Gaza, approvata risoluzione Onu per il cessate il fuoco. Gli Usa non la bloccano

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Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione per il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e per l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani.
Una decisione “molto attesa”, come ha commentato in un post su X il segretario generale Antonio Guterres, che ha aggiunto: “Questa risoluzione deve essere attuata. Un fallimento sarebbe imperdonabile“.

GLI USA SI ASTENGONO, NON ESERCITATO DIRITTO DI VETO

Il testo, presentato inizialmente venerdì dagli Stati Uniti e bloccato dal veto di Russia e Cina, è stato nelle ultime ore rielaborato dai membri non permanenti in collaborazione con Washington per aggirare un nuovo veto. Dato che è stato rimosso il passaggio in cui la Casa Bianca proponeva il cessate il fuoco in funzione del rilascio degli ostaggi, l’ambasciatore americano ha preferito astenersi, in modo da non bloccare la risoluzione esercitando il diritto di veto (come avevano fatto in precedenza negli ultimi mesi).
Le vittime civili nella Striscia dal 7 ottobre hanno raggiunto intanto quota 32.333, stando ai dati del governo locale.

NETANYAHU ANNULLA LA VISITA A WASHINGTON

Il premier Benjamin Netanyahu ha annullato la visita di una delegazione israeliana a Washington, come aveva minacciato di fare se gli Stati Uniti non avessero esercitato il diritto di veto. È la prima volta dal 7 ottobre che la Casa Bianca non blocca una proposta di cessate il fuocoLa risoluzione è stata approvata invece da tutti e dieci gli Stati membri non permanenti del Consiglio di sicurezza – Algeria, Ecuador, Guyana, Giappone, Malta, Mozambico, Corea del Sud, Sierra Lione, Slovenia e Svizzera – e dai quattro permanenti, ossia Russia, Cina, Francia e Regno Unito.

Il testo della risoluzione include anche “l’urgente necessità di incrementare il flusso di assistenza umanitaria e rafforzare la protezione dei civili nell’intera Striscia di Gaza” e ribadisce la sua richiesta di “eliminare di tutti gli ostacoli alle forniture di aiuti umanitari su larga scala”.
Durante la discussione della nuova bozza, la Russia ha proposto di introdurre il termine “permanente” accanto alla richiesta di “cessate il fuoco immediato”, una mozione che però è stata respinta. Come aveva dichiarato l’ambasciatore Vasily Nebenzya per sostenere la mozione, senza tale termine Israele ricomincerà a compiere attacchi contro la Striscia una volta che il mese di Ramadan – ossia il periodo individuato per il cessate il fuoco – sarà terminato, ossia il prossimo 10 aprile.

La risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza, la prima ad essere approvata a quasi sei mesi dall’inizio della guerra, fa inoltre appello a tutte le parti ad “osservare i propri obblighi” in osservanza del diritto internazionale rispetto a “tutte le persone tenute in stato di detenzione”.

“Il silenzio del Consiglio di Sicurezza su Gaza sta diventando assordante, è giunto il momento che contribuisca a una soluzione”, ha dichiarato l’ambasciatore della Francia Nicolas de Riviere durante la seduta del Consiglio per sostenere l’approvazione del testo. Una volta terminato il mese di Ramadan, de Riviere ha incoraggiato l’organo esecutivo dell’Onu a “rimettersi subito al lavoro”, per approvare “un cessate il fuoco permanente” e rimettere in “carreggiata un processo politico che realizzi la soluzione dei due Stati – l’unica in grado di garantire la pace”.

LA CINA: “lA RISOLUZIONE ARRIVA TARDI PER 32.000 CIVILI INNOCENTI”

“La Cina ha sostenuto l’adozione di questa storica risoluzione. Abbiamo compiuto sforzi enormi per realizzare un cessate il fuoco immediato e duraturo. La giustizia prevale” è invece il post su X dell’ambasciatore della Cina Zhang Jun, che davanti al Consiglio aveva dichiarato: “Dopo ripetuti veti sulle azioni del consiglio, gli Stati Uniti hanno finalmente deciso di smettere di ostacolare le richieste di un cessate il fuoco immediato“, in riferimento all’astensione degli Usa.
Quindi, dopo aver ricordato “la risoluzione arriva tardi per gli oltre 32mila civili innocenti”, Jun ha osservato che “tuttavia porta speranza per le milioni di persone che soffrono una catastrofe umanitaria senza precedenti. Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza- ha concluso, rivolgendosi al governo di Tel Aviv e alle forze di Hamas- sono vincolanti”.
Infine, durante il dibattito, l’ambasciatrice degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield ha puntato il dito contro Hamas, accusandolo di non aver ancora rilasciato gli ostaggi catturati lo scorso 7 ottobre in Israele, sostenendo che tale scelta ha ritardato il cessate il fuoco immediato nonché l’ingresso degli aiuti umanitari.

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