Fondazione, botta e risposta dopo il terremoto:
in via Sant’Eufemia la tensione resta alta

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fondazione-bastione-parcheggio 010Resta altissima la tensione alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Poco dopo l’addio, il presidente dimissionario Francesco Scaravaggi si è tolto un buon numero di “sassolini” dalle scarpe in un’intervista-fiume a Libertà, con una serie di considerazioni alle quali cinque componenti del cda hanno ritenuto di rispondere con una lettera pubblicata – il giorno dopo – sempre dal quotidiano locale.
Emergono così almeno in parte alcuni dei motivi che hanno portato allo scontro frontale da cui – dopo il mancato azzeramento chiesto dal presidente – si è determinato l’addio di Scaravaggi e l’apertura di una fase nuova, il cui inizio – in termini procedurali – dipenderà anche dal tipo di iter che verrà individuato per la scelta del nuovo presidente, dato che lo statuto dell’ente non prevedeva un simile “cataclisma” interno, al quale si è oltretutto aggiunto l’attacco bipartisan dei politici locali che chiedono l’azzeramento di tutto il cda.
Scaravaggi ha lamentato come in Fondazione, dopo la sua elezione, “quasi subito il clima si è guastato”. “Se l’avessi saputo – ha ammesso il presidente dimissionario – non sarei mai entrato in fondazione” Scaravaggi ha detto di essersi sentito “strumentalizzato” e che la Fondazione “dovrà ripartire con persone nuove”, spiegando di aver chiesto la revoca di tutto il cda “avendo visto che ormai quasi tutti non collaboravano con me”. “Più che scavalcato – ha aggiunto – sono stato esautorato: venivo a sapere di certe azioni dopo che erano state fatte”. Su tutte, “la nomina dei legali quando c’è stato il trapasso di titoli in Svizzera (l’operazione da 200 milioni che portò al licenziamento dell’ex direttore, ndr) l’estate scorsa”: Scaravaggi ha ricordato che “lo Statuto dice che la nomina dell’avvocatura è prettamente di mia competenza, quale legale rappresentante della fondazione”.
Il presidente ha detto di essersi sentito esautorato soprattutto dal vicepresidente vicario (Beniamino Anselmi, ndr), spesso con il consigliere avvocato (Franco Marenghi, ndr): “Quando loro portavano in consiglio delle proposte – ha dichiarato Scaravaggi – andavano sempre bene, se le proposte venivano dal presidente non erano ascoltate”. L’ormai ex presidente ha spiegato di aver chiesto di correggere “l’anomalia” per la quale “due consiglieri con firme abbinate potessero impegnare la Fondazione senza dover ottenere l’assenso del presidente”, e rimarcando come su operazioni finanziarie molto impegnative ci fosse una velocità d’azione del tutto assente per erogazioni di importo minimo.
Scaravaggi ha detto di aver iniziato a perdere la propria fiducia nel momento in cui “la parte a me più vicina, il mondo cattolico, non mi ha creduto. Quante pizze abbiamo mangiato insieme la sera  – ha ricordato – mentre cercavo di spiegare che la situazione non andava bene”, aggiungendo di sentirsi deluso proprio da “chi rappresentava la parte cattolica e si è comportato come in certe vicende vaticane”.
Nessun passo indietro sulle dimissioni (“Non vedo l’ora – ha detto chiaro e tondo – di andare via da qui”), mentre sul futuro Scaravaggi ha detto di non vedere per la Fondazione il “baratro” evocato da molti: “I 342 milioni di euro del bilancio – ha dichiarato al quotidiano locale – sono il valore contabile, per quanto ho capito, ma ci vuole un “audit”, una valutazione indipendente di un ente esterno che ci dica il valore effettivo. Credo, per quanto ho potuto capire, che saremo nell’ordine di 290 milioni”. 5 milioni di euro (rispetto ai 9 di un tempo) il valore annuo delle erogazioni dell’ente: “Si dovrebbe arrivare – secondo Scaravaggi – a fare qualche bando finalmente per le erogazioni di valore medio e medio-grande, specie sul fronte del welfare”.

fondazione1Al presidente dimissionario Scaravaggi, come detto, hanno replicato cinque Consiglieri d’amministrazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano, i componenti del cda Beniamino Anselmi, Renzo De Candia, Franco Marenghi, Giovanni Rebecchi e Carlo Tagliaferri.
Ecco la lettera integrale apparsa su Libertà.

Visto il contenuto delle dichiarazioni dell’ingegner Scaravaggi apparse sul quotidiano Libertà del 21 giugno, noi sottoscritti cinque consiglieri di amministrazione della fondazione di Piacenza e Vigevano intendiamo sottolineare, pronti all’occorrenza a fornire ogni dimostrazione del caso anche documenti alla mano, la correttezza del nostro operato, sempre improntato alla massima trasparenza nell’interesse della fondazione di Piacenza e Vigevano e al servizio dei territori di riferimento: ovviamente mantenendo ciascuno nelle singole situazioni un’autonomia di giudizio e di valutazione come deve avvenire in un organo democratico quale è un consiglio di amministrazione.
