Nuovo polo logistico sì o no, il dibattito
Dosi: “Finora nessun piano industriale”

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polo-logisticoFavorevoli gli Industriali, a determinate condizioni la Cgil. Critica Confapi, senza riserve il No di Legambiente.
Fa discutere l’eventualità di un nuovo insediamento logistico (ben 960mila metri quadrati) tra Le Mose e i Dossi di Roncaglia, per un investimento di 200 milioni di euro. Questa l’offerta – per altro allettante per un Comune che come tutti i Comuni d’Italia ha un vitale bisogno di denaro – avanzata da una multinazionale orientale per insediarsi in quella terra di conquista che è diventato il Nord-Est piacentino. Un dibattito che dispiace al sindaco Paolo Dosi perché “basato oggi solo su un atto che non ha un contenuto specifico. Abbiamo ricevuto – precisa il sindaco – una generica manifestazione di interesse alla quale abbiamo risposto richiedendo un più dettagliato piano industriale”.
La manifestazione d’interesse è stata avanzata da una immobiliare della logistica di proprietà di un fondo di Singapore (potrebbe essere Alibaba, il colosso cinese del commercio on line). L’area in questione è oggi terreno agricolo che i documenti urbanistici destinano ad area produttiva, a condizione che l’operatore che si candida all’insediamento offra adeguate garanzie riguardo la sostenibilità ambientale, riguardo la qualità dell’attività e riguardo le positive ricadute occupazionali.
“Un altro ampliamento – spiega Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica – enfatizzerebbe ancora di più sia i costi che i benefici. Allora, la domanda è: cosa vuole fare Piacenza? Si tratta di una scelta eminentemente politica. La città vuole ancora una logistica che porterà lavoro ma anche ulteriore sofferenza per il territorio? Già le dimensioni sono più che importanti – sottolinea il professor Rizzi – e in ogni caso vanno fatte valutazioni serie e controlli sul mantenimento dei diritti dei lavoratori”.

Il segretario della Cgil Gianluca Zilocchi
Il segretario della Cgil Gianluca Zilocchi

Salvaguardare la qualità del lavoro, come del resto ci si aspetta, è la posizione della Cgil piacentina: “Siamo favorevoli a un nuovo insediamento nel polo logistico? – così si interroga Gianluca Zilocchi, segretario provinciale Cgil – “Ebbene – prosegue – per assumere una posizione responsabile sarebbe necessario avere qualche informazione in più e tutelarsi con vincoli precisi. Se l’operatore che ha fatto richiesta di insediamento si propone in continuità con quelli già presenti (con poche eccezioni) che alimentano e trascinano carovane di cooperative, il non rispetto dei contratti, un lavoro di bassa qualità, allora non va bene. Se invece si segue un modello di sviluppo compatibile con il progresso sociale, e non si prevede nuovo consumo di suolo, allora ci si può ragionare”.
Favorevoli al nuovo insediamento sono gli industriali piacentini: “Un’occasione da non perdere per il territorio intero: se tutto sarà trasparente e nel rispetto delle regole – sostiene il presidente provinciale di Confindustria Alberto Rota – non si può dire di no, perché porterebbe lavoro e benessere per tutta la comunità”. “Non si ripetano gli errori del passato – prosegue Rota – come quando Fiorenzuola si lasciò sfuggire l’outlet che oggi a Fidenza occupa 600 giovani. Se poi si parla di Alibaba, realtà tipo Amazon, avremo un’applicazione di logistica intelligente, dai risvolti occupazionali molto interessanti per i giovani.

