Gatti: “Sogno una tribuna
piena di imprenditori locali”

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di Cesare Raimondi – Alle 14 chiamo il presidente onorario del Piacenza Calcio, Stefano Gatti. “Ciao Stefano, dovrei intervistarti”. “Va bene, alle 18 sono in piazza Cavalli”. Ci troviamo sotto il municipio, puntuali. Gli ho preparato 10 domande. Alla fine ne aggiungo una, quella delle 100 pistole. Titolo rubato a Sandro Paternostro. Non so perché l’avesse battezzata così, ma è quella imbarazzante. Cominciamo.

La Lupa: ho la maglietta gialloblu “SUA ECCELLENZA STIAMO ARRIVANDO”. Ero a vedere la vostra Libertaspes il giorno in cui conquistaste il passaggio di categoria. Quella Libertaspes si trasformò in Lupa Piacenza, autorizzata a gestire i colori sociali del depennato Piace. Cosa fece scattare “Andiamo a comandare” in biancorosso” ?
“Lo sport è la passione di sempre. L’ho praticato, l’ho tifato, adesso lo finanzio. Quando sei anni fa si presentò l’occasione di concretizzare l’acquisto del Piacenza, ho creduto fosse il momento giusto. Un cerchio naturale da chiudere”.

Territori: ho visto che è entrato nell’organigramma Roberto Pighi. Non verrai a dirmi che riesci a mettere d’accordo tutti attorno al progetto Piacenza?
“Ci lavoro. Sai cosa mi farebbe davvero contento? Una tribuna piena di imprenditori locali che sostengono la squadra. Siamo più meno della stessa generazione. Abbiamo avuto la capacità di mettere insieme quattro soldi. Usiamoli bene, costruiamo qualcosa di importante”.

Galleana: proprio di costruire possiamo parlare. Il comune ha investito il budget disponibile per eliminare la pista ciclabile dal Dolmen alla rotonda col s. Antonino, e per sostituire il cartello stradale che segnala lo spartitraffico sullo Stradone, incrocio Santa Franca. Denari non ce ne sono, ma lo stadio? “Car’e grassia”, o ci si mette mano?
“Con la precedente giunta ci eravamo mossi sin dall’inizio. Segnalato interventi urgenti, proposto varianti, presentato progetti. Spero che in comune non abbiano buttato la documentazione. La struttura ha 50 anni e li porta male, questo si vede. Noi società non possiamo intervenire da soli”.

100 anni che ci Piace. Mi perdoni vero? Non presi bene la sparizione del Piacenza. Sempre abbonato da quando ci sei, ma vedere quella maglietta nei dilettanti, mi toglieva anche il gusto dei dilettanti. Adesso è passato, siete il mio fondo pensione. E tu passerai alla storia per essere il Presidente del centenario. Anticipiamo qualcosa sui festeggiamenti?
“Stiamo dando forma a molte iniziative. Alcune richiedono affinamento, lasciami tenere il segreto. Anzi una te la anticipo: andiamo in B e la festa si fa da sola”.

Imbroglio nel lenzuolo: Piacenza – Sud Tirol, gennaio 2012, prima di ritorno. Sono di fianco a Fabrizio Garilli. La partita è inchiodata sullo zero a zero e manca poco alla fine. Cross da sinistra di Parola, Volpe stacca tutto solo a 5 metri dalla porta. Colpisce di testa, la palla finisce a lato. Il tuo predecessore mi chiese: “Quando vedi una cosa del genere pensi al calcio scommesse?” Risposi di no. Oggi come la vedi, hai paura possa succedere di nuovo?
“Mi si attorciglia lo stomaco solo a pensarci. Cerchiamo di responsabilizzare tutti, dai collaboratori ai calciatori. Siamo presenti, siamo vicini, siamo disponibili. E siamo intransigenti. Crediamo nell’idea di gruppo. La coesione elimina da sola le tossine. Uso la prima persona plurale perché parlo della famiglia Piacenza, non mi sono montato la testa”.

Compravendita: la stagione è quella dei contatti. Mio nonno partiva da Veratto in bici, per andare al mercato bovino di Bettola. Sceglieva la mucca che più lo contentava. E tornava a piedi, manubrio in una mano, briglia nell’altra. Faticoso, ma confidava molto nelle proprie capacità di analisi. Da voi come funziona? Metti una somma a disposizione, poi ci pensa lo staff, o anche a te piace andare di persona a scegliere i capi?
“Ti dicevo prima, siamo un gruppo. Offrono e chiedono giocatori ogni giorno. Ne parliamo tra noi, e stavolta il “noi” è ristretto a: me, mio fratello, Franzini, Matteassi. Alla fine della chiacchierata si decide. Vuoi sapere anche a chi spetta avallare? A mio fratello, con Marco siamo una cosa sola. E se la ride”.

Che la beata gioventù vien meno. Frase colta, è Leopardi. Il settore giovanile ha un forte impatto sul territorio. Mio figlio gioca contro il Piacenza, è già motivo d’orgoglio per un genitore. La sensazione però è che l’immagine delle giovanili biancorosse non sia scintillante. Puoi spiegarci il vostro impegno?
“Sai quanta gente c’è sul libro paga del Piacenza? Sono circa 100. Togli i calciatori, lo staff tecnico, gli impiegati della sede, il restante è per le giovanili. Adesso abbiamo preso Moretti a coordinare e altri 3 o 4. Vogliamo proporci sempre meglio. Senza doverlo sperare, coi frutti della programmazione. E lasciami aggiungere: servirebbe il doppio del personale per gestire i genitori dei nostri ragazzi”.
Piasintein: spesso, troppo spesso, i commenti a notizie locali si concludono con: “…del resto siamo a Piacenza”. Traduzione: le cose vanno così, è colpa degli altri che sono piacentini. Come se l’interlocutore fosse un marziano, catapultato per sbaglio nella terra di nessuno. Che rapporto hai con la nostra radice?
“Sono nato in via Roma, sono cresciuto in sant’Agnese. Ho girato il mondo e continuo a farlo. Ma gira e rigira quel che conta è qui. Migliorare possiamo, ma sono felice di essere piacentino”.

Per me Media, grazie: abbiamo carta stampata, televisione, web. Abbiamo informazione e contro informazione. Come ti spieghi che il soggetto Piacenza Calcio sia argomento da poco?
“Non me lo spiego. Penso però che il gioco funzionerebbe per ciascuno, se ricevessimo maggiori attenzioni. Attenzioni per noi e per le altre realtà che valorizzano il territorio. Si torna al discorso che facevo pocanzi: serve coesione”.

Luoghi poco comuni: stavolta una domanda breve e pulita. Dov’eri in quel pomeriggio di Cosenza e in quello di Prato?
“Quando conquistammo la prima in A ero in America, vita e lavoro erano là. A Prato ero a Prato, profonda amarezza”.

Domanda delle 100 pistole: passionale, sanguigno, impulsivo, impetuoso, irruente, improvviso, precipitoso, travolgente. Sono sfumature del tuo carattere. Mi chiedo: uno così, va a fare il presidente di calcio? Lì una parola fuori posto ha lo stesso effetto di chi scrolla il tavolo col castello di carte sopra.
“Tutto vero, aggiungi che sono innamorato”.

Come fai a mettere in difficoltà uno che risponde così? Di fronte ho Paola è rimasta al tavolo durante le nostre farneticazioni. Quindi chiudiamo. Resto in attesa di vedere rotolare il prossimo pallone. Per adesso grazie Presidente e buon 4 Luglio.

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