Riteniamo quindi doveroso fornire ai lettori di Libertà, e non solo, una pacata e puntuale risposta alle affermazioni dell’ingegner Scaravaggi. E’ incomprensibile innanzitutto l’affermazione secondo cui lo stesso sarebbe stato portato in fondazione con il “miele” tenuto conto che l’ingegner Scaravaggi ha presentato autonomamente la propria candidatura.
Quanto poi all’opportunità di ricevere o meno le persone, è ovvio che l’ingegner Scaravaggi fosse pienamente libero di incontrare chiunque. Diversa è invece la preoccupazione manifestata dal Consiglio di Amministrazione che non ci fosse alcuna differenza di trattamento tra chi si fosse rivolto al Presidente e/o che fosse conosciuto dallo stesso e chi, per contro, si fosse limitato ad avanzare delle semplici richieste, nell’interesse del territorio. Analoga sollecitazione è stata rivolta a tutti i membri del Consiglio di Amministrazione.
Non è poi dato comprendere quando e come il Presidente sarebbe stato esautorato nell’esercizio delle sue prerogative. Ed è proprio l’unico esempio che viene portato (nomina dei legali a seguito del noto trasferimento dei titoli in Svizzera) a smentire categoricamente tale sua affermazione. Al riguardo è appena il caso di ricordare all’ingegner Scaravaggi che nel Consiglio di Amministrazione dell’8 luglio 2013 è stato deliberato all’unanimità di respingere l’operazione di trasferimento dei titoli in Svizzera essendosi ritenuto necessario procedere previamente ad ogni relativo approfondimento, anche con l’ausilio dell’advisor, sia dal punto di vista operativo che dal punto di vista della correttezza legale dell’operazione e quindi delle eventuali segnalazioni da effettuare alle autorità di vigilanza.
Va altresì rammentato che alcuni giorni dopo uno dei sottoscritti consiglieri ha appreso casualmente da un funzionario di una banca con filiale a Piacenza, l’avvenuto trasferimento dei titoli con disposizione a firma del Presidente e dell’ex direttore generale. Subito fu contattato l’ingegner Scaravaggi, cui fu ricordato che il Consiglio di Amministrazione aveva vietato l’operazione e fu pregato di dare disposizione affinchè la delibera del Consiglio di Amministrazione fosse rispettata e venisse impartito senza indugio disposizione per il rientro dei titoli in Italia presso le banche di provenienza dandone nel contempo comunicazione alle stesse. Nel successivo Consiglio di Amministrazione del I agosto 2013 venne presa in esame la situazione e considerato che i titoli non erano ancora rientrati, per avere chiarimenti su tutti i profili di responsabilità connessi all’operazione, venne deciso all’unanimità di rivolgersi ad uno studio legale con specifica  specializzazione, individuato nello studio Lombardi – Molinari di Milano, che considerato il periodo feriale, venne contattato dopo ferragosto. Studio legale con cui si tenne una riunione anche con l’intervento dell’ingegner Scaravaggi.  E’ chiaro che in quei frangenti non appariva prioritario l’aspetto formale concernente le modalità di nomina del legale (anche se la scelta era ben nota a tutti, ovviamente incluso il Presidente), quanto piuttosto intervenire bene e rapidamente al fine di porre rimedio ad un’iniziativa che avrebbe potuto procurare danni irreparabili alla fondazione di Piacenza e Vigevano.
Tutti insieme abbiamo dimostrato in quelle circostanze la nostra piena solidarietà e coesione al Presidente, facendo quadrato intorno a lui e attivandoci al massimo. Finalmente ai primi di settembre 2013 i titoli rientrarono in Italia sui depositi di provenienza. In sintesi disquisire ora su chi avrebbe dovuto dare incarico formale ai legali appare uno sterile e singolare esercizio; rifacendoci a quel periodo, sarebbe come se all’epoca avessimo avuto un incendio da spegnere e si fosse perso tempo a disquisire se fosse più opportunoutilizzare l’acqua del bagno o quella della cucina.
Quanto all’affermazione che alcuni consiglieri avrebbero più di altri “esautorato” il Presidente, va rammentato che le proposte via via sottoposte al Consiglio di Amministrazione provenivano da un ordine del giorno predisposto dallo stesso Presidente e sono sempre state approvate all’unanimità, salvo una approvata con cinque voti favorevoli (i firmatari della presente), uno contrario ed uno astenuto; trattasi di delibera di attribuzione dei compiti e mansioni al direttore generale ed al personale amministrativo della fondazione.
