Piacenza Capitale della Cultura,
Polledri insiste per il 2020

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Capitale della Cultura 2020: il tempo per poter presentare il dossier per la candidatura di Piacenza è ormai agli sgoccioli (la scadenza è il 15 settembre) e mentre per Tommaso Foti non sarebbe un dramma rimandarla al 2022 (come forse vorrebbe anche la Diocesi), l’assessore Massimo Polledri sembra insistere sull’obiettivo imminente dopo aver invitato, qualche settimana fa, “tutte le realtà associative, i comitati e i privati cittadini che vogliano mettere in campo le proprie idee, risorse ed energie per sostenere la candidatura di Piacenza a Capitale della Cultura per il 2020”.
L’appello rivolto alla collettività, “affinché si faccia squadra e si lavori insieme per questo grande obiettivo”, giungeva all’indomani della nota che l’assessore ha inviato a enti e istituzioni del territorio, per chiedere “una proficua e reciproca collaborazione, nella certezza che il lavoro svolto, al di là dell’esito della selezione, non andrà in alcun modo perduto”. Tra i destinatari della lettera, che l’assessore Polledri definisce “un primo, fondamentale passo per costituire un coordinamento sul modello di quanto già avvenuto per Expo 2015 o per eventi di altissimo livello come la mostra del Guercino” –  anche ordini professionali e le rappresentanze delle categorie economiche, nonché gli atenei universitari e gli istituti superiori cittadini.
La giunta ha approvato, inoltre, nei giorni scorsi uno schema di Protocollo d’intesa con Fondazione di Piacenza e Vigevano, Camera di Commercio e Curia vescovile di Piacenza-Bobbio. In realtà, la parrocchia del Duomo insieme ad alcune associazioni del centro storico (sembra con l’appoggio, ancora ufficioso, della Diocesi) preferirebbero attendere il 2022 per puntare, non tanto su Annibale, quanto sui 900 anni della cattedrale di Piacenza. Le associazioni Domus Justinae, Anspi Domus, Piacenza urbis, La maschera di cristallo, Centro Storico, Civitas-Tavolo per Piacenza, – insieme ad altri comitati di cittadini – hanno offerto, infatti, all’assessore alla Cultura, la disponibilità ad essere coinvolti in un percorso di programmazione civico culturale che contribuisca al progetto “Piacenza capitale della cultura”. “In particolare proponiamo di attuare un progetto che evidenzi il tema ‘Piacenza, Borgo e campagna, Palazzi e Castelli’” – spiega Tiziano Fermi, presidente di Domus Justinae, senza nascondere come sarebbe preferibile puntare più direttamente al 2022, anno in cui il Duomo di Piacenza, punto di unione tra il borgo e la campagna, tra la civitas e il contado, compirà 900 anni.
“Sappiamo bene – insiste invece Polledri – che la scadenza del bando è vicina, che ci saranno contendenti di tutto rispetto ma occorrerà il massimo impegno per presentare, in tempo utile, un dossier completo ed esaustivo, che dia conto della ricchezza del nostro patrimonio storico-artistico e culturale, della vivacità delle proposte sul territorio e di un progetto organico, capace di valorizzare, in tutti i settori, le nostre eccellenze e peculiarità”. Un dossier al cui allestimento sembra stiano lavorando – in sinergia con l’assessorato – due super esperti del settore come Paolo Verri e Roberto Arditti. Verri, editore e operatore culturale, è attualmente direttore del Comitato Matera 2019 (capitale europea della cultura). Giornalista, Arditti è stato invece portavoce del ministro Scajola durante il governo Berlusconi e responsabile della comunicazione esterma di Expo 2015. Polemico, e decisamente contrario al progetto, l’artista Alberto Esse che – in una nota – ha dichiarato: “L’attuale assessore alla cultura non sapendo a che santi rivolgersi, ed evidentemente santi culturali dalla sua parte ne ha ben pochi, ha rivolto un appello a tutti, perché forniscano idee per fare il miracolo di poter presentare almeno uno straccio di programma per una candidatura sempre più problematica, o meglio quasi tutti visto che gli unici non ricordati, mi pare, siano stati gli operatori artistici e culturali. Idee si possono chiedere solo se si hanno almeno alcuni contenuti di base unificanti su cui lavorare ma fino a che l’assessore non ci chiarisce di quale cultura Piacenza dovrebbe essere la Capitale, un simile appello risulta patetico e inutile. Inoltre l’assessore ha chiesto idee e non, come sarebbe stato più ovvio e corretto, un contributo di discussione e non ha avviato alcun percorso partecipativo in modo che gli interlocutori non fossero semplici spettatori o sudditi o fornitori”. “Stando così le cose – conclude Esse – io non credo che ci siano le condizioni per rispondere all’appello della nuova Amministrazione”.

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