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Bisotti: ‘Abbiamo perduto un pezzo delle radici del Pd’

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Silvio Bisotti

Pubblichiamo, per gentile concessione dell’autrice Antonella Lenti, l’intervista al neo segretario del Pd Silvio Bisotti che apre la nuova rubrica del suo blog lenticontatto.blogspot.it “Terzo millennio: quale politica”, dove parlano i protagonisti della politica piacentina.

Mette subito il dito nella piaga il segretario Bisotti. Oltre a una società puntiforme, sempre più spezzettata e individualizzata c’e un’altra questione importante su cui mette l’accento e che sta alla base della crisi del Pd: “Il distacco della nostra gente”. Dice e prosegue: “Quel progetto che uscì dieci anni fa dal Lingotto è oggi più che mai valido e necessario per dare risposte alla modernità. Ci siamo entusiasmati per quel progetto – segnala Bisotti – ma la situazione si è complicata perché, pur essendo parte di un unico contenitore si è continuato a contarsi, gli ex DS e gli ex Margherita. Credo che i concetti di destra e sinistra non siano più adeguate. Entrambi hanno bisogno di essere ridefiniti senza dimenticarne le radici storiche ed ideali. I valori della sinistra devono secondo me sempre di piu’ fondersi in grandi progetti riformatori in grado di fare i conti con la globalizzazione. Dal progetto del Lingotto doveva nascere una classe dirigente in grado di interpretare questa sfida che non fosse la fotocopia dei rispettivi “antenati”, se così si può dire. Quel progetto ha rallentato e ora si assiste anche alla perdita di radici fisiche…”
Intende la scissione?
“Ne sono protagoniste persone significative anche per il nostro territorio da Pier Luigi Bersani, a Maurizio Migliavacca, a Francesco Cacciatore. Persone che rappresentavano punti di riferimento per l’elettorato che manifesta, ora, un grande disagio. I cosiddetti “nativi Pd” le persone che si sono avvicinate al partito nel 2007 senza avere alle spalle una storia passata credo oggi siano disorientati e delusi. Si domandano da che parte va il partito e perché si e’ arrivati a questo punto”.
Questioni personali? Difficoltà a conciliare politiche riformatrici?
“C’è tutto questo, ma credo che vi sia anche una ragione molto generale di cui non si tiene conto quasi mai quando si analizza la situazione politica del nostro paese”.
Quale ragione?
“Il fatto è che in questi dieci anni, dal 2008 precisamente, appena un anno dopo il varo del Pd è partita una crisi pesantissima. Così la gradualità per la realizzazione del progetto del partito è saltata. Tutto è stato più traumatico e sono arrivati al pettine di una situazione economica generale difficile nodi cruciali come diritti, lavoro e pensioni. È in questa situazione che si è approdati al governo. Letta, Renzi e Gentiloni hanno realizzato cose buone di cui non ci si è resi conto nel concreto. Quella che si sta chiudendo è la legislatura che ha approvato un numero di riforme come poche altre nella storia della Repubblica. Senza dimenticare l’importante azione amministrativa anche della nostra Regione…Ora il paese sembra si sia rimesso in moto. Riguardo al lavoro, per esempio, qualcuno un Cud ha ripreso a portarlo a casa nonostante le polemiche ingenerose sul Jobs act e pur nella consapevolezza che molto resta da fare.”
I cittadini hanno girato le spalle al Pd? Come riconquistarli?
“Il progetto Pd ha una capacità di penetrazione e un programma ideale consolidato. La grande bufera della crisi ci ha dato un grosso colpo. Ora il mondo è molto cambiato ci misuriamo con la complessità che porta con se anche il rischio della burocratizzazione e dei tempi lunghi. Porto ad esempio la recente esperienza portata avanti in amministrazione. Per risolvere un problema come quello di Borgofaxall ci abbiamo impiegato tre anni, problemi che erano sul tappeto da trent’anni. Come possono i cittadini comprendere tali tempi biblici? Certo non si conciliano con un’abitudine e una richiesta di immediatezza che arriva dal basso. A questo proposito il libro recente di Francesco Rutelli “Immediati” descrive molto fedelmente il comune sentire”.
Ha parlato di evoluzione del Pd: è forse aperta la via per una nuova versione della Democrazia cristiana? In fondo la rappresentanza del Pd oggi ha prettamente questa connotazione di provenienza…
