A Bobbio, Marina De Juli in “Per ora rimando il suicidio”

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Venerdì sera, 16 agosto, Marina De Juli sarà di nuovo in scena a Bobbio nel Chiostro di San Colombano: un appuntamento divenuto ormai tradizionale. “Per ora rimando il suicidio” è un omaggio a Fo, Gaber e Jannacci.

Il titolo richiama una frase di una canzone di Gaber: è l’augurio che in questa Italia ormai alla malora si voglia rimandare qualsiasi proposito di suicidio per ascoltare le nostre storie, o meglio quelle di autori come Fo, Jannacci e Gaber che per una vita hanno cercato di far ridere, piangere e soprattutto pensare.

In scena un’attrice che ha lavorato per anni con Dario Fo e Franca Rame, un polistrumentista, un chitarrista di grande esperienza e un contrabbassista.

Cantano, suonano e ci raccontano l’Italia di oggi e di ieri attraverso la musica, le parole, l’umorismo di questi tre grandi artisti vissuti a Milano. Attori, autori, cantori, narratori della nostra storia.

Da WWW.DIRITTODICRONACA.IT riprendiamo un commento di Anna De Blasi

Limbiate(MB). Il 26 Gennaio scorso, al Teatro Comunale ,è andato in scena lo spettacolo “Per ora rimando il suicidio”, omaggio a Gaber, Fo, Jannacci. Con: Marina De Juli, chitarra e voce: Andrea Cusmano,  chitarra e armonica: Francesco Amos Rampichini. Lo spettacolo, nel titolo, richiama una frase tratta dalla canzone di Gaber “Far finta di essere sani.  Il teatro canzone di tre grandi mostri sacri della cultura italiana, Gaber Fo e Jannacci, rivive nella sala, infiammando la platea.  L’estro politico,attoriale, geniale di Gaber rivive nelle parole e nell’interpretazione di Marina De Juli: un’attrice, semplicemente un’attrice,  straordinariamente attrice, mentre elementi extrateatrali, un video, rimandano ad immagini di Gaber, Fo e Jannacci, e  frammenti della nostra storia: una storia italiana. Una narrazione che parte dal 1945, attraversando la guerra, la Resistenza, l’illusorio ed ingannevole boom economico, la società dei consumi, la grande migrazione del Sud e l’industrializzazione, l’alienazione nelle fabbriche, la catena di montaggio, i soprusi e gli ideali. Le lotte di genere, le conquiste delle donne: il lavoro, il divorzio, l’aborto. Tutto ciò raccontato attraverso monologhi e canzoni, da : “Ho visto un Re” a “Ma Mi”, da “La luna è una lampadina” a “Scarp de Tennis” e poi “Vincenzina”, La strana famiglia”, “La libertà”, “Le elezioni”, “Io non mi sento italiano”. Uno spettacolo divertente che induce alla riflessione: un eterno ridere nel pianto la nostra storia. Attualissimi i pezzi di Gaber,  Fo e Jannacci, strepitosa l’interpretazione di De Juli, Cusmano e Rampichini, impossibile non riflettere sulla contemporaneità.  Tutto sempre uguale? Qualcosa è cambiato?  Chi sono i nuovi operai della catena di montaggio, insegnanti, dipendenti statali, cococò e prococò, giovani sempre più disoccupati ed amareggiati? Con buona pace di Fornero ed i suoi inglesismi, che faranno molto  Bocconi, ma non risolvono i problemi. Che prezzo ha oggi la libertà? Mentre si preparano,nell’anno di grazia 2013 nuove elezioni che dovrebbero risolvere antiche problematiche. Insolute da troppo tempo. Ed  ancora una riflessione; sulla democrazia: potere del popolo … Già potere al popolo nella sua etimologia … Ma sarà davvero così? Non sembrerebbe.  Nel dubbio mi compro una moto e per ora rimando il suicidio, cantava Gaber ….

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