“Salva Piace” per pochi eletti. Ma la passione biancorossa e’ di tutti.

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La sorprendente protesta del tifo organizzato di domenica durante Piacenza-Fidenza, riporta alla ribalta un feeling mai nato tra il comitato Salva Piace e buona parte dei supporter biancorossi. Il comitato era nato nella turbolenta estate del 2012 come veicolo aggregante per coalizzare uomini e (soprattutto) risorse da canalizzare per l’estremo salvataggio dell’allora derelitto Piacenza Calcio; fu per la verita’ un’operazione con nobili fini ma naufragata causa la scarsa adesione dovuta anche in parte alla relativa fiducia che la base del tifo nutriva nei confronti di alcuni padri fondatori di una associazione che ben presto di e’ distinta per un certo distacco non solo rispetto alle questioni di campo di chi poi ha materialmente proseguito la storia biancorossa (i Fratelli Gatti con la loro Libertas), ma anche rispetto a chi domenicalmente frequenta il Garilli. L’associazione, dopo non essere riuscita nel compiere il miracolo di salvare la societa’ dal fallimento ha poi virato i suoi obiettivi su un piu’ generico ed imprecisato fine di promuovere e salvaguardare l’immagine del Piacenza Calcio rilevando dalla curatela il diritto per lo sfruttamento di tale stemma.Ed e’ in questo momento che qualcosa nel meccanismo del “Salva Piace” s’inceppa: da promesso sposo per l’allora Atletico BP Pro Piacenza il marchio finisce sul petto della meno sponsorizzata Lupa Piacenza contro probabilmente il volere di chi aveva creato il comitato stesso e che ha trovato nella ferma opposizione della frangia estrema degli ultras un degno antagonista. Il Salva Piace da questo punto in poi si “eclissa”; di iniziative di propaganda e salvaguardia del marchio Piacenza nemmeno piu’ l’ombra, cosi come si perdono le tracce sulle tribune del Garilli di chi si era fatto promotore del salvataggio biancorosso (Gentilotti, Piva, Rizzuto, Reggi, Trespidi, Garibaldi). Viene da chiedersi se sia corretto che chi si e’ fatto carico di garantire la continuita’ e la salvaguardia di un marchio, poi abbandoni e si disinteressi platealmente di verificare come questo marchio venga poi gestito e rivalutato. Successivamente del “Salva Piace” si ha traccia in due occasioni: nella prima in cui viene annunciata l’acquisizione del marchio di un’altra nobile decaduta dello sport piacentino vale a dire il Piacenza Basket (defunto con il nome di Morpho Basket), notizia che sorprende un po’ tutti in quanto nell’oggetto sociale dell’associazione si fa solo menzione del calcio e non di altri sport e quindi ci si domanda con che fondi sia stato acquisito tale marchio e soprattutto se i soci ne siano stati informati; la seconda notizia fa riferimento alle dichiarazioni del consigliere Garibaldi che annuncia al termine del triennio di affitto del marchio del Piacenza Calcio ai Gatti un’attenta valutazione di come questo marchio e’ stato rivalutato. Onestamente alla attuale proprieta’ dei biancorossi saranno gelati gomiti e polsi considerando gli sforzi, i sacrifici e gli investimenti anche pluriennali sinora fatti per cercare di riportare tra i professionisti la loro squadra. Il resto e’ la storia del museo biancorosso, ottima e lodevole iniziativa , ma sicuramente mal gestita con un’inaugurazione alla chetichella ignorando il tifo biancorosso, vero motore ed anima pulsante delle imprese biancorosso ed un’apertura la pubblico riservata e limitata negli orari e nei settori. Pensiamo e riteniamo che il vero tifoso biancorosso, quello che ha palpitato e urlato per la sua squadra in ogni stadio, in ogni serie ed in ogni stagione , meriti di poter vivere e condividere la propria passione al pari di tutti gli altri, perché la passione e l’amore per il Piacenza calcio non si compre con una tessera o una quota associativa, ma la si vive cantando e gioendo.

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