A Castelvetro piacentino il Po ci unisce a Cremona
Quintavalla: “Più integrazione nel territorio”

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Luca Quintavalla

Non si esagera dicendo che Castelvetro Piacentino per anni è stato percepito dai “cittadini” piacentini come la prima periferia di Cremona. Del resto tra Mezzano Chitantolo, uno dei tre paesi che formano il comune, e Cremona c’è solo il ponte sul Po. Il terzo paese è Croce Santo Spirito.
Si potrebbe dire che il fiume non costituisce la soluzione di continuità ma che addirittura eserciti una grande attrazione tra le due sponde. Perché sia Mezzano che Cremona la vocazione rivierasca l’hanno sempre vissuta senza complessi e senza paure, facendone una traccia chiara di indirizzo culturale attraverso le storie e le leggende che il Po porta con sé. Una cultura che in altre zone, anche della nostra provincia, vedi la riviera cittadina, è andata scemando.
Di valorizzare il Po se ne sente parlare da qualche decennio, convegni e progetti si sono sommati senza risultato ed è per questo che il sindaco di Castelvetro Luca Quintavalla sottolinea il favore e il successo che va riscontrando il “recupero” della spiaggia Ponticello di Mezzano. Uno spazio completamente bonificato e rivitalizzato grazie all’intervento di un gruppo di imprenditori che hanno creduto nell’iniziativa, stimolati dall’Amministrazione Comunale nell’ottica di una politica di valorizzazione non solo del territorio comunale. Ombrelloni, lettini, giochi per i bambini, beach volley, beach tennis e calcetto tutto fruibile gratuitamente: uno spazio ricreativo, ritrovo per le famiglie del territorio e qualche volta occasione culturale.
“Ponticello è una spiaggia – ricorda Quintavalla –  frequentatissima già negli anni ‘60 non solo dagli abitanti di Castelvetro ma anche di Cremona e dintorni. Averla recuperata ed adeguata agli standard odierni è motivo di orgoglio per la nostra Amministrazione, un progetto in cui abbiamo creduto fin dall’inizio. L’associazione no profit Ponticello Beach ha fatto e sta facendo un lavoro straordinario in un’ottica sostenibile da tutti i punti di vista. Vorrei sottolineare come la realizzazione di questo progetto si integra con altre iniziative, per esempio la Strada del Po e dei Sapori della Bassa con la quale stiamo collaborando su varie iniziative tra cui la Sagra dello Scalogno Piacentino, di cui è in corso in questi giorni la quarta edizione.”

Ponticello beach

Quando fu annunciata suscitò malcelata ilarità perché si pensò che a Castelvetro in fatto di idee avessero davvero raschiato il barile: dopo l’aglio e la cipolla, ecco la sagra dello scalogno! Quintavalla spiega che l’idea non fu casuale, bensì una veloce intuizione favorita dalla pubblicazione di un manuale di cucina e ricettario di successo di Carlo Cracco “Se vuoi fare il figo usa lo scalogno” edito da Mondadori. Successo per il libro e successo per lo scalogno di cui si registrò un rapido aumento di consumi.
Ma perché lo scalogno è così «figo» è stato chiesto a Carlo Cracco?
“Perché è il tocco dello chef. Quel trucco semplice, semplice che fa fare bella figura, che però riesce a esaltare alla perfezione il sapore di un piatto: il soffritto fatto con lo scalogno e non con la classica cipolla”
La prima edizione fu presentata in pompa magna, intervennero il ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina ed Edoardo Raspelli, giornalista scrittore e gastronomo di primissimo piano, conduttore del programma televisivo Melaverde in onda su Canale 5. Fu un successo di pubblico e, in questo caso si può dire, anche di critica. Gli show cooking di Daniele Persegani cuoco e conduttore televisivo, uno dei cuochi de “La prova del cuoco” in onda su Raiuno, hanno poi favorito il successo mediatico dell’evento.
Si potrebbe dire che Castelvetro è ora in cammino: la cultura del Po, la valorizzazione delle tipicità del territorio, la nascita finalmente di una Pro Loco stanno contribuendo al recupero dell’identità territoriale e culturale che inseguiva da tempo. Protagonista di questa evidente evoluzione va dimostrandosi l’attuale Amministrazione Comunale soprattutto nella capacità di fare squadra, di mettere insieme pubblico e privato per progetti che altrimenti non sarebbero sostenibili.

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