Lunedì 20 gennaio alla Galleria Alberoni il reading di Matteo Corradini

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Non ti ho protetta da nulla. Questo è il titolo di un evento, assolutamente da non perdere, organizzato da Opera Pia Alberoni e Svep Centro Servizio per il volontariato di Piacenza, che andrà in scena, alla Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni, lunedì 20 gennaio alle ore 21, aperto a tutta la città, e martedì 21 gennaio, in una replica riservata alle scuole di Piacenza. L’ingresso è gratuito a tutte le repliche.

L’evento, che vede protagonista lo scrittore ed ebraista Matteo Corradini, è programmato in occasione delle manifestazioni promosse nell’ambito del Giorno della Memoria 2020, istituito per ricordare la Shoah e che si celebra ufficialmente ogni anno il 27 gennaio. Proprio in quel giorno, nel 1945, venne infatti liberato il campo di concentramento di Aushwitz.

Non ti ho protetta da nulla è un reading, per parola, musica e immagini, dedicato alla storia della città di Terezín (in tedesco Theresienstadt), che, alla fine del 1941, fu trasformata dai nazisti in ghetto e campo di transito per gli ebrei destinati al campo di concentramento di Auschwitz.

Ne è autore e protagonista Matteo Corradini, ebraista e scrittore. Pubblica con Rizzoli, Bompiani, Giuntina, Salani, Lapis, RueBallu ed è stato scelto da Rizzoli per la cura della nuova edizione del Diario di Anna Franck. Dal 2003 fa ricerca sul ghetto di Terezin ed è tra i fondatori del Terezín Composers Institute in Repubblica Ceca. 

Il titolo dell’evento è tratto da una poesia di Ilse Weber (internata a Terezin, partita da lì volontaria con i bambini che le erano affidati nell’infermeria del ghetto e uccisa ad Auschwitz). La poesia, una delle più drammatiche dell’intera produzione di Weber, si intitola Sepoltura e recita così: No, non ti ho protetta da nulla / da miseria, fame e rovina. / La malattia ti incontrò debole e indifesa, / morire ti sembrava una liberazione.

La musica dei violini di Terezín risuona nella Sala degli Arazzi

Affiancherà Matteo Corradini il quartetto d’archi Philo, che dialogherà con il racconto dello scrittore, eseguendo brani musicali composti ed eseguiti da musicisti ebrei proprio nel campo e ghetto di Terezin. 

Il quartetto è costituito da: Alice Castelnuovo, viola, Alice Boiardi, violoncello, Irene Barbieri e Roberto Ficili, violini.

I violini di Terezín tornano alla Galleria Alberoni e questa volta suonano

A rendere ancora più significativo l’evento saranno i violini utilizzati dal quartetto ovvero due strumenti, marca Žalud, appartenuti a musicisti ebrei deportati nel ghetto di Terezin. Gli strumenti fanno parte della collezione di strumenti di Matteo Corradini e sono stati messi a disposizione delle violiniste per questo reading. All’ascolto, i violini ci restituiscono il mood del ghetto in tutta la sua interezza.

Saranno Irene Barbieri e Roberto Ficili a fare risuonare nella Sala Arazzi alcune delle musiche che i violini suonarono nel ghetto di Terezín. 

La storia di Terezín. “Balliamo sotto il patibolo”

La cittadina fortificata di Terezín (in tedesco Theresienstadt), fu edificata alla fine del XVIII secolo come roccaforte dell’Impero austroungarico a sessanta chilometri da Praga. Dalla fine del 1941 fu utilizzata dalla Germania nazista nel progetto di deportazione e distruzione degli ebrei d’Europa

Il campo di Theresienstadt fu trasformato in ghetto e luogo di transito, divenne campo di lavoro e in seguito lager di propaganda.

Qualcuno definiva il ghetto con la frase «balliamo sotto il patibolo». Per la propaganda nazista era un luogo perfetto per mostrare all’opinione pubblica una realtà falsata: internati in salute, cibo abbondante, luoghi accoglienti, momenti di svago e libertà, una diffusa serenità. Venne girato un filmato che documentava il progetto: Theresienstadt. Ein Dokumentarfilm aus dem Jüdischen Siedlungsgebiet (Theresienstadt: un documentario della zona di insediamento ebraico).

Una parte degli ebrei rinchiusi a Terezín era costituita da intellettuali e uomini di cultura, musicisti, pittori, drammaturghi. La loro resistenza, nonostante la violenza nazista, consistette nel ricreare un fervente ambiente culturale all’interno del ghetto. 

A Terezín confluirono quasi 150mila persone: inizialmente ebrei residenti nella Boemia annessa al Reich, e in seguito ebrei tedeschi, austriaci, olandesi e danesi. Tra di loro, 15mila tra bambini e ragazzi, dei quali ne sopravvissero 142. Del loro passaggio a Terezín è rimasta una commovente testimonianza rappresentata da centinaia di disegni e decine di poesie. Il Consiglio ebraico, su ordine dei nazisti, aveva il compito drammatico di stilare le liste di coloro che sarebbero dovuti partire con i treni verso i campi di sterminio, in particolare verso Auschwitz. 

Oggi Terezín è tornato a essere un paese. È un luogo con una storia lunga e dolorosa, che l’ebraista italiano Matteo Corradini contribuisce da anni a riportare a galla e ricostruire, recuperando testimonianze, documenti, oggetti. Nel tempo, Corradini ha ritrovato 17 strumenti musicali costruiti a Terezín e utilizzati dai nazisti nel loro progetto di propaganda

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