Sì sì, no no. La concretezza
della vicesindaco Baio

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Elena Baio

“Libertà”  l’ha definita “Lady di ferro” e in molti ritengono che la sua designazione a vicesindaco, ad opera del sindaco Patrizia Barbieri, costituisca una polizza assicurativa sul futuro della giunta: avvocato cassazionista (studio legale a Roma, oltreché a Piacenza), sicura, preparata, determinata. L’assicurazione, insomma, consisterebbe nella garanzia di una base professionale e umana concreta, solida. Diverso il discorso politico: Elena Baio, in sintonia con gli anni che stiamo vivendo, non nasconde la sua estraneità  -appunto – alla politica: possiedo il know how necessario, imparerò e farò bene. Anzi, farò il bene della città che contribuisco ad amministrare.
Una concretezza, quella del vicesindaco Baio, che si manifesta nelle risposte, quasi sempre laconiche (“sì sì, no no, il resto viene dal maligno”, cioè dalla politique politicienne) e sempre molto cortesi.
Avvocato, non possiamo non chiederle come ha reagito alla polemica tra Corrado Sforza Fogliani e il giornalista di Libertà Gustavo Roccella: sul piatto la sua presunta sponsorizzazione ad opera del presidente della Banca di Piacenza.
“Guardi, ritengo non valga la pena rettificare alcunché. Penso siano polemiche di ‘bassa manovalanza’. Oltretutto, non leggevo Libertà da vent’anni: ho ripreso a farlo adesso, considerato il mio ruolo di vicesindaco”.
Perché Patrizia Barbieri l’ha scelta?
“Ritengo sia una domanda da rivolgere a Patrizia”
Sì, certo, ma secondo lei?
“Mi conosce, credo mi abbia scelta in quanto persona di buon senso, al di fuori delle logiche spartitorie della politica dei partiti”.
Dica, si considera una donna di destra?
“Di centrodestra. La mia fonte di ispirazione sono i valori liberali. Non ho modelli di riferimento ma apprezzo e condivido le idee di Luigi Einaudi. Sono fermamente convinta, oggi più che mai, della necessità di superare le divisioni ideologiche. Da vicesindaco, in base alle possibilità, mi impegnerò anche in questo senso”.
Due donne alla guida dell’amministrazione piacentina. Neanche il centrosinistra – che ha sempre sottolineato il ruolo della donna nella società e la sua conseguente valorizzazione –, c’è mai riuscito.
“Ritengo che la novità, mi lasci dire l’eccezione, riguardi Patrizia: abbiamo una sindaca brava, competente, capace. Per il resto, nel Paese, le vicesindaco donne sono più frequenti, certamente più frequenti dei sindaci”.
Ha dichiarato di avere risposto sì alla chiamata in base a una forte voglia di cambiamento: “basta lamentarsi e non fare niente”. Ma lei, da cittadina, di cosa si lamentava?
“L’amministrazione precedente era autoreferenziale, i singoli cittadini poco ascoltati, poco ascoltati i comitati, le associazioni. Si è creata una cesura profonda tra il potere politico e la cittadinanza. Le criticità riguardavano tutti i settori, ma in particolar modo il decoro e la sicurezza. Ho riscontrato una costante mancanza di dialogo della cittadinanza con l’amministrazione. E’ un aspetto al quale vogliamo porre rimedio, velocemente”.
Alcuni suoi colleghi di giunta predicano totale discontinuità con la precedente amministrazione. Possibile che nessun progetto avviato  meriti d’essere portato a compimento?
“Non lo escludo, naturalmente. Debbo tuttavia passare in rassegna tutto quanto riguarda l’operato di coloro che ci hanno preceduti. E’ presto per fare valutazioni di questo tipo”.
Lei ha la delega al riordino istituzionale e alla trasparenza. Ha in mente riforme per facilitare la vita dei cittadini nel rapporto con la pubblica amministrazione?
“Anche in questo caso i tempi per gli annunci non sono maturi, mi confronterò prima con il sindaco”.
Delle fusioni tra Comuni, cosa ne pensa?
“Sono una necessità. Anche se i cittadini, forse, non sono preparati”.
Per uno sviluppo armonico e proficuo della città, il progetto di una Grande Piacenza (che prevede la fusione del capoluogo e dei comuni limitrofi) è visto da molti come una formidabile opportunità. Con trentamila abitanti in più potrebbe sviluppare progetti importanti. E’ d’accordo?
“Non penso che i numeri siano la soluzione, ritengo viceversa che lo sviluppo economico sia questione di capacità individuali e collettive. Bisogna convincere le persone, gli imprenditori, a ragionare per il bene comune, non per il proprio interesse. Un’impresa, ad esempio, nelle sue scelte deve pensare anche al futuro dei piacentini. Serve una rivoluzione morale”.
Alcune dichiarazioni dei suoi assessori hanno già sollevato polemiche (es. il leghista Zandonella sul centro islamico). Lei ha parlato di armonia nella giunta. Sarà difficile tenere a bada gli assessori più scalpitanti?
“Ribadisco l’armonia di cui parlavo. Inoltre, abbiamo tutti molta fiducia nel sindaco”.
Lei, insieme all’assessore Passoni, fa parte del ‘cerchio magico’ del sindaco, mentre gli altri assessori sono stati proposti, quando non imposti, dai partiti. Il suo incarico di vicesindaco è un ruolo di garanzia per lo stesso sindaco?
“E’ un’analisi che non condivido. Il sindaco voleva una persona di sua fiducia come vicesindaco ma non per questo mi sento, né sono, più importante degli altri assessori. Che, per inciso, non penso siano stati imposti dai partiti”.
Segnalati, però, questo sì.
“Gli altri assessori hanno deleghe importanti. Non sarebbe così se Patrizia li avesse subiti e non voluti”.
Ammetta però che il sindaco ha fatto una scelta strategica intelligente individuando in lei la sua (del sindaco) carta vincente: la soluzione per una amministrazione funzionante.
“Ma non mi si sopravvaluti…”.
Come vede Piacenza tra cinque anni?
“Una città più sicura, esteticamente più apprezzabile, più vicina ai cittadini. Senza rabbia. Spero che i cittadini lavorino tutti per il bene comune senza preconcetti, senza fare opposizione”.
Sarà così anche a Palazzo Mercanti?
“Me lo auguro. Abbiamo iniziato con un discorso di apertura verso la minoranza, auspicando la maggior collaborazione possibile. Spero sia davvero così”.

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