Trattoria Ongina, culatello e pesce fritto: un’idea che si fa risalire al padre di Giuseppe Verdi

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I mercatini dell’usato mi hanno sempre attratto. Forse per il desiderio di trovarci chissà cosa che sia sfuggito all’attenzione di altri meno attenti. E’ così che due o tre volte all’anno mi faccio prendere dal fascino di Cortemaggiore e dal suo Mercatino dell’Antiquariato. La prima domenica di Giugno, dopo aver indugiato fino a sera tra i banchi,  incontri e racconti, invece di tornare a Piacenza ho preferito fermarmi a cena. I locali della zona si sono rivelati presto “al completo” costringendomi a fare uno sforzo di memoria per trovare un tavolo dove metterci sotto i piedi. E’ stato così che ho pensato alla Trattoria Ongina di cui i ricordi non si erano persi. Sulla riva destra del torrente Ongina, quindi per pochi metri in provincia di Parma ai limiti del comune di Polesine Parmense, ci sono arrivato in quindici minuti.
Questo è ancora un magico locale, degno, al di là dei meriti gastronomici, di essere considerato quasi un museo etnografico, per l’autenticità delle persone che lo frequentano. Alcuni avventori, con i loro visi scolpiti e rubizzi, il mitico patron Giuliano Botti, le donne impegnate in cucina, tutrici delle tradizioni della “bassa” sono testimoni della tradizione. Qui, dove l’Ongina e l’Arda confluiscono nel Grande Fiume è sempre stata terra di confine e quindi di incontro; tracce del locale risalgono al 1810 quando la dogana, sita nelle vicinanze, determinò l’apertura di un punto di ristoro (un’idea che si fa risalire al padre di Giuseppe Verdi, allora proprietario del fondo) in un luogo in cui l’umidità è ideale per la stagionatura dei salumi. Il profumo degli insaccati è il primo a colpire le narici di chi entra in trattoria. Culatello, salame, prosciutto, spalla cotta, “strolghino” sono di casa, così come i croccanti tranci di pesce gatto e di anguilla fritti.
Alle pareti le foto ingiallite della troupe che in zona girò “Novecento” e spesso mangiò qui, con Bernardo Bertolucci vestito da regista, sciarpa e cappellaccio d’ordinanza. Poi quelle di Sanda, Depardieu e De Niro giovani e magri, i ricordi di Giorgio Bocca, la recensione di Raspelli.
Gli arredi sono rimasti quelli di allora, tovaglie bianche, piatti rotondi con disegnata la silhouette di un pescatore.
Se si gradisce sviluppare il pasto completo i primi piatti hanno il loro punto di forza nei tortelli d’erbetta e ricotta, altre specialità sono i cannelloni con ripieno di carne e i cappelletti con la zucca. Le pietanze sono basate sugli arrosti e sull’anatra o altri animali da cortile preparati in vari modi.
A fine pasto concludono i semifreddi della casa, le crostate di frutta e la sbrisolona. I vini sono Gutturnio e Barbera di piccoli produttori piacentini ma anche Lambrusco e Fortana di produttori parmigiani. Il bianco della casa è invece un riesling dell’Oltrepo Pavese.
Consiglio di non rinunciare a due fette di culatello, ai tortelli di erbetta e ricotta e poi la mitica anguilla fritta in piccole rondelle asciutte, croccanti, morbide all’interno, da mangiare così, con le mani e senza spremervi sopra il limone.

gDp

Trattoria Ongina
Via Ongina,2 – Polesine Parmense (43010) Tel.0524-98112 –
Chiuso: mercoledì

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