“La Piacenza dei giovani per i giovani”

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bleech festival – a mano market

di Gabriele Dadati – Confesso una mia debolezza: sono un devoto della cartellonistica elettorale, un perverso della comunicazione spicciola da affissione. Mi piace guardare i volti dei candidati, come si atteggiano, i colori che scelgono o vengono scelti per loro, gli slogan usciti dalle task force della comunicazione…
La cartellonistica elettorale mi delizia. Soprattutto in provincia, dove i candidati civici, fuori dai partiti, si arrabattano senza risorse e quindi hanno per lo più una comunicazione rozza, e per questo vicina alle loro reali intenzioni. Insomma: se ti trovi di fronte a uno schietto razzista o a un convinto populista di solito te ne rendi conto.
L’altro giorno guardavo il fondo di un autobus in cui un candidato sindaco prometteva “iniziative per i giovani”. E mi sono fermato a pensare quanto questo sia il cascame di una politica vecchia e poco interessante, oltre che poco sostenibile.  Le “iniziative per i giovani” suggeriscono un’agenda calata dall’alto, cui si può solo partecipare, ma che non vede protagonismo da parte dei giovani stessi.
Piacenza, al contrario, negli ultimi anni ha visto gruppi attivissimi: penso alle ragazze di A/mano market e a chi organizza il “Bleech”, ai giovani di Alley Oop e a quelli che fanno “Il libro giusto” (ah, sì: questi siamo noi della Fabbrica), a chi fa il “Cuncertass” e “XNL”, il Festival delle chitarre, il Festival del fumetto, il “Veg&Joy”, le feste ai Giardini Margherita, gli eventi musicali della Notte Blu, gli interventi sostenibili di promozione dell’arredo urbano. E tante altre cose: ho scelto quanto accaduto durante l’ultimo mese e che vedremo a breve. Un carotaggio minimo rispetto a quello che è in programma durante tutto l’anno. Piacenza non è mai stata così viva.
In anni di risorse scarse chi amministra deve valutare e poi nel caso accogliere le proposte che arrivano da chi ha voglia di fare. Soprattutto in ambito di protagonismo giovanile. Quello che serve è da un lato non interrompere la voglia di fare, accompagnandola, e non irreggimentandola (è il concetto di social street applicato alla cultura), con bandi cristallini che mettano a disposizione dei progetti migliori le poche risorse disponibili e inoltre tanta collaborazione. I Comuni possono prestare tavoli e seggiole, esentare dal plateatico e dal pagamento di affissioni, aiutare a riempire le scartoffie da mandare in Regione e così via. E poi Piacenza deve ottimizzare la comunicazione. Deve imparare a raccontare di più – ai cittadini ma anche e forse soprattutto ai suoi studenti universitari – quello che fanno i giovani. Perché la partecipazione sia in crescita, e chissà che in qualche modo non lo siano a un certo punto anche le risorse, magari da privati.

(per gentile concessione del mensile La fabbrica dei grilli)

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