Sinistra, il vento fa il suo giro
Berra, Pd: “Sconfitta inevitabile”

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Carlo Berra

Sì, certo, la sconfitta brucia. Brucia anche per Carlo Berra, navigato politico, acuto politologo, oggi militante Pd. Berra, la sua analisi del voto si concentra su due considerazioni di fondo:
“In primis l’astensione, che ha coinvolto e penalizzato una vasta area politicamente a sinistra. Poi il voto dei grillini che, in occasione del ballottaggio, è massicciamente confluito sulla Barbieri”.
Questa l’analisi dell’ex consigliere regionale e vicesindaco di Piacenza, uomo di punta del Pci negli anni settanta e ottanta.
“L’astensione ha riguardato soprattutto l’area di sinistra –  gravitante sulle liste  di Ponzini e Rabuffi.  Non solo: l’area del non voto ha coinvolto elettori naturalmente orientati a sinistra, che hanno rifiutato il voto in modo attivo, come manifestazione critica. E’ indubbio, inoltre, il fatto che gli elettori del Movimento 5 stelle, in cospicua maggioranza, al ballottaggio abbiano votato Barbieri”.
Si impone una valutazione, ancorché a caldo…
“Su scala amministrativa si è riprodotto il meccanismo verificatosi in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre: tutti uniti contro il Pd. E infatti, alla fine, il risultato in percentuale è infatti più o meno quello del referendum: 60%-40%. Un risultato caratterizzante, un po’ ovunque in queste amministrative, il trend politico. Dati significativi, in ispecie per quanto riguarda i  capoluoghi di provincia”.
Dunque nessuna autocritica, nemmeno a livello locale? Eppure avete perso il comune dopo quindici anni.
“Mah… ci sono dichiarazioni – forse affrettate ed eccessivamente semplicistiche – contenenti critiche alla giunta uscente. Io ritengo, per l’esperienza che ho come amministratore comunale, che quando ci sono venti contrari alle forze politiche, là dove queste forze – che sono oggetto di critica politica più generale – governano, ne pagano il prezzo più alto. In sostanza, al voto locale, si sono sommati i dati nazionali. Inutile, a questo punto, prendersela con Dosi poiché c’è un dato politico che sovrasta il dato locale.
Se però dobbiamo valutare il dato locale – prosegue Berra -, possiamo formulare una critica, che è poi un’autocritica: l’amministrazione uscente come si è caratterizzata? Sicuramente si è comportata in modo onesto, con un sindaco galantuomo, ma sostanzialmente, dal punto di vista operativo, ha portato a termine il percorso che si potrebbe ricondurre al Vaciago del ‘94-99, percorso in seguito proseguito da Reggi. Oggi si è chiuso un ciclo, ma le dico una cosa che i cittadini non conoscono: gli atti più significativi di questa amministrazione – quelli che produrranno effetti nei prossimi mesi – sono due: la conclusione della vertenza Borgo Facsal (con il trasferimento dell’autostazione delle corriere a Barriera Roma) e – connesso a questo – il progetto di Terrepadane (la dismissione integrale dell’area dell’ex consorzio agrario). Sono queste le scelte centrali che hanno caratterizzato l’amministrazione uscente. Si tratta della conclusione di un procedimento (non da poco, beninteso) che Dosi ha portato a compimento. L’amministrazione uscente, viceversa, è mancata nella costruzione di basi per il futuro, creando le condizioni per un progetto di città di lungo respiro. Sicuramente è mancata la forza, certamente è mancata l’energia, forse sono mancate anche la qualità aministrativa, umana, ovvero la capacità di inventarsi il futuro. Avesse avuto un progetto, forse, avrebbe avuto più chance per resistere all’onda in arrivo. Un’onda in cui è ancora compreso il tema della crisi economica, ma soprattutto una tematica che forse è drammatica conseguenza della prima: l’immigrazione”.
Con un altro candidato sindaco si sarebbe vinto?
“Il problema – risponde sicuro Berra – non è il candidato. Il centrodestra, con un candidato diverso rispetto al profilo della Barbieri, avrebbe vinto ugualmente. Ci sono momenti storici in cui la scelta del candidato è fondamentale – l’elemento che ti fa vincere o ti fa perdere – ma non è questo il caso. Anche con gli altri nomi che erano stati fatti, dopo l’iniziale rifiuto di Rizzi, avremmo perso comunque”.
E con un centrosinistra unito, ci sarebbero state più chances?
“Se il centrosinistra fosse partito unito fin dall’inizio della campagna elettorale (e tentativi di fare uno schieramento unitario non sono mancati: con la Ponzini e anche con Rabuffi, ma inutilmente), forse al primo turno Rizzi sarebbe stato alla pari con la Barbieri ma al ballottaggio avrebbe perso comunque. Ribadisco: i due elementi che hanno contribuito alla vittoria del centrodestra sono stati – a mio parere – l’astensione a sinistra con un pezzo di elettorato critico e il voto dei grillini alla Barbieri”.
E adesso?
“Adesso si apre la fase di discussione e di analisi. Poi in autunno ci sarà il congresso provinciale, già abbondantemente previsto. Abbiamo il tempo per fare le valutazioni del caso, nonché proporre i cambiamenti opportuni”.

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