Partito d’Azione e Nuova Europa formazioni europeiste a Piacenza formatesi negli anni ’70

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‘L’urtiga. Quaderni di cultura piacentina’ affronta fin dai suoi primi numeri aneddoti e pagine della storia piacentina da differenti prospettive e proposte dei propri collaboratori; stavolta lo ha fatto con un accento sulla storia dei partiti e dei movimenti politici locali che sono stati un riflesso del corso storico nazionale e internazionale. “Sono state due vere e proprie occasioni politiche mancate, anche a livello locale: mi riferisco al Partito d’Azione, sorto all’indomani della caduta di Mussolini, e di ‘Nuova Europa’, un gruppo europeista sorto nell’alveo della Democrazia cristiana negli anni ‘70”, ha detto Ippolito Negri, giornalista e direttore della rivista. “Il Pd’A si era sviluppato nel nostro territorio al momento della nascita della Resistenza partigiana ma poi si era disciolto improvvisamente, dopo la guerra, e scomparve anche dal nostro territorio. ‘Nuova Europa’ invece era attivo negli anni in cui si volevano rafforzare i rapporti tra la DC (che era una sua costola) e il Movimento federalista europeo, attivo anch’esso a Piacenza, che mirava a un’unità maggiormente politica della Comunità europea e non solo alla mera unione economica”, ha aggiunto.

Del Pd’A su questo numero si è occupato Luigi Montanari, a cui ha dedicato un breve saggio. Sorto a livello nazionale il 2 marzo 1942 in clandestinità mentre la guerra fascista ancora infuriava, il Pd’A prese parte alla guerra di liberazione e poi all’Assemblea costituente della Repubblica democratica. Era nato dall’esperienza in esilio della formazione antifascista ‘Giustizia e Libertà’ dei fratelli Rosselli e il programma era chiarissimo: abolizione della monarchia, decentramento amministrativo su base regionale, libertà sindacale, separazione tra Stato e Chiesa, riforma agraria, ma soprattutto una federazione europea di Stati democratici. Il partito arrivò a Piacenza, nella prima sede di via Mazzini 30, nell’agosto 1943 su impulso di Raffaele Cantù prima e di Aldo Clini dopo. Tuttavia, nel secondo dopoguerra il partito non ebbe mai una base elettorale ‘di massa’ come altri e venne sciolto il 20 ottobre 1947, anche a Piacenza sparì da un giorno all’altro.

Di ‘Nuova Europa’ invece ha parlato Eduardo Paradiso, un gruppo europeista degli anni ‘70 all’interno della DC (quando visse la sua prima importante crisi di consenso), e che cercò di inserire maggiormente la causa europeista dentro il partito cattolico anche nella sezione piacentina e di puntare alla creazione di una federazione europea politica anziché solo sull’omogenizzazione economica e l’unione doganale tra gli Stati membri della CEE.

Ovviamente ‘L’urtiga’ non si è fermata qui e in questo numero affronta la costruzione dal 1953 al 1955 del Terzo Lotto del quartiere INA-Casa, opera di Giuseppe Vaccaro, ritenute una delle architetture manifesto del Novecento piacentino. Elena Montanari nel suo articolo riconosce l’originalità di linguaggio e indipendenza di pensiero che emersero nelle sue opere in giro per l’Italia: a Vaccaro si devono l’edificio che costituisce l’ingresso di quello che venne definito il villaggio moderno, l’asilo e il palazzo che sorge al centro dell’isolato. L’autrice non tace il degrado che negli ultimi anni si è impadronito delle aree verdi e dei porticati, oltre che della fontana: manufatti, questi, meritevoli di un’attenzione che Piacenza non sembra riservargli.

Un’altra novità è l’articolo di Stefano Beretta sulle epigrafi e tombe di personaggi illustri del cimitero di Piacenza, costruito a partire dal 1821, il cui progetto era a firma di Lotario Tomba e la cui spoglie andarono paradossalmente perdute negli ampliamenti del camposanto nei decenni successivi; a questo fanno seguito altre storie curiose come quella della cappella dei conti Scotti Douglas o della famiglia di Valente Faustini.

In questo numero poi sono state anche affrontate alcune particolari ricorrenze: la Giornata del soldato del 9 maggio 1942, mentre i soldati italiani erano al fronte in Libia e in Russia, festeggiata con spettacoli all’ospedale militare di via Palmerio e al Teatro dei Filodrammatici; e una serata del 21 agosto 1938 in Piazza Cittadella con 6mila piacentini che gremivano l’anfiteatro del Carro di Tespi, teatro lirico girovago su autocarri, promosso dal regime fascista

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