Nomadi, il sondaggio di Libertà del ’98
L’ex direttore: “Strumentalizzato dalla politica”

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L’ex direttore di Libertà Luigi Bacialli

Con l’esternazione shock di Matteo Salvini sulla schedatura dei rom (poi il ministro corregge il tiro: “Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom”) torna alla ribalta un tema tra i più sensibili alla pancia dell’elettorato, capace di spostare consenso.
Anche a livello locale, molti ricorderanno, l’opportunità o meno di investire risorse in favore dei nomadi, creò un dibattito tra i più accesi della recente storia politico-amministrativa piacentina.
A fine anni ’90 Piacenza si pose il problema dei molti nomadi della comunità sinti che spostavano i loro accampamenti da un luogo all’altro della città. Il Comune – era sindaco Giacomo Vaciago – decise di allestire, cogliendo l’opportunità di un finanziamento regionale a tale scopo dedicato, un’area attrezzata in periferia – un campo nomadi – ma il progetto non trovò i favori della comunità locale. Nel febbraio 1998, un sondaggio promosso dal quotidiano Libertà diretto da Luigi Bacialli evidenziò la forte contrarietà dei piacentini alla realizzazione del campo nomadi in via Torre della Razza. “Temo che Gesù Cristo debba vergognarsi di noi”, disse l’allora vescovo mons. Luciano Monari. La Chiesa prese posizione, chiedendo comprensione per un’iniziativa che avrebbe favorito l’inclusione.
La realizzazione e la gestione del campo di Torre della Razza – l’apertura avvenne sotto la Giunta Guidotti di centrodestra – ebbero poi il merito, in realtà, di diminuire pian piano i disagi percepiti dalla cittadinanza ma, probabilmente, costarono la rielezione – nella primavera 1998 – alla coalizione di centrosinistra. E qualcuno sostiene che gran peso nella sconfitta ebbe l’iniziativa del quotidiano locale con il suo referendum pro o contro il campo nomadi.
Così rispose alla rivista Piacentini – qualche mese dopo la sua partenza per Vicenza, dove assunse la direzione del quotidiano locale – l’ex direttore di Libertà Bacialli. Alla domanda se avesse riproposto, a bocce ferme, il medesimo referendum-sondaggio sui campi nomadi, così rispose: “Quello sui nomadi? Quello no, perché ho toccato con mano che certi argomenti vengono strumentalizzati pesantemente e a quel punto non vale più la pena prestare il fianco. Ma le obiezioni devono riguardare in maggior misura le parti politiche che la nostra iniziativa hanno utilizzato per scopi propagandistici”.
Carla Antonini – direttrice dell’Istituto di Storia contemporanea di Piacenza – era assessora alla Qualità della vita urbana nella giunta presieduta dal sindaco Vaciago. Lei è stata testimone di quel dibattito sul campo nomadi e di quel clima, cosa ricorda? “L’assessore competente alla realizzazione del campo nomadi era Roberto Reggi, dal mio punto di vista ricordo che era stato organizzato, insieme a quello del campo nomadi, un progetto molto importante che si chiamava Piacenza Sicura, portato avanti contestualmente al progetto riguardante il campo; il tutto in un clima di grande collaborazione con l’allora comandante della Polizia Municipale Elena Vezzulli. Piacenza Sicura riguardava il controllo del rispetto della frequenza scolastica di tutti i ragazzi, compresi i ragazzi nomadi, e la creazione di strutture di integrazione e di emancipazione, anche da situazioni problematiche di natura familiare. La strada percorsa da quella giunta era quella del pieno recupero alla legittimità, alla correttezza, al godimento pieno dei diritti umani – che devono essere garantiti a tutti – ma anche al rispetto e all’osservanza dei doveri civili. Posso dire che il tema dei nomadi – allora come ora – è uno strumento di propaganda facilmente sbandierabile in una realtà come quella piacentina, che non ha mai avuto problemi gravi. Anzi, la realizzazione di un campo nomadi era naturaliter anche un efficace e civile elemento di controllo.
Mi chiede se il referendum di Libertà ci ha danneggiato politicamente? In realtà non ho un ricordo preciso di quell’iniziativa ma, allora come ora, penso che non sia mai colpa dei cittadini quando si perdono le elezioni. Le responsabilità sono sempre delle scelte politiche fatte o della comunicazione, cioè di una corretta comunicazione delle scelte politiche”.

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