Alberto Rota
Alberto Rota

Senza contare tutti i vantaggi che un intervento del genere può portare a tutte le aziende del territorio, anche in termini di opere di urbanizzazione e di viabilità”. Più prudente, invece, sull’ipotesi di un nuovo polo logistico, la posizione della piccola industria rappresentata da Confapi. “Dobbiamo capire di cosa stiamo parlando – osserva il presidente provinciale Cristian Camisa –. Una nuova e ulteriore occupazione è sempre benvenuta, ma siamo sicuri che si tratti di posti di lavoro qualificati e che a beneficiarne saranno i piacentini? Se si parla di semplice logistica di magazzino è un conto, se fosse logistica integrata in grado di creare indotto sarebbe tutt’altro discorso. Oggi a Piacenza – aggiunge il numero uno delle piccole industrie – c’è una grande percentuale di capannoni sfitti. Perché andare ad occupare uno degli ultimi terreni disponibili in città quando la tendenza di tutta Europa è quella di puntare sulla riconversione delle aree abbandonate?”
E all’ipotesi di insediamento non ci sta, e non ci sta in modo deciso, Legambiente. L’organizzazione ambientalista definisce con un gioco di parole – “illogistica” – la proposta della multinazionale e preoccupante l’attenzione della giunta comunale: “Il nostro è un no secco – spiega la presidente provinciale Laura Chiappa – per fermare l’incredibile aumento di consumo di suolo agricolo, di impermeabilizzazione e di inquinamento che questo insediamento potrebbe determinare per Piacenza”.  “Si tratta di cementificare un’area enorme –  ribadisce Legambiente regionale – che da sola farebbe impennare il consumo di suolo di Piacenza e della Regione, consumo che oggi fortunatamente viaggia a regimi ridotti rispetto al passato. Non ci sono alternative al rifiuto di un simile scempio, se le istituzioni locali e regionali non vogliono perdere la faccia rispetto alle dichiarazioni di tutela del territorio e di arresto  al dissennato consumo di suolo. Purtroppo, commenta Legambiente, si tratta di dichiarazioni che non coincidono con le scelte reali”.

Laura Chiappa
Laura Chiappa

Il riferimento, naturalmente, si rivolge alla legge urbanistica attualmente in discussione in Regione.  Oltre all’insostenibile consumo di suolo agricolo e di impermeabilizzazione – secondo gli ambientalisti – l’eventuale espansione aumenterebbe esponenzialmente il traffico veicolare pesante, già insistente sull’area, aggravando di fatto la condizione già in emergenza dell’inquinamento atmosferico. “E’ ora – prosegue Chiappa – di reagire  a questo tipo di sviluppo quantitativo non solo per gli effetti ambientali che la logistica  comporta e che non abbiamo mai smesso di denunciare, ma anche perché imprime alla gestione del territorio una direzione irreversibile, perché logistica richiama altra logistica. Più il territorio verrà infrastrutturato per il trasbordo di merci e più le merci troveranno conveniente trovare casa da noi. Ma a vantaggio di chi?”

Giacomo Vaciago
Giacomo Vaciago

La posizione più ragionevole e conveniente per Piacenza – questa volta secondo l’economista ed ex sindaco Giacomo Vaciago – è tuttavia molto semplice:  “Dobbiamo tornare a ragionare di un possibile ampliamento del polo logistico solo e quando si dimostrerà che è stato saturato il suo utilizzo”. Le aree disponibili nell’attuale polo logistico – si chiede Vaciago – sono già tutte utilizzate? “O viceversa – prosegue – si vogliono solo ripetere gli errori del passato che hanno portato al mancato ritorno del polo attuale, caratterizzato da utili privati e pubbliche perdite?” Per l’ex sindaco di Piacenza, infatti, sono stati disattesi gli intenti originari che volevano un polo logistico di nuova generazione, dove, cioè, non ci fosse solo manovalanza a basso valore aggiunto ma anche un ‘cervello’ rappresentato dalla idonea Facoltà del Politecnico di Milano. L’errore – sempre secondo Vaciago – è stato quello di affidare una strategia di insediamento logistico a operatori immobiliari che totalmente ignari in materia, operatori che hanno determinato un cospicuo invenduto e molte sofferenze nei bilanci delle banche che hanno finanziato quella speculazione. Di questo – conclude Vaciago – “non si sente certamente la mancanza”.

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