Nuovo polo logistico,
Legambiente: “Scelta illogistica

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Laura Chiappa
Laura Chiappa

Settecento posti di lavoro dequalificato e un consumo di suolo senza precedenti. Questa l’offerta – per altro allettante per un Comune che come tutti i Comuni d’Italia ha un bisogno vitale di denaro – fatta da una multinazionale orientale per insediarsi in quella terra di conquista che è diventato il nord est piacentino, da Le Mose alle ultime propaggini comunali di Roncaglia.  Non ci sta Legambiente che definisce, con un gioco di parole, “illogistica” la proposta della multinazionale e preoccupante l’attenzione da parte della giunta comunale.
“Piacenza terra di capannoni e logistica – si chiede Laura Chiappa, presidente di Legambiente Piacenza – è questo quello che si leggerà sui depliant che inviteranno i turisti a venire a visitare la nostra città e provincia? Non la Val Trebbia Patrimonio dell’Umanità, il fiume Po  ed i suoi territori  o il Farnese e Piazza Cavalli come espressione  della storia e cultura di questa terra, ma nuovi poli logistici, nuovi  piazzali merci e perchè no, magari qualche nuova strada di grande collegamento per agevolare il trasporto delle merci su camion”.
Davanti alla notizia di un possibile nuovo insediamento logistico, di ben 960mila metri quadrati, tra Le Mose e i Dossi di Roncaglia, “in pratica in continuità con il polo logistico di Le Mose – prosegue la Chiappa – la nostra richiesta all’amministrazione comunale è chiara e diretta: un no secco all’accordo territoriale necessario per fermare l’incredibile aumento  di consumo di suolo agricolo, di impermeabilizzazione e di inquinamento che questo insediamento potrebbe determinare per Piacenza”.
Non basta evidentemente avere già una delle  piattaforme logistiche più grandi del nord Italia, migliaia di camion che si spostano quotidianamente, inquinamento atmosferico, ed un’impermeabilizzazione di quasi 3 milioni di mq  che fa schizzare la nostra bella provincia al primo posto in Italia per incremento percentuale, più del 5 % tra il 1998 e il 2011 (dati ISPRA  “Il consumo del suolo in Italia” edizione 2014).
“Esatto. Non bastano le ulteriori previsioni da vecchio piano regolatore e da nuovo Psc che prevedono oltre 1.200.000 mq di potenziale territorio urbanizzabile tra residenziale e produttivo e i nuovi interventi di interesse strategico regionale.
Nonostante questi dati e la nuova legge urbanistica che la Regione intende approvare nei prossimi mesi, dalla quale emerge con chiarezza la necessità di contenere e non fermare  purtroppo  (come sarebbe invece necessario) il consumo di suolo,  leggere che la Confindustria di Piacenza chiede ancora spazio per lo sviluppo…fa davvero restare allibiti. Forse bisognerebbe ricordare ai rappresentanti degli imprenditori che nei Psc vigenti in provincia sono più di 8 milioni i mq destinati alle attività produttive e che la città e le campagne sono piene di capannoni vuoti e sfitti”.
In questo contesto quindi la notizia di un nuovo insediamento di un milione di mq, in zona Roncaglia, peraltro già sufficientemente interessata da fenomeni di dissesto idrogeologico, vicinissima al polo  logistico, risulta preoccupante…
“E’ ora di reagire a questo tipo di sviluppo quantitativo  non solo per gli effetti ambientali che la logistica  comporta e che non abbiamo mai smesso di denunciare, ma anche perché imprime una direzione alla gestione del territorio  irreversibile. Perché logistica richiama altra logistica. Più il territorio verrà infrastrutturato per il trasbordo di merci e più le merci troveranno conveniente trovare casa da noi. A vantaggio di chi?”
Porterebbe – si dice – 700 nuovi posti di lavoro.
polo-logistico“Viene spesso invocato il lavoro come giustificazione. Bene, allora facciamo una volta per tutte una valutazione seria di quale lavoro parliamo. Quanti lavoratori italiani e piacentini sono coinvolti nella logistica rispetto alla popolazione extracomunitaria? Quanti sono i dipendenti delle aziende logistiche e quanti delle cooperative? Quanti sono i lavoratori destinati al facchinaggio e al lavoro tecnico-amministrativo? Quanti a tempo determinato e a tempo indeterminato? Quanti assunti dalle agenzie interinali?  La verità è che nessuno conosce questi dati come nessuno conosce le reali condizioni di lavoro all’interno dei capannoni col gelo dell’inverno e il caldo soffocante estivo. Stiamo tornando alla situazione pre-industriale in cui i lavoratori oltre che i diritti stanno perdendo anche quella dignità faticosamente conquistati negli anni 70”.
Il vostro no è senza appello.
“Vogliamo rivolgerci  alla classe imprenditoriale tutta, ai sindacati ed agli amministratori. Perché non cogliere in una situazione di crisi economica come l’attuale, l’occasione per riflettere insieme e intraprendere strade nuove e più sostenibili nel campo della riqualificazione urbana (quella vera) del risparmio energetico, dell’agricoltura sostenibile, del turismo, dell’industria manifatturiera d’eccellenza. I cambiamenti climatici ci dicono che non abbiamo più molto tempo e che le decisioni sbagliate o di retroguardia di oggi possono avere un costo molto salato. Inauguriamo una stagione di condivisione abbandonando gli interessi più immediati e di corto respiro per dedicarci a una prospettiva più lungimirante e virtuosa”.

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