empatia e curiosità verso il mondo vegetale, ma ognuno fa il proprio percorso. “Veg&Joy” si propone anche come ponte di passaggio: attraverso i corsi, le conferenze e il festival cerchiamo di offrire la giusta informazione per scegliere di cambiare».
In che gruppo politico si riconoscono i vegani?
«Rinneghiamo chiunque diffonda odio e pregiudizi. Ma non siamo una setta: ognuno è libero di votare ciò che preferisce. La politica sa che, proseguendo con questo sistema produttivo, le problematiche ambientali aumenteranno a dismisura. E le pseudo-ricette proposte da alcuni partiti servono solo a raccogliere il consenso elettorale delle numerose persone che si stanno avvicinando alla nostra filosofia».
Quale fattore ti ha convinto a entrare nel mondo vegano?
«Ho iniziato ad acquisire consapevolezza a diciott’anni, anche grazie agli studi universitari in scienze alimentari. Il cibo è il motore del proprio corpo: io traggo energia dalle componenti vive, e non da quelle morte».
Il marchio vegan, però, in alcuni casi sembra essere diventato una moda.
«Sì, è vero. Su internet vengono divulgate tante informazioni contrastanti tra loro. Ci sono aspetti alla moda generati dalla confusione. Qualcuno desidera apparire bello e snello, quindi sperimenta la dieta vegana».
C’è una deriva estremista nel veganesimo?
«Certi vegani soffrono duramente nell’assistere impotenti alla meschinità del mondo: faticano a comunicare e si abbandonano ad azioni errate. Dall’altra parte, tuttavia, ci sono le persone onnivore che temono di essere giudicate perché mangiano la carne. Le provocazioni sorgono per colpa della mancanza di un confronto costruttivo».

(dal sito https://sportelloquotidiano.com)

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