“Spero di no. Quella gamba ideale appartenuta a chi ha lasciato il Pd va recuperata all’interno del partito, è difficile accettare una scissione: non è una scelta riformista, è una scelta con forti connotati di massimalismo. Capisco l’espediente tattico-strategico però resta incomprensibile. Ora il tentativo di Pisapia non ha prodotto risultati e stringi-stringi l’ostacolo vero sembra essere la leadership di Renzi. Se vogliamo può sembrare un alibi e così facendo si rischia di fare del male a tutta l’area del centro sinistra. Il problema era dare una lezione a Renzi? E per questo si manda a pallino tutto?”
Situazione difficile con le elezioni alle porte e una campagna elettorale formalmente di là da venire, ma già nel pieno della polemica.
“Diciamo che potremmo trovarci sull’orlo di un precipizio. Stiamo per affrontare una campagna elettorale con innumerevoli rischi e spero che all’orizzonte non si profilino “inciuci” strani. Quanto al rapporto con i 5 Stelle anche questo mi sembra impraticabile…”
Quindi difficoltà enormi. E Piacenza tutte le ultime elezioni sono state pesanti per il Pd?
“Nella frantumazione generale abbiamo retto a Fiorenzuola e a Piacenza fino a quando ha tenuto il gruppo dirigente. Il partito ha perso forza di traino, l’amministrazione ha fatto i conti con meno risorse e infine col 4 dicembre 2016 – il referendum costituzionale – è arrivato il colpo di grazia. Tutto questo ha inciso anche sull’attività e la resa della giunta comunale e naturalmente ha pesato anche sulla campagna elettorale”.
Resta l’interrogativo che fate ora?
“Non possiamo certo promuovere un XFactor della politica. Occorre però definire una forma partito nella consapevolezza che il modello partito anni Ottanta non funziona più ma allo stesso tempo non abbiamo ancora una forma nuova di partito. La politica sempre più si fa in rete e le campagne elettorali sono di conseguenza sempre più condizionate da questo elemento. Non si può più pensare di non fare i conti con quel mondo che partecipa alla discussione alla vita politica in modo indiretto senza più il confronto vivo”
Un salto di qualità nella politica leggera ma recuperando contenuto?
“In tutto questo quadro in cui emerge la semplificazione quando nulla è semplice da risolvere, deve comunque crescere un nuovo gruppo dirigente. Di strada ne abbiamo da percorrere. Che dire, il fatto che io a 62 anni sia diventato segretario del Pd, la dice lunga. Il mio sforzo sarà concentrato molto su questo obiettivo”.
Il Pd però appare ingabbiato nei personalismi. Il dissenso nel vostro partito è ammesso o cancellato?
“Ho ereditato un partito in una situazione difficile. Rispetto al dissenso credo che sia necessario “disintossicare” il dibattito. La sensazione è che ci siano molte incrostazioni con i personalismi che si spingono spesso anche oltre le questioni caratteriali. Ci si può trovare di fronte a qualcuno che ti dice “ho le mie tessere ma non te le do…” inconcepibile. Il partito deve essere tenuto insieme ma che dire, in una società del ‘qui e ora’ anche i politici sono ascrivibili alla categoria degli “Immediati” per usare la definizione di Rutelli.  Con il congresso mi pare però vi sia stata una forte presa di coscienza della necessità di un cambio di atteggiamento da parte di tutti riavviando un confronto vero sul merito dei problemi e sul modo di stare insieme.”
Infine Piacenza. Una sconfitta pesante quella alle comunali.
“Bruciante. E in questo abbiamo pagato quello di cui parlavo all’inizio. L’elettorato di riferimento ha lasciato il Pd e più complessivamente il centrosinistra si è diviso compromettendo le possibilità di una, dal mio punto di vista, comunque meritata continuità. Ora l’attuale amministrazione non mi sembra stia brillando particolarmente. Il messaggio che esce è un po’ questo: stiamo fermi perché i problemi sono complessi e le risorse non ci sono. Così non va, il tema risorse esisteva già, abbiamo lasciato significativi finanziamenti pubblici quali quelli del bando periferie che mi auguro vengano utilizzati. Importanti progetti come il parcheggio di Piazza Cittadella, la nuova piscina, il nuovo ospedale solo per dirne alcuni stanno attendendo…Piacenza sta attendendo”.

alenti92@gmail.com

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