Romano Tribi: “Idea – Popolo e Libertà,
un piccolo partito per rifondare il centrodestra”

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Romano Tribi
Romano Tribi

Romano Tribi, referente provinciale di “Idea – Popolo e Lobertà”, spiega, in una nota, le ragioni del progetto del nuovo partito di centrodestra.

“L’8 di dicembre ad Orvieto è nato “Idea – Popolo e Libertà”, partito fondato dai sen. Quagliariello e Giovanardi e dall’On. Roccella. Venerdì scorso a Roma oltre trenta movimenti territoriali e liste civiche di area liberale, cristiana, nazional-riformista, che annoverano fra le proprie file oltre duecentocinquanta amministratori locali, hanno sottoscritto un patto di federazione con “Idea – Popolo e Libertà”, mantenendo a livello territoriale tutta la loro autonomia e devolvendo a un vertice comune la loro rappresentanza nonché la ricerca di una più ampia politica di alleanze.
Altre venti realtà civiche, conclusi i propri adempimenti interni, lo faranno nei prossimi giorni e i movimenti territoriali federati con ” Idea – Popolo e Libertà” diventeranno cinquanta. Si inizia così a descrivere una forma pressoché sconosciuta alla politica italiana: una sorta di piramide rovesciata
dove il vertice, invece di essere controllo e comando dispotico, si fa servizio nella condivisa esigenza di non confondere l’autonomia con il particolarismo egoistico. Si può obiettare: un altro partitino che smarrirà per strada le buone intenzioni degli esordi. È una previsione legittima, che
però quanti lavorano da un anno a questo progetto stanno facendo di tutto per smentire con i fatti. Partendo da una chiara visione di ciò che il centrodestra dovrebbe fare per tirare fuori l’Italia da una situazione davvero difficile.
Il Paese sembra infatti avviluppato ogni giorno di più in una spirale che lo trascina in basso, verso la decadenza e la povertà diffusa. Nel mentre, le forze politiche sembrano come ipnotizzate: incapaci di dare risposte all’esterno, si rifugiano in pratiche autodistruttive interne che spesso travalicano
i confini dei partiti per investire le coalizioni di riferimento. Come atleti immobili ai blocchi di partenza, attendono che lo starter dia inizio a una nuova corsa, con regole che ancora non si conoscono e che, anche per questo, probabilmente non riusciranno a determinare un nuovo vincitore.
Sia chiaro: questa situazione ha certamente responsabilità diffuse, ma è innanzi tutto il frutto della recente dissennata stagione di pseudo-riformismo economico e istituzionale che in nome della post-verità mediatica ha messo al bando la serietà. Col risultato di spingere il Paese ancor più nel tunnel
della crisi economica, acuendo le tensioni sociali, portando le riforme dello Stato a deragliare. A tutto ciò si può rispondere in modo impulsivo,
alimentando l’illusione che un brusco scossone o una estemporanea scelta azzeccata possano tirarci fuori dall’incubo nel quale il governo Renzi ci ha precipitato. Ma c’è anche un’altra reazione possibile: individuare il Che fare?, per segnare una profonda discontinuità e incamminarsi su
una strada nuova. L’Italia ha bisogno di dimostrare a se stessa e agli altri di non aver gettato la spugna e di voler rimettere in moto al più presto riforme vere, sia in campo economico che istituzionale.
Bisogna tornare a guardare in faccia le cause effettive della crescente condizione di povertà diffusa senza più limitarsi a nascondere
la polvere sotto il tappeto. Bisogna dare un segnale che riforme istituzionali condivise sono possibili e che Renzi non è riuscito ad ammazzarle: ridurre il numero dei parlamentari in pochi mesi si può e noi di ” Idea – Popolo e Libertà ” ci proveremo in ogni modo. Eleggere una Commissione Costituente sovrana si può ed è ormai la strada maestra per non rinunziare a una modernizzazione che le nostre istituzioni attendono da tanto.
Bisogna impegnarsi a concepire una legge elettorale seria che non rischi, come l’Italicum, di essere cassata prima ancora di entrare in vigore; che agevoli la governabilità senza volerla imporre surrettiziamente; che allontani da Roma il rischio che si materializzò a Weimar: quella situazione per cui le forze che tendono al centro non hanno i voti per governare e le “estreme”, pur avendo la maggioranza, risultano tra loro incoalizionabili
e dunque impossibilitate a formare un governo.
Bisogna, soprattutto, impegnarsi in un processo di vera rifondazione del centrodestra. La storia ci insegna che nei momenti di crisi intensa le rifondazioni partono dal basso. Investono i programmi e il modo stesso di stare insieme. È possibile approdare in alcuni mesi a un programma comune del centrodestra che si confronti con i problemi nuovi del XXI secolo senza omettere neppure i più nodi spinosi come quello
dell’Europa: anche su quelli è possibile arrivare a una sintesi.
“Idea – Popolo e Libertà ” è nata per assolvere a questi compiti. E per questo sta crescendo: per tornare a coltivare una speranza, per tornare a vincere e farlo in un Paese più unito nel quale governare torni a essere un servizio e non un atto di più o meno prolungata arroganza, dove i valori non negoziabili siano cardine della vita quotidiana.
Romano Tribi, riferimento pro tempore Idea – Popolo e Libertà

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