Piacenza cambia volto e si spopola
Nuvolati: “Ma via Roma non è un ghetto”

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Il sociologo Giampaolo Nuvolati

Piacenza cambio volto, e sono i cittadini spesso a determinare il cambiamento: negli ultimi anni si è assistito a uno spopolamento del centro a favore delle provincia, si chiama, in sociologia urbana, polarizzazione. Come avviene, per esempio, per i quartieri urbani ben curati abitati dalla borghesia benestante che può permettersi di ristrutturare prestigiose abitazioni corrose dal tempo, magari a breve distanza da zone che, pur centrali, restano comunque ai margini perché sofferenti di problematiche quali la mancata integrazione, il degrado e una vistosa assenza di decoro urbano. Nel centro, dunque, manca la classe media che si è ritirata in provincia.
La trasmissione A tutto tondo di www.zerocinque23.com si è chiesta, e ha chiesto al sociologo Giampaolo Nuvolati (nella foto al centro), quale potrebbe essere il ruolo di via Roma nella trasformazione urbana in corso, zona centrale e nevralgica nella quale varie amministrazioni si sono impegnate con progetti e iniziative per riqualificarla, riportando i piacentini a ri-viverla.
Il centro è spopolato? “Nel centro – così Nuvolati – manca la classe media e la città si polarizza. Chi ha grandi disponibilità economiche vive nei palazzi di pregio, riqualifica le case del centro, chi si trova in una situazione intermedia, e vuole una buona qualità della vita, va a vivere fuori città (a Gossolengo, Pittolo, Quarto, San Nicolò) dove trova case più ampie a costi ridotti e magari anche in mezzo al verde. Nelle zone più fatiscenti del centro, dove permangono problemi di varia natura, insistono e sono presenti le fasce più deboli della popolazione. La classe media, invece, che è alla ricerca di una migliore qualità della vita, che non riesce a trovare in città, si sposta fuori dove trova le villette indipendenti, i giardini, una serie di servizi di qualità. Una tendenza che gli urbanisti conoscono bene: è il fenomeno dello sprawl urbano cioè la diffusione della città, la dispersione della città, che è un concetto diverso rispetto allo sviluppo delle periferie”.
Via Roma, zona dalle molteplici possibilità che da anni attende di essere valorizzata. Cittadini e amministrazione ci stanno provando con il progetto Porta Galera 3.0.
“E’ un processo particolarmente complicato perché non fa parte della storia di città italiane come Piacenza, di medie dimensioni, che non hanno mai avuto problemi di integrazione di popolazioni straniere che si sono insediate in un particolare quartiere. Anche se non parlerei assolutamente di un ghetto: in Italia non esiste il concetto (che è tipicamente statunitense), l’Italia è uno dei paesi in assoluto con maggiore mix sociale. Quartiere Roma non lo vedo come un’area ghettizzata o particolarmente degradata, possono esserci dei problemi ma significa che, da noi come in altre città, bisogna sperimentare vari tipi di soluzione, promuovendo forme di partecipazione da parte della popolazione. Ma la soluzione non si trova di punto in bianco, tanto è vero che è un problema condiviso da molte altre città. Si procede per tentativi, alcuni sono assi portanti imprescindibili come la ricerca della partecipazione della popolazione locale, o il tentativo di riportare i piacentini in questa zona. Alcuni orizzonti si intravedono ma le modalità con cui costruire questo progetto vanno ancora sperimentate in contesti medio piccoli come quelli di Piacenza”.
E’ un processo lungo, quindi?
“E’ un processo lungo: anche se la politica certe volte ha dei tempi di intervento mirato molto brevi credo che le società, le comunità abbiano tempi di trasformazione molto lunghi e che questo processo, anche per quanto riguarda Piacenza, non abbia risoluzione in tempi immediati”:
Le politiche locali certe volte non vanno di pari passo con le esigenze dei cittadini?
“Le politiche locali non vanno di pari passo con le esigenze dei cittadini, non vanno di pari passo con la crisi economica – che incide fortemente con la localizzazione della popolazione sul territorio – non vanno di pari passo con le politiche nazionali: è molto difficile pensare a un intervento a livello locale che di punto in bianco risolva questo  problema. Sotto traccia, a un livello ancora nascosto, vi sono nei processi di migrazione dei fenomeni che ancora non riusciamo bene a comprendere: ad esempio, parlando di via Roma qualcuno dice che è un’area di disagio, dove c’è paura ad andare in giro la sera, ma se uno vi passeggia non ha assolutamente questa percezione. E’ una questione, allora, che riguarda anche la capacità analitica di leggere il fenomeno: c’è incertezza anche da questo punto punto di vista, su quello che riusciamo effettivamente a cogliere. Io, se dovessi esprimere un’opinione personale – ad di là del mio ruolo di sociologo – devo dire che camminando per via Roma questo disagio non l’ho avvertito”.

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