Allarme Oms sulla carne rossa, Miserotti (Isde): “Non demonizziamo, ma conta la qualità”

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miserottidi Elena Caminati – L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha usato troppi giri di parole: salsicce, hot dog, prosciutto e carni rosse trattate possono causare il cancro. Gli insaccati sono stati inseriti nella black list delle tabelle a rischio, al pari di fumo e amianto. Certo non si deve scadere in allarmismi ingiustificati, e in casi come questi il limite è molto labile. Che il consumo di carne sia da limitare si sa, anche la stessa piramide alimentare alla base della dieta mediterranea, posiziona carne ed insaccati in cima alla piramide stessa. C’è da considerere anche il fatto che negli Stati Uniti le leggi sulla lavorazione delle carni sono molto più permissive rispetto all’Europa e ancora di più rispetto all’Italia; le carni molto lavorate, affumicate o sotto sale, già di per se stesse sono problematiche da un punto di vista del trattamento per cui è opportuno limitare al massimo il consumo. Tuttavia sarebbe sbagliato demonizzare la carne. “Non bisogna demonizzare in assoluto la carne – conferma il dottor Giuseppe Miserotti (nella foto), referente locale di Isde, medici per l’ambiente – perchè due o tre volte a settimana può essere consumata soprattutto se cotta e trattata in un certo modo. Da evitare che venga bruciata perchè i residui carboniosi sono pericolosi, e nin deve neppure essere troppo cotta. Poi se associata ad un piatto di verdure abbondante che conpensa la quantità di antiossodanti non presenti nella carne, è ancora meglio”.
Un altro tema da tenere in considerazione è la qualità della carni. In italia sono sempre più frequenti i Gas, gruppi di acquisto solidale, che curano la filiera più da vicino ma ad un costo maggiore per i consumatori. “La qualità del prodotto è importante – conferma Miserotti – si stanno affermando filiere virtuose con carni biologicamente più garantite. Prodotti senza pesticidi che danno garanzie con costi maggiori, è vero, ma credo per la salute si possa fare. Tra l’altro l’Italia da questo punto di vista può vantare qualche primato e sensibilità maggiore rispetto all’Europa e ancora di più agli Stati Uniti”.
“Il tumore all’intestino – prosegue Miserotti – è correlato ad una alimentazione grassa; teniamo presente anche che molti inquinanti dell’ambiente sono liposolubili e se finiscono nelle materie alimentari possono creare seri problemi”.
Nessun dubbio invece sul forte impatto ambientale degli allevamenti di bovini e suini, tanto che ci si domanda se davvero non valga la pena ripensare alla zootecnia come elemento determinante nell’alimentazione uamna. La quantità di acqua, erba e mangime che si utilizzano hanno un costo dal punto di vista energetico molto alto. Da questo punto di vista la carne non andrebbe troppo privilegiata nella catena alimentare.
(Il servizio completo su  www.zerocinque23.com)

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