Gianni D’Amo pensa al gran ritorno: “Troppi errori, bisogna fare qualcosa”

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I suoi interventi in Consiglio comunale, specialmente quando il gioco iniziava a farsi duro, erano memorabili. Uno di quelli che quando prendeva la parola faceva scemare il solito brusio di sottofondo dell’aula. Talvolta si accalorava, sbatteva perfino il microfono dalla foga, per poi smorzare la tensione accumulata aspirando il fumo della sua inseparabile MS. Gianni D’Amo è assente dal Consiglio comunale dalla primavera del 2012. Da allora si dedica alla politica e alla cultura attraverso la sua associazione Città comune. Non è escluso però che possa tornare ad impegnarsi attivamente. Lo dice alla vigilia dell’assemblea generale di Città Comune. “In questa situazione di grande difficoltà, di disorientamento e di non facile collocazione all’interno delle trasformazioni politiche, che evolvono velocemente, non ci pensiamo in modo ossessivo a rientrare, ma se tiriamo avanti ancora un paio d’anni sarà obbligatorio” ha risposto. 
Insomma, all’assemblea fissata per rinnovare i vertici e redigere il bilancio, come di consueto, le discussioni saranno tutt’altro che tecniche. E non mancherà qualche nota autocritica: “Io personalmente ne avrei abbastanza ma ci toccherà dire la nostra, perché siamo di fronte a una serie di problemi che sono stati affrontati in maniera che non approviamo. Per esempio l’idea dell’uomo solo al comando, non va bene, né a Piacenza né a Roma. Un’idea voluta dalla politica e da una parte della popolazione. E’ sbagliata e produce un sacco di guai e la rottura del rapporto tra la città, il paese e le istituzioni. Più aumentano gli uomini soli al comando e più l’elettorato si è dimezzato, così da avere un’enorme visibilità dei politici e un’enorme invisibilità di chi va a votare”.
E tornando a Città comune e al suo peso politico, D’Amo ha ricordato che “siamo stati insufficienti ad avere un ruolo politico amministrativo di primo piano, ma largamente sufficienti per avere un ruolo di testimonianza. Comunque, bisogna riconoscerlo, siamo un po’ lenti. Si discute, si ragiona, fin troppo. E’ uno dei difetti. Già nel 2007, quando prendemmo il 3.5% delle preferenze e 2mila voti, si parlava di Movimento 5 Stelle ma io non so ancora chi siano, a parte il nome di tre consiglieri comunali. Non so cosa facciano, di cosa si occupano. Sono fenomeni largamente mediatici, non solo i 5 Stelle, anche gli altri partiti e non c’è rapporto tra il lavoro che fanno e il tipo di risultato elettorale che ottengono. E riguarda tutti, dal Pd a Forza Italia. Ho l’impressione che non esistano. Se penso solo ad Andrea Paparo, candidato sindaco per il centrodestra neanche due anni fa: giovane, con esperienza, si è fatto da parte ultimamente. Credo sia un problema, perché hai enormi ubriacature mediatiche e non ti ricordi cosa è successo l’anno prima”.

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