In 4 calci la memoria. Torneo, iniziative,
pensieri per continuare con Gianluca Perdoni

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di Cesare Raimondi – Non perdete il filo, ci arriviamo. Crowd Funding. L’italiano non offre un corrispondente. Il sardo si, è sicuro. Ricordo un numero del trio Aldo Giovanni Giacomo, con Giovanni a chiedere: “Come dite in italiano “quando un filo si impiglia nella moquette e con l’aspirapolvere non riuscite a rimuoverlo?” la voce fuori campo rispondeva: “Non esiste una parola sola”. Giovanni sogghignava soddisfatto. In sardo la definizione esisteva.
Sardo era il padre di un amico. Trapiantato a Milano per professione, dedicava il tempo libero ad una squadretta sulla Comasina. Un giorno si trovò in squadra Vallanzasca. Non era ancora il super criminale, ma in zona sapevano come gli girassero soldi facili in tasca. E più o meno anche come se li procurasse. Tenete il filo, è importante.
Siamo arrivati alla quarta edizione del Memorial Gianluca Perdoni. Lo scrivo per esteso, anche se continua a non piacermi. E’ la parola Memorial a stonare.
Un bigino dell’evento è indispensabile.
Tutto cominciò il 1 giugno 2015 grazie all’impegno di un amico. Il giro di sms porta quattro squadre a competere alla rudimentale prima edizione. Una trentina gli atleti, almeno il 75% disputò l’ultima gara in coincidenza con l’addio al calcio di Platini. Morale: nessun vincitore, molti visi commossi, altrettanti paonazzi.
Col movimento rodato, numeri di telefono e indirizzi aggiornati, ci si schiera per l’edizione numero due. Si tiene sempre il 1 giugno, sempre quattro squadre partecipanti. Per tutti c’è una maglietta con impresso un aforisma di Gianluca. Inauguriamo l’albo d’oro. Età media dei vincitori pari a quella dei figli del 75% cui accennavo prima.
La terza edizione parte con qualche timore. Se ci sono ancora i giovani rischiamo l’infarto, è la frase più ricorrente. I giovani c’erano, molto probabilmente hanno vinto. Ma c’erano anche ospiti di lusso. Il papà di Gianluca, che non si fermava per tutta la durata, avendo una briscola concomitante (la dice lunga sul livello calcistico della manifestazione). Roberto Gregori, prima amico e poi responsabile stampa del Piacenza Calcio. Non ha giocato, la sua ultima in campo risale a Maldera II. Appare il logo della manifestazione. E appare un libricino, con un po’ di nostra memoria e di nostra nostalgia. Siamo giunti alla quarta edizione (se avete perso il filo). Appuntamento canonico per il 1° giugno, giorno del compleanno di Gianluca, con le stesse motivazioni di sempre: non farsi male, trovarsi, ricordarsi. L’ordine è casuale.
Appurato che stiamo migliorando, e che questo gesto è apprezzato, abbiamo alzato il tiro. Roberto ne ha parlato a Stefano Gatti, Stefano ha risposto: “Sono nostri ospiti. Per Gianluca si fa tutto”. E così, contando sulla preziosa collaborazione del Piacenza Calcio, ci riproponiamo. C’è chi si occupa di contattare i calciatori, chi di ristorarli dopo le fatiche, chi di partecipare. Per ogni cosa c’è qualcuno. Organizzazione insomma.
Arrivati qui, provo a cucire. Perché è questo cui serve il filo: cucire. Parte tutto dal logo. Il giorno dopo le fatiche della terza già se ne parlava. Ipotesi fumose, ma i contorni erano chiari. O meglio, il perimetro: doveva essere un quadrato. Geometria precisa per richiamare il quattro. Ispirazione tratta dal rompicapo “conta i quadrati “, dove, conteggi alla mano, ne mancava sempre uno. Quello che racchiudeva. Ecco quindi la versione definitiva: quadrati nei quadrati, quadrati che compongono un quattro. L’inglese, oltre a concepire (come il sardo) una parola per tutto, consente anche molti incastri. A volte basati sulla fonetica, a volte sulla grafica. Il 4 diventa una F, che completa la scritta “Four”. A sua volta nel “Four”, potete trovarci “4 our”, ovvero “4 nostro” (scusate la pedanteria). Quel “nostro” ha istillato un dubbio: se lo rendessimo per tutti? Da lì nasce il crowd funding. Ricordate no? Era nella prima riga. Di preciso non so cosa sia, ma qualcuno si è documentato. Permette di raccogliere fondi senza dover creare una struttura alle spalle. Visto che la manifestazione piace, che ci sono soggetti intenzionati a contribuire, vorremmo legarla ad un’ opera meritevole. Noi siamo a costo zero, quindi possiamo girare tutto il mietuto (donazioni). Poco, tanto, è lo stesso. Chi partecipa, ci tiene a partecipare, tenendo a Gianluca. Adesione condivisa.
Manca un ultimo tassello da cucire. L’inconsistenza aleggiante tra Inghilterra, Sardegna e Comasina. Il racconto di Vallanzasca lo feci per primo a Gianluca. Era entusiasta, voleva intervistare il padre del mio amico. Il progetto non andò in porto. Purtroppo non poteva andare in porto. L’appuntamento del 1 giugno non è di quelli da segnare in agenda. Lo spettacolo offerto è vivamente sconsigliato, e gli stuzzichino basteranno sì e no per i piccoli presenti. Basta un pensiero, un filo, per continuare.

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