Sanità: carenza di medici, ricerca, tecnologie
Cavanna: “Nuovo ospedale tra 15-20 anni”

0
Luigi Cavanna

Pubblichiamo, per gentile concessione dell’autrice Antonella Lenti, un estratto dell’intervista al direttore del dipartimento di Oncologia dell’ospedale di Piacenza Luigi Cavanna, realizzata per la rubrica Terzo Millennio del suo blog lenticontatto.blogspot.it.

Medici insufficienti, ricerca, tecnologie, finanziamenti che scarseggiano, nuovi bisogni sanitari che si affacciano… Argomenti al centro di questa lunga intervista a Luigi Cavanna direttore del dipartimento di Oncologia di Piacenza all’interno della rubrica TERZO MILLENNIO… del blog “Lenticontatto”. Brevemente due appunti per introdurre questa l’intervista che segue e che e’ frutto di oltre un’ora di conversazione.
Cavanna si sofferma sul tema della ricerca, spiega perché è importante farla anche se, talvolta, mancano riconoscimenti meritocratici. I vantaggio, pero’, sono indubbi per i pazienti perche’ in questo modo anche una piccola realta’ entra nei circuiti internazionali dei centri di ricerca potendo avere a disposizione una rete di conoscenze tra le migliori al mondo.
Le potenzialita’ di Piacenza ci sono – spiega il prof. Eppure chi si ammala di cancro a Piacenza si sente chiedere ancora “Ma come, ti fermi a Piacenza?”
Accanto a un sistema sanitario che dovrebbe darsi credito sulle sue potenzialità si affacciano delle ombre. Dapprima la carenza di medici e nel prossimo futuro rischia di diventare drammatica soprattutto per i cittadini ed e’ un problema nazionale. Manca l’integrazione tra bisogni e programmazione universitaria ci spiega Cavanna, un chiaro sintomo di mancanza di programmazione. E poi la popolazione che invecchia e interroga la medicina avanzando domande e servizi nuovi. Lo scenario cambia rapidamente, con l’avanzare dell’eta’ e la crescita della popolazione anziana crescono di pari passo le cronicità, d’altra parte la tecnologia ha fatto passi avanti enormi così come la ricerca con la nuova frontiera di farmaci, le terapie geniche, che hanno aperto nuove speranze di vita soprattutto, ma non solo, per i malati di tumore. Insomma un mondo sanitario in divenire.
Cavanna si addentra nelle tante pieghe della sanità e la affronta dal punto di vista di chi si trova in prima linea a tu per tu con i malati. Tra le criticità che evidenzia ovviamente i tagli costanti agli investimenti in questo campo operate dai governi di vario colore che si sono succeduti in questi anni.
Dottor Cavanna, abbiamo un sistema con più conoscenze, più tecnologia che insiste su una situazione caratterizzata da una sempre più importante contrazione delle risorse e sullo sfondo si delinea un’altra emergenza: la mancanza di medici e specialisti problema che già in alcune realtà si è evidenziato. C’è qualcosa che non funziona. Evidentemente.
“C’è un problema molto italiano che si sta ponendo: la carenza di professionisti medici. Non per essere catastrofici, ma per cercare delle soluzioni, è necessario, ora come ora, aprire le facoltà di medicina e chirurgia, togliendo o allargando proporzionalmente il numero chiuso in base al fabbisogno di medici. L’impressione è che non vi sia connessione tra la realtà e la pianificazione universitaria, sembra mancare una strategia; un paese civile si chiede: “qual è il fabbisogno di salute dei cittadini?” Stabilito questo si investono poi risorse in termini di personale e tecnologia.
Si ha l’impressione che, a seguito degli interventi fatti sul numero chiuso alcuni decenni fa, ora si corra il rischio che quella scelta, forse giusta allora, stia diventando dannosa e deleteria per i cittadini”.
I medici, in servizio ora, si dice da più parti, hanno un’età media elevata e quindi che scenario si delineerà quando arriveranno alla pensione?
“Sono decine di migliaia sul territorio nazionale i medici che fra due-tre anni andranno in pensione e quindi sicuramente non ci sono i ricambi sufficienti. Ma è necessario ricordare che per formare “competenza clinica” cioè la capacità da parte dei professionisti di curare bene i malati ci vuole tempo e si rischia di non averne più. In altre parole se domani le facoltà ampliassero i numeri ci sarebbe comunque il problema, perché ci vuole tempo a formare un medico.
Che cosa s’intende?
“Semplicemente questo: ci riempiamo la bocca con il termine “clinical competence” ovvero la competenza clinica che si acquisisce con la formazione sul campo, attenzione, la competenza clinica non è solo il titolo di specializzazione, ma è la capacità, il saper fare, che si acquisisce con la formazione in corsia. L’esperienza diretta è fondamentale e si acquisisce studiando da un lato, ma soprattutto facendo esperienza clinica concreta vicino a un medico già formato che lavora, che insegna lavorando, facendo, comunicando. L’allievo impara anche per imitazione: osserva il suo “tutor” cosa fa, come lo fa, come opera, come esegue le manovre, come comunica con il malato ed i familiari, ecc. così si impara a fare il medico che cura il malato. Poi la tecnologia e alcune manovre si impareranno conseguentemente si apprenderanno le procedure, i protocolli, altre tecniche come l’ecografia, l’endoscopia, dipende dalla branca specialistica che s’intraprende”.
[…]
Ospedale, è necessario, non è necessario, si farà? E sarà la strada per avere strutture adeguate?
L’ospedale nuovo è una grande opportunità che non dobbiamo perdere. Personalmente non so bene quali siano i criteri con i quali le Autorità Regionali decidono che un ospedale è vecchio e bisogna farne uno nuovo. Tuttavia ora è importante procedere. So che la direzione dell’ASL di Piacenza, assieme al Collegio di Direzione ed altri professionisti dell’ASL ha stilato un documento programmatico in cui si evidenzia la necessità di un nuovo ospedale nella nostra città e valuta anche il ruolo e le principali caratteristiche del nuovo ospedale. E’ importante capire di quale ospedale avremo bisogno tra 15-20 anni” […]

L’intervista completa su https://lenticontatto.blogspot.it

LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.