Fuori Visioni 3: il contemporaneo al caleidoscopio

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di Jennifer Ravellini – Sarà forse per accontentare la gente “per cui le arti stan nei musei”, per dirla alla Paolo Conte, che quest’anno Shiaron Carolina Moncaleano, Gaia Guastamacchia, Anna Crepaldi e Mariangela Vitale hanno scelto il Museo Civico di Storia Naturale per la terza edizione del festival d’arte contemporanea Fuori Visioni. Non un museo qualsiasi, bensì la storica sede della fabbrica del ghiaccio del Macello a far da cornice ad una rassegna che abdica al titolo di Festival: “il Festival non è un Festival, bensì un’opera d’arte vera e propria che attinge a tutti i linguaggi del contemporaneo”, precisa Carolina, “senza una location fissa, ma alla ricerca ogni volta di un contesto diverso. Se il festival è un’opera, deve inserirsi negli spazi della nostra città. Non cerchiamo un white cube in stile Apple, per dar risalto all’opera, bensì uno spazio caratterizzato da un’identità forte che suggerisca nuove riflessioni. Ogni spazio ha i propri limiti. Intersecare lo spazio alla poetica rappresenta una sfida che porta a migliorarsi.”
Dal 24 al 26 novembre a Piacenza si dà finalmente voce ai giovani artisti emergenti, tutti under 40, che solitamente non hanno la possibilità di esprimersi liberamente, collaborare, scambiarsi esperienze o fare rete coinvolgendo associazioni, collettivi e tutte quelle belle realtà locali al di fuori del main stream. “Da soli non si fa niente. Egoisticamente organizziamo il festival per noi, per aprire una finestra sul nostro mondo e viverlo con persone che hanno le nostre necessità. È un po’ come sentirsi a casa dentro se stessi una volta tanto”, confessa Carolina.
Il Festival è concepito come una sorta di vetrina in cui ogni artista dà la sua opera in pasto al pubblico senza mediazione alcuna, scavalcando quei curatori, galleristi e critici che spesso allontanano l’arte anziché avvicinarla. “L’opera non va presentata come qualcosa d’irraggiungibile, ma calata nella quotidianità”, continua Carolina, rivendicando un’arte a disposizione di tutti, ma capace di dialogare solo con chi ha deciso di prendersi del tempo. Non è arte di nicchia, nè di massa votata al consenso e ai Mi piace su Facebook, ma rivolta all’individuo nella massa, a chi è curioso, sensibile, attento e attivo. Ingresso gratuito, ça va sans dire, installazioni, perfermance e laboratori per tutte le età, con tanto di apertura straordinaria alle scuole e faccia a faccia con gli artisti.
“Siamo itineranti, ci muoviamo nella città ed educhiamo lo sguardo senza arroganza”, ribadisce Carolina, “sto già pensando alla location del prossimo anno”.
Di arte forse non si camperà così come con la cultura non si è mai mangiato, ma oggi c’è tanto bisogno di “grande bellezza”, di idee capaci di sovvertire i tradizionali itinerari e smantellare i luoghi comuni. C’è estrema urgenza di visioni al di fuori dell’ordinario, di Fuori Visioni insomma.

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