“Inceneritore, cementificio, polveri sottili di qualità:
non manca niente nel paese delle meraviglie”

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di Bernardo Carli – Speravo che quest’anno non accadesse, ma c’era da aspettarselo; acquattato a terra ma ben visibile, all’inizio del quartiere si è materializzato il segnale stradale che limita la circolazione veicolare. Il divieto è perentorio e assoluto per macchine, furgoncini e moto indicati rispetto ad una classifica tutta da interpretare, giacché parla di pre euro, post euro con diversi numeri, un po’ come a.C e d.C.. Il “padellone” è lo stesso dell’anno passato, un po’ invecchiato e sporco di smog.
Essendo io previdente, come ogni capricorno e cultore di auto vetuste, quest’anno mi sono attrezzato: macchina diciassettenne fuori produzione a benzina, ma … con impianto a gas, come sarebbe a dire che poco mi interessano le discriminazioni veicolari: posso scorrazzare a piacimento senza far danno  all’ambiente. Ma sarà poi così? Il dubbio mi porta ad alcune considerazioni ecologiche, messe lì un po’ alla buona, ma forse utili. Tanto per cominciare dovremmo prendere consapevolezza del fatto che ogni giorno, dalle abluzioni mattutine, fino alla doccia serale, consumiamo un bene che la terra ha preparato e custodito per milioni di anni;  che si tratti di gas o idrocarburi, ciò che si consuma dall’acqua calda della doccia fino al carburante di auto e aerei, è un bene perduto per sempre. La cosa è quanto meno inquietante. Tenendo poi conto della legge di Lavoisier,  che recita, come tutti sappiamo, “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, si scopre che  gas e idrocarburi si trasformano rilasciando utile energia, ma anche un residuo tossico. Quello scarto è la causa del “padellone” di divieto del quale parlavo prima, ma anche di tante malattie fatali e disgrazie epocali, ivi compresi tutti quei disastri ambientali che sono la reazione della terra offesa.
Può sopire la coscienza di fronte ad un disastro che si annuncia in modo tanto clamoroso? La sua portata è immane, checché ne dica il potentissimo presidente d’oltreoceano, messo al comando dalle lobbies dei petrolieri, dai fabbricanti di armi, dai cultori del profitto costi quel che costi. Posso ben stare attento io a chiudere il rubinetto quando mi spazzolo i denti; la mia buona pratica è microscopica a fronte del disastro nella cinica gestione delle risorse non rinnovabili  di gran lunga superiore a cataclismi, terremoti, eruzioni vulcaniche.

Il termovalorizzatore di Borgoforte

C’è un saggio detto che recita:  “la terra non ci appartiene, essa ci è stata prestata dai nostri figli”, ma noi cosa potremo restituire se non un mondo avariato, spolpato, violato. L’uomo che alleva e cura con amore i propri figli consapevole che questi costituiscano la sua immortalità,  li deruba d’ogni bene, appestando l’aria, avvelenando i fiumi e il mare. Il quadro è inquietante e ancor più se si tiene conto che il disastro ambientale mette in moto una catena di tanti altri guai. Lo sfruttamento delle risorse che la terra detiene è un assalto da parte dei paesi “evoluti” e ricchi contro i poveri: una forma di neo colonialismo, con la differenza che questa volta senza ipocrite giustificazioni di civilizzazione. Si prenda ad esempio il caso della foce del fiume Niger, il principale dell’assetata Africa occidentale, distrutto a tal punto da non riuscire più ad alimentare una popolazione che da sempre ha tratto il proprio sostentamento dall’ambiente. Le principali compagnie petrolifere mondiali, compresa la nostra Eni,  hanno insediato  le raffinerie nella grande area della foce, scaricando i propri veleni nell’ambiente, inadempienti nei confronti di contratti da rapina che prevedevano almeno il ripristino delle condizioni ambientali prima degli insediamenti industriali. Le concessioni sono state firmate da governi corrotti che ricevono denari e armi per tacitare nel sangue ogni ribellione della popolazione ridotta alla fame. Pure i flussi migratori sono conseguenza del disastro ambientale perpetrato da strutture di potere “sovra nazionali” che sfuggono ad ogni governo. Anche le guerre sono opera di questi poteri che, dopo averle provocate, fanno profitti con le armi ed infine lucrano sull’assistenza alle popolazioni stremate. Di fronte a tutto questo, la mafia di casa nostra è in fondo una piccola associazione a delinquere che la nostra magistratura riesce a contenere. Il califfato del terrore fa proseliti nello scenario di tante miserie. Non è una novità quanto stiamo dicendo, ma i latini ci insegnano che le cose ripetute forse noiose, annoiano, alla fine giovano.
E’ immaginabile che il problema ambientale possa essere risolto dalla politica nazionale o di federazioni di stati? La risposta non è del tutto affermativa, poiché già il protocollo di Kyoto del 2005 e gli accordi di Parigi del 2015, malgrado fossero frutto di così grandi compromessi  da risultare una risposta timida ad una situazione di allarme, vengono spesso disattesi.
La soluzione, l’unica praticabile, è che si vada formando una coscienza collettiva, che si promuova una cultura che faccia del rispetto dell’ambiente un punto essenziale. Le buone pratiche individuali, ancorché utili, non sono sufficienti se non si arriva a colpire i poteri trans nazionali rifiutando di consumare i prodotti che generano la loro ricchezza. La disobbedienza ai consumi è l’unica arma in mano ai cittadini, da usare subito.
Ma ci sono anche angoli del mondo dove la vita è felice. Nel paese delle  meraviglie c’è una piccola e operosa città dove gli abitanti possono beneficiare di molti preziosi doni:  un inceneritore, che però viene chiamato termo valorizzatore, per sottolineare la ricchezza che esprime. La stessa città ha un cementificio con i suoi altiforni, una autostrada che passa vicino al centro, proprio accanto ad una centrale elettrica che brucia gas. Scorre accanto alla città un bellissimo fiume nel quale salutari scarichi chimici garantiscono pochi rari esemplari di fastidiosi pesci e risparmiano agli abitanti la sconcia vista delle nudità di bagnanti. La città produce un’alta quantità di polveri sottili di qualità, che tanto giovano ai polmoni di grandi e piccini. Unico neo, ha purtroppo un centro storico del quale una parte è chiusa al traffico, ma fortunatamente è piccola e viene aperta frequentemente perché agli abitanti piace tanto scorrazzare in macchina parcheggiando sulle inutili piste ciclabili, davanti a vetusti monumenti, nei posti dissennatamente destinati ai disabili. Al mattino le mamme possono portare in giro i loro pargoli sui passeggini, confidando nelle gratuite e salutari inalazioni di ossido di carbonio dispensate con generosità dai tubi di scappamento dei motori. Per onorare ordine e pulizia, il centro è privo di quegli sporchi servizi igienici delle quali altre città si sono dotate. In questa città il commercio fiorisce perché i compratori possono raggiungere le botteghe in auto. In inverno le belle vie del centro sono addirittura riscaldate perché i negozi  tengono le porte aperte.  Gli abitanti sono così orgogliosi della  propria città da considerarla la più bella, insomma una paradiso. Quasi quasi mi trasferirò in questo straordinario posto delle meraviglie.

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