Provincia, grattacapo per i parlamentari

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Da sinistra, Tommaso Foti e Paola De Micheli

Che il rebus Province si tramutasse in un banco di prova per i parlamentari piacentini alla vigilia non lo avrebbe certo sospettato nessuno. Invece, visto l’andazzo e visto soprattutto come il governo Monti su questo punto stia tirando dritto senza badare al baccano di chi protesta, anche i nostri rappresentanti in Parlamento sono attesi da un appuntamento di un certo peso per la loro carriera: votare la scomparsa della Provincia oppure no?
“Sono sicuro che i nostri parlamentari faranno di tutto per salvare un ente virtuoso e meritevole come il nostro”. A pronunciare questa frase è stato l’altro giorno il presidente della Provincia Massimo Trespidi durante un’assemblea con i dipendenti dell’ente di via Garibaldi convocata apposta per fare il punto della situazione sui tentativi di salvataggio attuati dalla sua amministrazione: la lettera alle alte cariche dello Stato in primis, il documento siglato da 46 dei 48 sindaci della nostra provincia a seguire; e infine la stesura di sette emendamenti da traghettare in Senato e poi alla Camera nel tentativo di modificare l’articolo 17 e quei criteri taglia-enti che non piacciono (numero degli abitanti ed estensione del territorio) per far posto a quelli della storicità e del merito. “Stiamo facendo il possibile – ha detto ancora il presidente ai dipendenti per la verità un po’ smarriti – siate consapevoli che fino all’ultimo momento utile questa amministrazione lavorerà. Quello che potete fare voi è continuare a fare il vostro dovere”.
Proprio lo stesso giorno però la commissione Senato bocciava gli emendamenti e così il dibattito tra i parlamentari è già andato oltre: ora si discute sul referendum. Tommaso Foti (Pdl) ha subito proposto il referendum per accorparsi a Lodi e dunque alla Lombardia. Una soluzione che, a suo avviso, consentirebbe di “salvare” il capoluogo di provincia, ma che ha fatto insorgere quelli del Partito Democratico. In particolare la collega di Camera Paola De Micheli ha da subito sposato la causa dell’Emilia Romagna e della Provincia del gusto con Parma e Reggio. “I piacentini stiano sicuri – ha detto De Micheli – Piacenza resterà in Emilia”. Inevitabile il litigio. E pensare che i due fanno parte della stessa anomala maggioranza che sostiene il governo Monti. Ma come si comporteranno al momento del voto quando arriverà in aula il decreto sul riordino delle Province sul quale magari Monti apporrà la fiducia? Se Foti e De Micheli – dunque Pdl e Pd – potrebbero avere qualche imbarazzo ad approvare il decreto che eventualmente taglia l’ente di via Garibaldi, la Lega Nord, che pure guarda all’ipotesi di accorpamento in Lombardia con grande speranza, si trova invece in una situazione di potenziale favore politico. Il voto contrario al decreto del leghista Massimo Polledri è infatti scontato: “Noi la Provincia la salviamo. Le altre forze politiche invece devono assecondare Monti” ha detto l’esponente del Carroccio. Ecco perché in questi giorni si assiste ad un valzer di dichiarazioni e di fughe in avanti, tutte dai toni particolarmente preoccupati. Intanto tra chi si schiera pro e chi contro il referendum, c’è chi in questa situazione di limbo ha messo in piedi un sondaggio curioso, ma anche a rischio di emulazione. Lo ha proposto il sindaco di Ottone Giovanni Piazza che chiederà agli ottonesi, che stanno a un tiro di schioppo da Genova, con quale provincia vorrebbero essere accorpati tra quelle di Lodi, Pavia, Parma, Alessandria e Genova. “Mi sembra una scelta giusta e democratica ascoltare cosa pensano i cittadini” ha detto Piazza, il vulcanico sindaco di Ottone, che un’idea sull’esito della consultazione in realtà se l’è già fatta. Ma che succederebbe se poi domani tutti i 48 sindaci promuovessero un sondaggio analogo?

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