La città deve crescere: l’ora della Grande Piacenza
Daniel Negri: “Ipotesi da considerare”

0
Daniel Negri

L’ipotesi di una ‘Grande Piacenza’ che metta insieme il comune capoluogo e i comuni limitrofi era già stata ventilata a suo tempo dal sindaco Giacomo Vaciago (1994-1999). La prospettiva – cui va riconosciuta una sicura lungimiranza – era quella di far crescere il numero degli abitanti, rendendo in questo (bacino d’utenza) più attrattivo, anche dal punto di vista degli investimenti esterni, il nostro territorio.
Tra i lasciti teorici dell’architetto/professore Lorenzo Spagnoli, la necessità di un’urbanistica condivisa tra comune capoluogo e paesi di cintura, con particolare attenzione ai temi delle nuove urbanizzazioni e della mobilità, occupa un posto di primo piano: “E’ indispensabile – spiegava il grande e rimpianto urbanista piacentino – adeguare ogni ragionamento alla misura della ‘Grande Piacenza’ (Pontenure, Gossolengo, San Nicolò) che ormai racchiude funzioni che riguardano la città tradizionale, funzioni che vanno al di là dei singoli paesi che le ospitano”.
Oggi anche il mondo economico si interroga su questa opportunità, come testimonia il presidente di Confcooperative Piacenza Daniel Negri che, ormai da tempo, auspica l’apertura di un confronto politico sulla necessità delle aree vaste: “Interessanti sono gli spunti che arrivano da più parti relativi all’elaborazione del concetto di ‘Grande Piacenza’, pensando ai vantaggi che questo tipo di aggregazione può portare a cittadini e imprese. Stiamo vivendo – prosegue Negri – un momento particolare. Una fase  in cui la volontà di accorpamento, caldeggiata da amministratori sensibili alla necessità di innescare proficue sinergie, si scontra con altrettanto forti spinte localiste. Per quanto mi riguarda ritengo fondamentale perseverare nel dibattito sereno sul tema, coinvolgendo il mondo politico ed economico”.
Qual è la congiuntura attuale? Per quanto riguarda l’occupazione e, in senso lato, l’economia.
“Le sfide, oggi,  – risponde il presidente provinciale di Confcooperative – sono numerose e coinvolgono tutti. Se osserviamo i dati ufficiali, resi noti dagli organismi preposti, l’occupazione a Piacenza, e più in generale nella nostra regione, si attesta su livelli buoni: eppure esiste comunque un elevato numero di persone a rischio povertà. E’, questa, una delle prime contraddizioni emerse nell’ultimo rapporto Caritas, secondo il quale in tutta la nostra provincia ben 47mila persone denunciano un peggioramento del loro stile di vita. A preoccupare è soprattutto la crescita, rispetto agli anni scorsi, del numero: dai 22mila di allora i numeri sono più che raddoppiati (da 22mila a 47mila). Senza contare – prosegue Negri – che ben 28mila piacentini, il riferimento è alla medesima, recente ricerca, sono a rischio povertà economica. Questo deve farci riflettere tutti. E ognuno, per il ruolo che occupa nella comunità, deve cercare di contribuire elaborando e avanzando proposte”.
Un’aggregazione di questo tipo, tra Piacenza e i comuni di cintura, in che modo potrebbe partire?
“Il comune capoluogo ha senza dubbio un ruolo di guida e leadership e nel medio termine va sviluppata una prospettiva in cui nei provvedimenti ci sia omogeneità e idem sentire con i comuni della cerchia (Pontenure, Gossolengo e Rottofreno). Certamente, se si realizzasse un accordo con queste realtà limitrofe, attivando nel contempo una condivisione sempre più stretta dei problemi e delle risoluzioni, sarebbe possibile mettere in atto una politica più efficace sui temi della scuola, dei servizi sociali, nonché dei trasporti e del sostegno alle attività produttive. Tutto questo andrebbe sicuramente a vantaggio dei cittadini.
Esiste da tempo una mobilità trasversale che porta famiglie residenti in comuni contigui alla città a iscrivere i propri figli alle scuole di Piacenza. I residenti a Gossolengo hanno lo stesso trattamento dei residenti a Piacenza relativamente alle mense scolastiche. L’estensione di questa possibilità può rappresentare un primo passo per ragionare sulla ‘Grande Piacenza’. Questo è soltanto un esempio, l’altro passo potrebbe riguardare le politiche abitative e la politica dei trasporti”.
Che tipo di attività immagina?
“Servizi, opportunità, lavoro, sono tutti settori sui quali intervenire con un’ampia prospettiva rispetto a quella attuale in un quadro di collaborazione proficua fra pubblico e privato in ottica sussidiaria”.

LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.