Quanto all’evocata gestione “parallela” vorremmo solo rammentare che i sottoscritti consiglieri hanno maturato un analogo convincimento in tema di spese sostenute senza preventiva delibera del Consiglio di Amministrazione, fatto quest’ultimo segnalato in varie circostanze anche al Collegio Sindacale. Quanto alla “doppia firma”, ricordiamo che questa procedura è stata voluta dal Presidente dopo il noto trasferimento dei titoli e ciò a sua tutela; mai comunque si è verificato che un documento uscisse senza la firma dell’ingegner Scaravaggi. A questo proposito l’ingegner Scaravaggi ben ricorderà che sin da giugno 2013 il Consiglio di Amministrazione approvò all’unanimità l’introduzione di una funzione di auditing (controlli interni) e quindi in epoca antecedente alla vicenda Svizzera.
Quanto agli investimenti, e in particolare all’operazione cui fa cenno l’ingegner Scaravaggi, non va dimenticato che la stessa è stata valutata e approfondita con l’advisor per circa tre mesi e discussa più volte in Consiglio di Amministrazione. E’ stata poi deliberata all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione stesso in quanto tutti i relativi componenti furono convinti che si trattasse di un’operazione destinata a rafforzare la stabilità patrimoniale della fondazione, spostando gli investimenti verso titoli garantiti dallo stato italiano, da quelli con sottostanti obbligazioni bancarie (comunque emessi dai primi tre gruppi bancari italiani). L’obiettivo su cui sono state fatte lunghe riflessioni, fu quello di bilanciare il portafoglio della fondazione incrementando la componente dei titoli di stato italiani. L’operazione sopra indicata era stata proposta ed esaminata sin dallo scorso novembre e valutata sotto tutti gli aspetti con l’ausilio dell’advisor e, con l’approvazione da parte di quest’ultimo, deliberata dal CdA all’unanimità per cogliere le opportunità del mercato, e prevenire la probabile discesa dei tassi (poi avvenuta) evitando ulteriori penalizzazioni dei rendimenti.
Va ricordato che l’auspicata costituzione della Commissione Investimenti è avvenuta nel corso di questa gestione. Si tratta di una commissione a carattere consultivo, la cui costituzione è stata deliberata nel gennaio scorso, ma la nomina dei cui componenti è avvenuta solo in aprile scorso, con prima riunione tenutasi a maggio 2014.
Quanto al principio della “casa di vetro” ci fa piacere sentir dire che il concetto viene condiviso. Non si vuole certo togliere le regole in essere da oltre vent’anni, ma tutti insieme migliorale ed adeguarle ai tempi.
Ci riferiamo in particolare alla necessaria introduzione di un organismo di vigilanza esterno, come previsto dalla Legge n° 231 / 2001, all’introduzione e all’applicazione di un codice etico, nonché all’applicazione di delibere già da tempo assunte in tema di “Comitato spese” e di una più attenta gestione degli immobili volta a contenere i costi di gestione, e non ultimo l’introduzione dell’albo fornitori.
Quanto alle erogazioni, teniamo a precisare che tutte le deliberazioni sono state assunte all’unanimità previa disamina del Comitato Erogazioni, con la costante partecipazione dell’ingegner Scaravaggi.
Quanto ai valori di bilancio e ai valori contabili del patrimonio non possiamo che rammentare che alcuni investimenti, o interventi di stabilizzazione su operazioni effettuate prima della fine del 2008, fanno parte dei titoli immobilizzati. Per i titoli immobilizzati, i principi per la redazione del bilancio, stabiliti da specifiche disposizioni di legge, può registrarsi, talvolta, una differenza tra i valori di mercato e i valori di carico. Trattandosi, però, in buona parte di titoli di stato e di primari emittenti bancari, il prezzo di carico risulta, di massima, pari al prezzo di rimborso garantito alla scadenza.
Per quanto attiene, infine, l’affermazione del Consigliere Pareti circa la mancata firma dei mandati di pagamento relativi a 22 erogazioni già deliberate dal Consiglio di Amministrazione precisiamo che l’informativa ai Consiglieri è avvenuta tramite mail nella giornata di venerdì 20 giugno, dopo le ore 16.00 alla chiusura degli sportelli bancari e nulla era stato comunicato ai diretti interessati nella precedente giornata di giovedì quando erano presenti in fondazione. A solo titolo di “leggero commento” sarebbe stato più utile che il consigliere che conosceva l’esigenza di firma avesse informato chi di dovere anziché gli organi di stampa.
Vogliamo infine sottolineare, a tranquillità delle comunità piacentine e vigevanese, che la decisione assunta dall’ingegner Scaravaggi non lede l’efficacia della fondazione stessa, che attraverso i suoi organi istituzionali saprà gestire questa situazione creando i presupposti per una gestione sempre più corretta e trasparente. Ribadiamo comunque che il primo pensiero è l’interesse delle comunità piacentine e vigevanese.

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