Piacenza capitale della (s)cultura,
la città ignorata dai cittadini

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Il backstage

Lei sa chi era Francesco Mochi? E i due cavalieri di Piazza Cavalli? Domande all’apparenza banali, di fronte alle quali però numerosi piacentini frenano (o franano). Bazzicando sui social network, nelle ultime settimane è possibile imbattersi in “Piacenza capitale della (s)cultura”, un format video trasmesso sui canali della rivista online SportelloQuotidiano.com e palesemente ispirato a “Il Milanese Imbruttito”. La versione piacentina, tuttavia, non fa dell’ignoranza la sua protagonista; ma punta i riflettori sulla cultura del territorio. Unendo lo scherzo all’approfondimento, infatti, permette di conoscere tanti aspetti – spesso sottintesi e mai verificati – sul patrimonio locale.
In ogni puntata, da una parte un esperto, un professore o un conoscitore della materia raccontano i simboli del passato piacentino, come le opere di Melchiorre Gioia o la statua di Gian Domenico Romagnosi, mentre dall’altra l’eclettico Stefano Torre nelle vesti da intervistatore pone delle domande ai passanti, che non sempre si dimostrano propriamente “preparati”. «Ogni strafalcione viene evidenziato in fase di montaggio, abbinando la risposta corretta. La spiegazione dell’esperto anticipa sempre la simpatica interrogazione ai piacentini. Crediamo che così gli utenti possano memorizzare tali nozioni, incuriosendosi sulla cultura piacentina, dal punto di vista storico e artistico», spiega Thomas Trenchi, responsabile di SportelloQuotidiano.com e co-ideatore del format insieme a Torre (Infonet-online.it). Il titolo della serie – che raggiungerà le dieci puntate – richiama in modo parodico la corsa di Piacenza a Capitale della Cultura 2020: la commissione ministeriale non ha premiato il dossier di Palazzo Mercanti, assegnando il titolo alla limitrofa Parma.
“Piacenza capitale della (s)cultura” sta riscuotendo parecchio successo. Le prime quattro video-puntate pubblicate su Facebook hanno registrato una media di circa 3mila visualizzazioni ciascuna, raggiungendo una copertura social di circa 10mila utenti per ogni pubblicazione. La professoressa d’arte Alessandra Chiappini ha contestualizzato la costruzione seicentesca delle due statue equestri in centro storico e la realizzazione del “Monumento ai Caduti” di William Xerra. L’insegnante di lettere Michela Vignola ha illustrato la vita e l’opera di Romagnosi, proprio sotto la statua che gli è stata dedicata in Piazzetta San Francesco. Il giornalista cinematografico Enzo Latronico ha riassunto le pellicole che, in un modo o nell’altro, hanno coinvolto la nostra città: da “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio a “Belle al bar” di Alessandro Benvenuti, da “Il complesso della schiava nubiana” con Ugo Tognazzi a “La finestra di Alice” di Carlo Sarti. Nelle prossima puntata, verranno sviscerati alcuni termini dialettali, passando attraverso l’attività di Egidio Carella e Valente Faustini. Per la diffusione del format, si è rivelata fondamentale la rete messa in atto con le pagine Facebook “Sopra La Riga”, “Piacenza Memes”, “Piacenza Cult”, “Mc Photos” e “Sei di Piacenza se…”.

 

La serie su sportello quotidiano

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