Ogni fine è un nuovo inizio
anche in Quartiere Roma

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La Fabbrica dei Grilli

di Jennifer Ravellini – Mai come a dicembre ogni fine segna un nuovo inizio. La regola vale un po’ ovunque, ma a Porta Galera, le due facce della stessa medaglia sono la chiusura del mensile della Fabbrica dei Grilli e l’apertura in via Roma della Scuola Azzurra.
I Grilli ci consegnano una testata al contrario, surreale e graffiante, che rende orfani coloro che in questi mesi hanno apprezzato lo sguardo sghembo e il pensiero laterale di un giornale sui generis. I sensazionalisti si plachino: nessun bavaglio sulla libertà di stampa, quanto piuttosto una concreta mancanza di fondi a ribadire la difficoltà di campare di cultura. Le opinioni rimarranno separate dai fatti, ma i grilli smetteranno di frinire, volenti o nolenti. Poiché però spesso, nello spettacolo come nella vita, è l’uscita di scena a fare la differenza, la redazione si congeda senza inchini e con la proverbiale ironia che la contraddistingue.
Per un giornale che chiude c’è una scuola che apre i battenti proprio in via Roma 163, in due stanzette dipinte dell’azzurro del cielo di Magritte, ma che si fregiano delle nuvole di Freghieri, lo storico fumettista di Dylan Dog acquartierato in Porta Galera. La sede di via Tibini cominciava ad essere troppo stretta per i quattordici scolari, le sei maestre e i due volontari che ogni pomeriggio dalle 15 alle 17 e 30 s’incontravano in via Tibini. Ed ecco correre loro incontro un generoso proprietario di uno dei tanti negozi sfitti di via Roma, pronto a concedere i locali in comodato d’uso gratuito. Più esemplare di una pagina del libro Cuore e più natalizia di un racconto di Dickens, l’inaugurazione ha avuto luogo nel giorno di Santa Lucia, peccato solo che il mensile di quartiere non abbia avuto vita abbastanza lunga per occuparsene.
Anche a Porta Galera è tutta questione di cultura e denaro, e anche qui le monete hanno due facce: la croce sul giornale della Fabbrica dei Grilli e la testa di Bernardo Carli, ideatore della Scuola Azzurra. Verrebbe quasi voglia di citare l’origine del Resto del Carlino, ma quella è tutta un’altra storia di omonimia, monete e carta stampata.

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