“Nessuna donna nasce prostituta”
Unità di strada per salvare le ragazze “schiave”

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prostitutedi Elena Caminati  – “Nessuna donna nasce prostituta” diceva Don Oreste Benzi “nessuna donna se potesse scegliere venderebbe il suo corpo a sconosciuti”. É seguendo queste parole che la comunità Papa Giovanni XXIII, fondata proprio da Don Benzi nel 1968, opera instancabilmente contro la prostituzione, ma anche aiutando gli adulti in difficoltà e i ragazzi con disabilità. Abbiamo incontrato alcuni dei volontari che ci hanno raccontato la loro esperienza, in particolare l’unità di strada, perchè è lì che si incontrano le ragazze, è lì che con loro si può costruire un rapporto di fiducia. Nell’unità di strada, i volontari della Papa Giovanni raggiungono le zone della prostituzione in equipe di 3-4 persone, scendono dall’auto e una di loro raggiunge la ragazza, chiedendole semplicemente se ha voglia di parlare.
“Il rapporto di fiducia va creato ritornando sempre dalle stesse – ci spiega Caterina  – fino a che ci è concesso, nel senso che il racket le sposta spesso. Una volta sola ho conosciuto una ragazza che, al primo incontro, ha deciso di scappare dalla strada. Era una nigeriana, accadde a Piacenza.
Nel corso delle uscite settimanali cerchiamo di instaurare, lentamente, un sano rapporto di fiducia”.
Il racket le ha in pugno, le sposta, le manovra come pedine di un gioco sadico e sporco. Anche a Piacenza, dove opera l’unità di strada, arrivano molte donne vittime della tratta; ragazze giovanissime portate in Italia con il classico inganno di un lavoro e di una vita migliore, quando poi la realtà è il marciapiede.
“Anche a Piacenza lo vediamo – ci conferma Caterina – molte ragazze arrivano con i barconi dalla Nigeria, la quasi totalità è vittima di tratta; non partono consapevolemente ma con l’inganno da parte di finti amici, parenti o fidanzati che promettono prospetive allettanti. Poi, quando arrivano in Italia, è tutto diverso. Si rivela l’incubo della prostituzione”.
Il numero della ragazze nigeriane che si prostituiscono è molto aumentato negli anni proprio per questo. Una di loro è ospite nella casa famiglia di Caterina. “Con noi vive una ragazza arrivata un anno fa incinta di sette mesi. Dall’Africa è arrivata con quello che lei pensava essere il suo findazato, con il quale avrebbe passato la vita. Poi l’ultima parte del viaggio l’ha lasciata. La sua storia è difficile da raccontare, oggi però sta bene, vive con il suo bambino ed ha interrotto tutti i rapporti con chi l’ha ingannata”.
Dal 2002 anche Roberto, insieme alla moglie e ai tre figli, ha aperto la sua famiglia alla comunità, ospitando in casa disabili e prostitute tolte dalla srada. “I primi tempi ho superato il momento in cui vedevo una ragazza per la strada la prendevo e la portavo a casa – spiega Roberto, volontario dalla Papa Giovanni – questo non è giusto perché bisogna stare attenti a chi entra e chi esce dalla casa famiglia, per non spezzare delicati equilibri”.
Nel corso degli anni ha ospitato ragazze dell’est, moldave, rumene, albanesi, tutte con un passato di violenza e soprusi. Tutte hanno saputo arricchire, anche in modo inconsapevole la sua famiglia. “Tutte le ragazze hanno dimostrato una gratitudine vera, alcune si sono fatte risentire, ci chiamano. Abbiamo avuto la possibilità di  sperimentare la convivenza; anche io e mia moglie ci siamo voluti integrare con le loro culture, accettando, perché no, anche i loro cibi”.
Oggi la famiglia di Roberto, che vive a Crema, è decisamente allargata, oltre ai tre figli naturali, vivono due ragazzi disabili e due donne con un passato sulla strada.
“Alcune parlano delle loro esperienza, altre non raccontano volentieri il loro passato; nell’accoglienza rimettiamo insieme i pezzi per la loro autonomia, nessuna resta, hanno bisogna di indipendenza come tutti i figli”.

Il servizio completo  su www.zerocinque23.com

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