Piacenza perde, nel 2016, 239 aziende
Costruzioni e manifattura i settori più colpiti

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cantiereCalo netto nel numero delle imprese registrate a Piacenza a fine 2016. Secondo i dati divulgati dalla Camera di Commercio, la consistenza complessiva è scesa sotto le 30mila unità, assestandosi a 29.923 soggetti registrati. La variazione in termini percentuali è stata del -0,8%.
“Come osserviamo da alcuni anni – osserva la nota della Camera di Commercio, i settori nei quali si sono concentrate le riduzioni sono anche quelli più numerosi: costruzioni (-105), agricoltura (-68), attività manifatturiere (-63), commercio (-50), trasporti (-22). Va anche sottolineato però che ci sono branche nelle quali il movimento è stato di segno opposto: l’ambito dei servizi alle imprese è cresciuto di 35 unità, quello delle attività finanziarie ed assicurative di 29, le altre attività dei servizi hanno 27 imprese registrate in più e 19 il gruppo delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento. Il complesso del terziario (al netto di commercio e trasporti) è quello che cresce, con una variazione dell’1,29%.
Nel corso degli ultimi anni il numero di aperture di nuove attività è stato sempre inferiore alle chiusure; la nota positiva è che queste ultime sono andate a diminuire a partire dal 2012, quando era stato raggiunto l’apice.
Il territorio costituito dall’aggregazione Piacenza, Parma, Reggio Emilia (così come risulta a seguito delle decisioni assunte dai rispettivi Consigli camerali lo scorso 30 gennaio) ha retto di più in questo lasso temporale, segnando una riduzione pari al 4,1% del complesso di imprese registrate.
Rispetto alla sola Piacenza, nella nuova aggregazione la numerosità del manifatturiero e delle costruzioni è più alta mentre inferiore è quella di agricoltura e commercio.
Se nel complesso il numero di imprese che hanno sede nelle tre province è pari al 28,62% del totale delle imprese emiliano-romagnole, nelle costruzioni, nella manifattura e in agricoltura l’incidenza è ancora maggiore. Tende a delinearsi quindi un quadro strutturale modificato nel quale dovranno muoversi le future politiche camerali”.

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