Morire di fame o di lavoro Galvani: “E’ emergenza”

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galvanidi Elena Caminati – 27 aprile Casale Monferrato – 17 giugno Roma. Sono le date che hanno segnato l’inizio e la fine del Tour per la Sicurezza di Bruno Galvani (nella foto). In mezzo ci sono stati 51 giorni di intensi incontri, sofferenza e speranza toccati con mano nelle 40 città vistate e nei 1000 comuni attraversati. Il tutto per 8200 chilometri in camper di cui 2000 fatti in hand bike a motore. “Abbiamo deciso di fare questo tour partendo dai dati del 2015 – ha detto Galvani – ci siamo resi conto che le morti sul lavoro sono aumentate di oltre il 16%, così come le malattie professionali, per non parlare del tema amianto. Partendo da questi dati abbiamo deciso di fare il tour, difficile, complicato ma molto importante”.
Nel corso del viaggio, Bruno e gli organizzatori hanno incontrato 7mila studenti dalle elementari all’università, istituzioni, autorità, per oltre 30mila persone, e poi tanta gente comune che ha vissuto direttamente la piaga degli incidenti sul lavoro, delle malattie sul lavoro e dell’amianto.
“Chiediamo che non si debba più scegliere tra morire di fame o di lavoro – ha detto Bruno – parlando con le persone abbiamo raccolto questa esigenza perche il tema dell’amianto, in questo momento, ha creato danni irreversibili, basti pensare cosa è accaduto a Casale Monferrato o Broni. Speriamo che questo tour serva a rendere più chiara la situazione”.
Per 2000 chilometri Galvani è sceso direttamenrte in campo in sella alla handbike a motore, con tappe da 60 kilometri al giorno. Un segno che suona come un messaggio a chi ha subito un infortunio sul lavoro.
“Il fatto che abbiamo voluto farlo così – conferma – è perchè quando si fa una valutazione di un disabile si pensa che sia soggetto passivo. Con la forza di volontà invece si può tornare a vivere una vita normale. Io ho avuto un incidente sul lavoro a 17 anni, è stata durissima, ma ho deciso che non potevo essere il mio infortunio, e questo sta a dimostrare che le persone disabili possono affrontare anche situazioni difficili e faticose”.
Il tour ha avuto una forte eco nazionale e locale, un paio in particolare gli incontri che Bruno ama ricordare, a Livorno e a Caivano in provincia di Napoli. “Siamo arrivati a Livorno e abbiamo incontrato il presidente dell’associazione 140 per le vittime della Moby Price che dopo 25 anni non hanno ancora la verità; poi siamo stati a Caivano, che in quelle settimane era sotto i riflettori per le morte di due bambini al Parco Verde. Pensavao sarebbe stato un inferno, invece abbiamo incontrato 250 studenti e un corpo docenti preparatissimi”.
Dal viaggio nasceranno un video documentario con la raccolta delle immagini più significative di quanto è successo in giro per l’italia, isole comprese, che verrà presentato a settembre e un film. “Quella del film è una vera ambizione per raccogliere le immagini e le sansazioni più significative realizzate dal regista che ci ha seguito Luigi Pastori. Il film verrà presentato anche in alcuni festival nazionali”.
Una nuova sfida attende ancora Bruno anche se particolarmente impegnativa e soprattutto a ridosso del tour appena concluso; la tappa a Marcinelle l’8 agosto. “Sarebbe importante – conferma – tenuto conto che Piacenza l’8 agosto celebra le vittime della Pertite. A livello nazionale invece si ricordano i 264 lavoratori, per lo più italiani, morti nella miniera di Marcinelle. Sarebbe il degno epilogo – conclude Galvani – di questa iniziativa, l’ultima tappa da Piacenza a Marcinelle per significare una vicinanza di queste due tragedie perchè il sacrificio di queste persone non sia speso invano”.
(Il servizio completo  su www.zerocinque23.com)

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