Passoni: “Bilancio, niente tagli
lavoreremo su efficientamento”

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L’assessore Paolo Passoni

L’avvocato Paolo Passoni, attuale assessore al Bilancio del Comune di Piacenza, è l’amministratore della giunta Barbieri con maggiore esperienza politica. Già responsabile del Bilancio in Provincia (amministrazione Trespidi), amministratore in quasi tutte le società partecipate (è stato presidente di Tecnoborgo all’epoca della realizzazione dell’inceneritore, ndr), Passoni ha mancato per un soffio – nel 1994 – l’elezione a sindaco di Piacenza: una percentuale contenuta, traducibile in milleduecento voti, lo ha separato dal vincitore: il professor Vaciago, appunto.
“E’ vero, persi per una manciata di voti – commenta oggi Passoni – ma devo riconoscere che ho perso contro un avversario che si è rivelato un buon sindaco”.
Sincero, senza dubbio. Ma veniamo all’oggi; con la stessa sincerità, assessore, risponda ora a questa domanda: è vero che esiste in Comune un triangolo magico composto dal sindaco Barbieri, dal vicesindaco Baio e dall’assessore Passoni?
“E’ una sensazione che mi hanno comunicato e che io, tuttavia, non percepisco. Il sindaco mi ha dato fiducia: ci siamo conosciuti nel ’96 in Forza Italia e in seguito abbiamo lavorato insieme in Provincia in seno alla giunta Trespidi. Con il sindaco c’è stima reciproca. Non conoscevo – invece – l’assessore Baio, di cui oggi sono in grado di apprezzare le capacità”.
Come spiega le sue dimissioni in Provincia nel 2013? Cosa successe con il presidente Trespidi?
“Dopo quattro anni di collaborazione, la morte annunciata delle Province mi ha indotto a considerare finita la mia esperienza nella giunta Trespidi, nonostante la mia scelta dal presidente fosse osteggiata. Avevamo una visione diversa della gestione del bilancio, bilancio in cui non c’era più un euro per il Piano delle opere pubbliche. Ora le Province sono ancora in vita, ma senza soldi: scelta scellerata per territori, compreso il nostro, che di questo ente intermedio avrebbero bisogno”.
Qual è il ruolo di un assessore al Bilancio? Si tratta di un incarico puramente ragionieristico?
“In una amministrazione ci sono sempre bravissimi tecnici, tecnici in grado di redigere, da soli, un bilancio. Poi ci sono le scelte politiche. L’assessore deve mediare tra la giunta e l’ufficio ragioneria. Quando c’erano grosse disponibilità di risorse l’assessore al Bilancio faceva poca fatica, non si faceva nemici. Ora questo ruolo si è trasformato in un compito ingrato”.
A campagna elettorale finita, può dirci che bilancio ha ereditato dall’amministrazione di centrosinistra?
“E’ un bilancio senza luci, ma anche senza ombre. Ho ereditato una situazione di stabilità con un pareggio di bilancio – anche quest’anno – tutt’altro che scontato. Il vero problema del Comune consiste nella mancanza di risorse da investire”.
Dunque, com’è la situazione?
“I trasferimenti statali sono diminuiti, Piacenza è indietro nella riscossione di alcuni tributi come le multe e di conseguenza viene a mancare una parte di cassa, le spese – soprattutto per il sociale – aumentano perché la popolazione invecchia e insieme all’invecchiamento aumentano le situazioni di povertà. La spesa per il sociale è assai elevata, dobbiamo trovare un equilibrio sul welfare, perseguendo un efficientamento della spesa. La capacità di investire (in immobili e opere pubbliche), la capacità di spesa corrente oggi è quasi a zero: una situazione che non riguarda solo il Comune di Piacenza ma con cui, in tutta evidenza, non si può convivere”.
Come valuta l’eventualità di cedere quote di società partecipate?
“E’ una valutazione che deve essere fatta. Qualcuno sostiene che non si vendono i gioielli di famiglia, rispondo che bisogna sempre valutare i pro e i contro. Si potrebbe cederne una quota. Le opere pubbliche, la manutenzione, vanno fatte e vanno finanziate. Se facciamo un mutuo dobbiamo chiederci come ripagarlo. La discussione è aperta”.
Qual è il tratto caratterizzante di questa amministrazione sul bilancio?
“Bisogna partire da un dato tecnico, che però ha risvolti politici. Fino ad ora si è prestata attenzione alla spesa storica del Comune. Noi, invece, posto che le risorse sono abbastanza scarse, non volendo aumentare le tariffe e mantenendo lo stesso livello di servizi (sociali e non), siamo partiti dall’assestato 2017. Siamo andati a vedere quanto abbiamo speso nel 2017 e da lì siamo partiti per predisporre il bilancio, sapendo che partivamo con minori disponibilità. Abbiamo iniziato a risparmiare su quelle spese che io ho definito, e che qualcuno forse ha male interpretato, come ‘comprimibili’. Risparmi di spesa a partire dagli assessorati e dal sindaco, con un significativo taglio dei costi di rappresentanza e la ricerca di sponsor privati per gli eventi in calendario. Ma c’è stata anche una fase di espansione con l’aumento dei contributi per la Caritas, per le Università (che devono servire come volano dello sviluppo economico), per iniziare a ridisegnare la mobilità”.
D’accordo, ma le spese per il sociale saranno salvaguardate?
“Nessun taglio, parlo di efficientamento. A Piacenza abbiamo un livello di welfare molto alto e spese altrettanto alte. E’ un tema delicato: noi dobbiamo garantire gli stessi livelli ma spendendo meno, sarà un lavoro di anni ma si può fare. Non parlo solo di servizi assistenziali ma anche delle mense, dei rifiuti. Bene, posso dire che le tariffe non sono state toccate”.
Ma che significa efficientamento?
“Efficientamento significa che dovremo fare analisi approfondita dei servizi erogati dal Comune, e alla scadenza dei vari appalti, bandire gare ad hoc, più aderenti alla realtà. Un esempio? Il bando per Spazio 4 che ci permetterà di risparmiare 40mila euro all’anno. Chi ci dice che non si possano ottenere gli stessi risultati con meno soldi?”
Assessore, che cosa risponde alle circostanziate critiche ai tagli inflitti dalla giunta Barbieri alla cultura e alle associazioni culturali?
“Le critiche per i tagli alla Fondazione Teatro sono fuori luogo e fuori tempo. Si riferisce allora alla delusione di Gianni Azzali (musicista, ideatore e organizzatore del Piacenza Jazz Festival, evento di risonanza nazionale, ndr) per il mancato contributo al Piacenza Jazz Fest? In questo caso sono disponibile a chiarirmi personalmente con lui e quando ho parlato di spese superflue non mi riferivo certo alla sua manifestazione. Credo però che vi siano eventi che possano e debbano camminare sulle proprie gambe. E, si badi, non mi riferisco solo agli eventi culturali. Infine, questo è un bilancio di previsione: ci sarà un bando per i contributi alle associazioni culturali e il bilancio potrà registrare variazioni. Vedremo strada facendo se ci saranno le disponibilità. Di tempo ce n’è ancora”.

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