Lo snobismo della cultura
e la tracotanza dell’ignoranza

0

di Bernardo Carli – Qualcuno dirà seccato: “ ecco il solito tormentone sulla lettura, sul fatto che gli italiani leggono troppo poco …”. All’opposto altri denunceranno con toni apocalittici l’incipiente analfabetismo di ritorno, che poi sarebbe la regressione degli allitterati che, come certi traumatizzati a furia di non usare le gambe, si trovano nella condizione di dover imparare di nuovo a camminare.
I sostenitori della Cultura, quella con la “C” maiuscola, spesso si limitano a prendere in considerazione quella che si acquisisce negli studi classici o nella pratica di ciò che è “serio”, ignorando che questa è l’insieme di tutto ciò che costituisce l’identità di una comunità, sia essa di filosofi o di pastori nomadi.
Sull’altro versante si schierano i sostenitori dell’ignoranza come status di primitiva e sincera onestà. L’insipienza del buon selvaggio di Rousseau diventa improvvisamente virtù, da sbandierare con ostentazione. Questo accade oggi un po’ ovunque, ma in particolare in alcuni gruppi politici, quelli teorizzati da Raffaele Simone sulle pagine de l’Espresso come portatori delle tre “I”:  incompetenza, ignoranza e immaturità. C’è poi chi inneggia addirittura alla maleducazione, profferendo volgarità per dare più forza all’eloquio o al proprio debole pensiero. Insomma, si va avanti a forza di contrapposizioni, che poi non sarebbe una cattiva cosa se queste, attraverso la dialettica, portassero qualche ragionato frutto. Invece il solco si fa sempre più profondo.  Per carità di Dio, vi sono contrapposizioni assai più gravi, come quelle che conducono a conflitti ideologici che sfociano in vere e proprie guerre; si vedano quelle attuali di religione, che poi di religioso hanno assai poco e sprigionano un mefitico odore di interessi e denaro. A noi però che, con un briciolo di utopia, crediamo ancora nella conciliazione, nella comunione e nella coesione sociale, vediamo di cattivo occhio qualunque contrapposizione che non si possa sanare. L’argomento può sembrare insignificante, ma quando si tratta di “cultura”, che è sia quella che del termine accoglie l’accezione più esclusiva come l’altra più vile, si toccano le corde più nascoste e sensibili della cosiddetta società civile. . Ci piace ancor meno il modo di schierarsi delle diverse fazioni:  c’è chi da una parte si inorgoglisce nel credere che i libri detengano un potere salvifico destinato soltanto ad un gruppo di eletti, mentre gli altri, che inconsapevolmente non sanno di cosa si privano, si “incarogniscono” sulla propria posizione emblematicamente rappresentata da idiozie come “parla come mangi”, “è bello quel che piace” e altro.
Noi, che siamo scettici su ogni potere salvifico che sta nel potere dell’uomo e della sua storia, ma al tempo stesso crediamo che i libri, che solo testimonianza di tutto ciò che si evolve , piace pensare che l’umanità possa crescere e migliorare solo se quel solco dove giace superbia e ignoranza possa essere riempito da qualche virtù, prima tra tutte l’umiltà. E’ ovvio che quanto stiamo dicendo rappresenta una metafora, applicabile alle più diverse circostanze, anche in quelle che causano violenza e morte. Se è nella natura della metafora stessa la rappresentazione esemplificata con finalità di ammaestramento, c’è tuttavia da tener conto che quanto sta nell’insieme dei libri, come in una enorme biblioteca, è espressione tanto completa  di idee che da questa si possono trovare risposte ad infiniti casi o eventi. Faccio un esempio: anche gli scettici sui temi di fede sostengono che la Bibbia ed altri libri di sapienza, se letti con attenzione, siano talmente ricchi di risposte da dover essere posti in primo piano tra le diverse letture. Ecco allora che il solco tra gli allitterati e gli ignoranti acquista importanza e contiene probabilmente soluzioni a più complessi conflitti. Sarebbe necessario che questo fosse colmato  non arrendendoci con rassegnazione all’idea che i tempi siano talmente neri da rifiutare ogni rimedio. Ciò che occorre è che i sapienti scendano dallo scranno sul quale si sono seduti e dispensino il dono che hanno ricevuto con semplicità e generosità, andando in cerca di chi non l’ha scoperto; parimenti occorre che gli altri, gli ignoranti, si liberino da preconcetti fino a scoprire il gusto dell’esplorazione, dell’attenzione che porta ad ascoltare e comprendere i sentimenti propri e altrui. So bene che non è cosa facile suscitare curiosità, e non lo è nemmeno rompere quel senso di appartenenza ad un gruppo buono o cattivo che sia, perché l’uomo, più per natura che per debolezza, tende a vincere la personale insicurezza solo all’interno dei gruppi.
Guy Montag, il pompiere che, per ordine di un occhiuto regime, appicca il fuoco ai roghi di libri nel romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451 si converte alla loro difesa dal fuoco nel momento in cui si pone delle domande sulla natura dei libri e sulle ragioni della distruzione che gli viene ordinata.
Le nuove classi che popolano l’Europa (mi riferisco genericamente agli stranieri) sono quelle più a rischio di emarginazione per diverse ragioni principali: sono povere di denari, desiderose di uno status di benessere costi quel che costi, impreparate a “reggere” l’impatto con la cultura del paese che le ospita, se non cogliendone gli aspetti consumistici. Il fenomeno migratorio che continuerà a lungo, se non si pongono rimedi, è destinato a creare scompensi inimmaginabili e conflitti sociali sempre maggiori che stanno proprio in quella separatezza di cui si diceva.
Per parte nostra ci siamo raccolti in un gruppo di amici  e stiamo svolgendo un piccolo lavoro che va in questa direzione, stando proprio nei luoghi caldi del problema (la “fabbrica dei grilli” con annessi e connessi); in sostanza si tenta un esperimento creando una sorta di “filiera” per produrre lettori. Essa parte da una scuola pomeridiana per bambini ed adulti in difficoltà verso tutto quello che ha attinenza alla lettura, che sono in massima parte stranieri, prosegue con una struttura di gratuita distribuzione di libri, dei quali ci si può appropriare ed infine una vetrina annuale di ciò che si muove nell’editoria indipendente ed ha attinenza con le “urgenze etiche” della compagine sociale. Non è molto, ma i volontari che sostengono ogni giorno questo progetto, credono che possa essere un seme generoso nel dispensare futuri frutti.

LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.