Piacenza dopo il voto
Onda verde, risacca rossa

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Il brindisi tra Foti e Pisani

A Piacenza, domenica 4 marzo, ha vinto ancora una volta il malessere, la paura del diverso, la percezione di insicurezza. Alle politiche 2018, così come alle comunali del 2017, il centrosinistra esce sconfitto in tutti i seggi della città mentre il centrodestra fa il pieno. In particolare, confrontando i dati sezione per sezione, emerge come periferia e frazioni si tingano di verde con la Lega che nella cintura e nelle frazioni registra le sue migliori performance (tra il 27 e il 33%). Per il Pd una sconfitta storica ma, paradossalmente, con un risultato in termini assoluti – in città – uguale a quello delle comunali 2017.

Quest’onda di risultati favorevoli per la Lega, che di fatto accomuna tutto il Nord Italia, dimostra come la questione identitaria resti un elemento fondamentale, con il suo corollario di paura, anche irrazionale, di una parte importante, maggioritaria, di elettorato popolare. Salvini, diciamo così, ha compreso come l’epocale – e probabilmente inarrestabile (se non per vie di naturale esaurimento) – flusso migratorio da Sud a Nord (del mondo, ma anche peninsulare) possa essere sfruttato come carburante elettorale.

D’altro canto, la residuale sinistra su piazza, ha da tempo sposato ideali genericamente umanitari senza indicare rimedi alle comprensibili paure di una immensa periferia negletta. Che la sinistra ha ormai abbandonato per trovare casa e domicilio – ricorrendo a una locuzione fino a ieri tipica d’altri continenti – nelle zone rosa delle nostre belle città.

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